Il piano mentale 2 [IF39focus]

D – Sul piano mentale un’entità che ha abbandonato il corpo fisico come continua però a fare esperienza, cioè a livello del piano mentale? Rielaborando? Perché per noi è un po’ difficile da capire.

Sul piano mentale – così come sul piano astrale – non è che l’entità faccia esperienza. L’unica esperienza possibile è quella completa, quindi quella che l’individuo fa con tutti i corpi a disposizione. Se manca anche soltanto un corpo, nessuna esperienza aggiuntiva potrà essere fatta. Vi è tuttalpiù la possibilità di trarre elementi da quel piano e dai doni che esso può offrire, elementi da acquisire per poi eventualmente sottoporli a verifica dell’esperienza (questa volta sì!) allorché si incarnerà nuovamente.

D – Quindi è un periodo di rielaborazione?

E’ un periodo di rielaborazione, ma non soltanto; è un periodo anche di studio, per chi vuol studiare. Riallacciandoci a quanto dicevamo prima, è stato detto spesso che l’individuo consapevole sul piano mentale ha la possibilità di studiare tutto ciò che può essergli interessato in vita, però “vi è la possibilità” non la certezza.
Perché vi è la possibilità? Perché, per poter arrivare a contatto con delle informazioni, è necessario che vi sia un desiderio che spinga il pensiero verso quel contatto, altrimenti non vi sarebbe nessun movimento di materia, il pensiero non si metterebbe in moto. 

Per questo motivo sottolineavo il fatto che desideri, emozioni e sentimenti continuano ancora a essere presenti grazie al corpo akasico. Ed è questo desiderio – che era un desiderio che possedeva nell’incarnazione l’individuo che ancora vive come vibrazione nel corpo akasico – che mette in moto il desiderio all’interno del piano mentale per far sì che questo corpo mentale si interessi, cerchi di apprendere di più su ciò che gli interessava allorché era vivo. E’ chiaro questo?
Dove sta il problema, però, a questo punto? A questo punto chiunque è consapevole sul piano mentale potrebbe sapere tutto, completamente tutto. Perché non è così?

D – Perché gli manca ancora una grossa parte di esperienza; perché se è ancora sul piano mentale ha ancora parecchio da fare, non ha fatto tutte le esperienze.

Voi sapete che abbiamo diviso i piani di esistenza in sottopiani e, così come per il piano fisico e il piano astrale, è possibile dividere anche il piano mentale in 7 sottopiani – 4 e 3 – analogamente agli altri piani di esistenza. Questa suddivisione in 4 piani e 3 piani forma due, diciamo, “regioni” del piano mentale in cui avvengono cose diverse: nei sottopiani con materia più densa il desiderio, che vibra ancora da quando l’individuo è incarnato, mette in moto il pensiero mettendolo a contatto con tutte le conoscenze che vi sono state nella notte dei tempi sull’argomento che l’interessava; ma, attenti bene: non mette a conoscenza di tutte le verità, mette a contatto con tutte le conoscenze, quindi quelle giuste e quelle sbagliate. 

Non è che per il fatto che qualcosa venga conosciuta sul piano mentale sia senza dubbio giusta, è sempre frutto di una conoscenza acquisita nel corso di un’esperienza dagli individui, da altri individui, e certamente, comunque sia, sempre da individui che non sono arrivati alla perfezione; quindi non sono arrivati alla totale verità, ma a una conoscenza parziale di qualche cosa che magari poteva basarsi su un presupposto errato.

D – Scusa, quindi si attinge a un serbatoio di conoscenza che è comune a tante altre persone, cioè non solo all’esperienza di quella entità che era prima incarnata? Cioè, si può accedere a queste conoscenze di tutti, che sono comuni a tutti da tanto tempo?

Questo è difficile da spiegare. Diciamo che l’operare di tutti i corpi mentali degli individui nel corso delle varie epoche ha lasciato la sua traccia all’interno del piano mentale; questa traccia forma uno stampo nei vari pensieri e quindi ripete in qualche modo le conoscenze che sono state acquisite e, attraverso un desiderio mentale, ecco che l’individuo che vive sul piano mentale può trovare le vibrazioni affini e quindi riscoprire queste conoscenze, che però – questo, ripeto, è importante – vanno, comunque sia, verificate per sapere se rispondono a verità o soltanto a conoscenze mal interpretate, mal acquisite o errate.

