Il potere del feto sulla madre [A161-pot2]

Nell’ottica che stiamo osservando, questo tipo di esercizio inconsapevole del potere, mirato a esercitare un’influenza sull’ambiente per creare le condizioni più adatte al proseguimento del processo evolutivo all’interno del Cosmo, è riscontrabile anche nell’essere umano, in quella particolare fase della sua formazione che va dal momento del concepimento a quello del suo staccarsi definitivamente dal corpo della madre.

In questo stadio i collegamenti col corpo della coscienza individuale del nascituro, evidentemente, non sono ancora stati creati e il feto è ancora governato dall’imprinting e dall’istinto, specialmente quello di sopravvivenza.

Il suo ambiente è il corpo della madre, ed è in esso che egli esercita il suo potere: l’improvviso desiderio della madre di un particolare cibo (le famose “voglie”) sono evidenti segnali dell’influenza del nascituro sul corpo che lo ospita, segnali che portano all’attenzione della fisiologia materna la carenza di particolari sostanze di cui avverte la necessità, inducendo la madre a immetterle nel suo organismo attraverso l’assunzione di determinati cibi.

Si tratta di un processo meraviglioso di comunicazione tra mamma e figlio che, in qualche modo, ripete come spesso abbiamo visto accadere nel Cosmo schemi di processi che già conosciamo: il nascituro invia alla madre le vibrazioni che trasportano le informazioni su ciò che egli sente essere necessario al suo benessere. La madre subisce l’influenza di tali vibrazioni che vengono decodificate e interpretate nel loro percorso che attraversa i corpi della madre.

Durante tale percorso il corpo astrale riveste di un senso di urgenza e di aspettativa la richiesta, il suo corpo mentale accoglie le informazioni ricevute decodificandole e rapportandole (in maniera quasi totalmente istintiva) alle immagini che possiede di cibi che includono le materie desiderate dalla creatura che vive dentro di e, a quel punto, si innesca il desiderio di quel particolare cibo, spingendo la madre all’assunzione di tale cibo all’interno del mondo dell’esperienza.

Si tratta, così, di una sorta di doppio circolo vibrazionale madre/figlio in cui, alla fin fine, entrambi esercitano una qualche forma di potere: il figlio in quanto induce la madre all’ingerire determinate sostanze, la madre perché opera all’interno del piano fisico per ottenere dalla realtà circostante quanto proviene dalla richiesta del bimbo, spinta dalla necessità di attenuare l’urgenza e il disagio che, nell’attraversare i suoi corpi inferiori, tale richiesta ha suscitato al suo interno. Francesco

Con l’entrata in gioco dell’Io, della coscienza e del sentire l’esame del potere assumerà forme e connotazioni diverse, più sfaccettate e più complesse e il riflesso dell’attributo del potere (o dell’Archetipo Permanente del Potere, se preferiamo dire così) darà vita a un Archetipo Transitorio che cercheremo, più avanti, di esaminare in maniera più dettagliata nelle sue molteplici sfumature e sfaccettature Vito

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