D – Senti, analogamente a come hai fatto per il piano astrale, riesci a darci un’idea di quello che avviene nel piano mentale, di come si vive proprio … diciamo “terra-terra” anzi “mente-mente”?

E’ un po’ difficile riuscirvi. E’ molto più semplice per quello che riguarda i desideri. Diciamo che i punti base sono gli stessi: è possibile la comunicazione tra gli abitanti del piano mentale come era possibile tra gli abitanti dei piani inferiori; quello che rende possibile la comunicazione è il pensiero, è il desiderio di comunicare, così come accadeva sul piano astrale. La comunicazione avviene attraverso delle vibrazioni – perché il pensiero, poi, è vibrazione, alla fin fine – e quindi può essere immediata, chiara, e più o meno semplice o limpida a seconda di come sia strutturato il corpo mentale di chi sta in quel momento cercando di comunicare. Il resto è talmente difficile da descrivere che non vorrei confondervi ancora di più le idee.

D – Volevo chiederti, Scifo, se esistono come nel piano astrale degli “aiutatori”, nel senso che chi nel piano mentale studia una cosa – al di la che questa sia una grande verità oppure no – trova degli aiutatori che lo avvertono che non è una verità?

No, in questo caso no, perché quella conoscenza che l’individuo ha recepito all’interno del proprio corpo mentale farà risuonare qualcosa nel suo corpo akasico, e si iscriverà nel corpo akasico come ipotesi di lavoro per la vita successiva e sarà poi l’individuo stesso che avrà inevitabilmente il compito, nella vita che verrà, di verificare con i mezzi a sua disposizione quanto questa ipotesi possa essere giusta o meno.
Sarebbe troppo facile se le entità andassero a dire: “No, guarda, questo è sbagliato; quell’altro è sbagliato” e via dicendo. E’ una sorta di libero arbitrio concesso a chi risiede sul piano mentale.

D – Quindi praticamente l’entità disincarnata, dopo aver superato il piano astrale – come abbiamo visto le volte scorse – si ritrova nel piano mentale e può già lì, con delle idee “errate”, addormentarsi e risvegliarsi nella prossima incarnazione con queste idee, sbagliate di fondo, che andrà a verificare?

Ma certamente.

D – Come può avvenire il distacco dalle emozioni, essere distaccati già sul piano inferiore?

Sul piano inferiore avviene nel momento stesso – parlando del piano astrale – in cui hai compreso cos’è che muove la tua emotività; in quel momento stesso la tua emotività perde molta della sua forza e questa emotività finirà per essere praticamente annullata allorché si arriva a essere consapevoli nel corpo mentale, e la logica di tutto quanto l’individuo ha fatto, ha compiuto, ha desiderato, ha sperato e amato nei piani inferiori verrà analizzata strettamente.

A quel punto ci sarà la consapevolezza dell’illogicità della propria emotività, dei propri desideri, delle proprie emozioni e – pur non essendoci un ripudio di queste qualità, di questi elementi di esperienza – tuttavia essi avranno perso la loro forza poiché non avranno più il supporto di una mente che cerca di annaspare da una parte all’altra per cercare una soluzione. Scifo
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Narascia

Qualche tassello in più si è aggiunto, ma non nego una certa difficoltà a prefigurarmi ciò che viene descritto.
Confido, come a volte accade, che le comprensioni emergano man mano che si persevera nello studio e nell’osservazione di sé.

Luca

Piano piano tutto perde di emotività

Anna

Non semplice. Occorrerà rileggere più volte

Catia belacchi

Mi consola che sul piano mentale si possa studiare. Dovrò affrontare tutto ciò che non capisco della tecnologia.
Ma siccome Scifo dice che ci vuole il desiderio di imparare, credo di essere ancora punto e a capo poiché questo argomento poco mi attira, anche se necessario per la vita pratica.

piero

se non ho capito male nella parte finale, una maggiore consapevolezza produrrebbe una minore manifestazione di emozioni, il ché mi risuona e spiega l’apparente freddezza di chi tanto si dona per ideali dalla valenza unanime

Roberta I.

“A quel punto ci sarà la consapevolezza dell’illogicità della propria emotività, dei propri desideri, delle proprie emozioni e – pur non essendoci un ripudio di queste qualità, di questi elementi di esperienza – tuttavia essi avranno perso la loro forza poiché non avranno più il supporto di una mente che cerca di annaspare da una parte all’altra per cercare una soluzione”.
In fondo, in una certa misura questo avviene già di qua e ogni volta è una piccola morte.

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