Il giudizio necessario e quello da evitare

Senza ombra di dubbio, creature, l’essere umano non può fare a meno di giudicare; sempre che per “giudicare” si intenda formarsi un’opinione della relazione tra se stesso e l’ambiente a lui esterno, ovvero tra l’individuo e ciò che sta vivendo; sia questo una situazione sociale, o un rapporto interpersonale.
Tutta la vostra vita è costituita da un’ininterrotta catena di giudizi, fin da quando aprite gli occhi al mattino e vi guardate allo specchio – e già lì emettete un giudizio su voi stessi – per arrivare al momento in cui chiudete quegli occhi e, magari, prima di addormentarvi ripensate a quello che è successo nel corso della giornata e perdete qualche attimo (e sarebbe bene che lo faceste più spesso!) per esprimere dentro di voi dei commenti – e quindi dei giudizi – su quanto avete vissuto nel corso della giornata.
Quindi – ripeto – è impossibile per l’essere umano non emettere dei giudizi. Cos’è, allora, che non dovete fare? Come va interpretato nel modo più preciso il nostro dirvi “non giudicate” se noi stessi poi vi veniamo a dire, confondendovi un po’ le idee, che non potete fare a meno di giudicare?

Il fatto è che il vostro cercare di avere un’opinione nei confronti delle altre persone si riduce, quasi sempre, all’emissione di un verdetto; non è una constatazione cercando di essere obiettivi su dati che si conoscono, ma l’emissione di un verdetto, il più delle volte negativo, sulle altre persone.
Questo è forse quello che più va indicato come sbagliato nel fatto di giudicare. Le ragioni per cui questo verdetto non dovrebbe essere emesso risultano evidenti e molteplici dalle molte cose che vi abbiamo detto negli anni; come si può emettere un verdetto senza sapere quali sono state le motivazioni dell’altro individuo, come si può giudicare qualcuno colpevole se non si sa il perché ha fatto ciò di cui viene imputato, come ci si può arrogare il diritto di giudicare qualcun altro quando non si ha la coscienza pulita – molto probabilmente – della stessa colpa che si attribuisce all’altro?
Questo, come avete sottolineato, è un punto da tenere presente nel vostro emettere giudizi sulle altre persone, poiché – come avete detto – gli altri sono qua per fare da specchio, ciò che voi notate in loro è qualche cosa che risuona anche in voi; solo il fatto che voi notiate quel particolare e non un altro, quel comportamento e non un altro, significa che esso ha suscitato in voi delle reazioni, delle emozioni che, quindi, in qualche modo, trovano al vostro interno una risonanza.

Ecco, quindi, come è possibile risalire dal giudizio emesso nei confronti degli altri, al giudizio verso stessi; questo l’avete sottolineato, l’avete non dico compreso ma, quantomeno, “conosciuto”; certamente, la fatica rappresentata dal tentativo di superare l’Io che vuole mettersi un passo al di sopra degli altri, è sempre talmente forte che finisce col condurvi ad emettere un verdetto, diventando giudici e non compartecipatori del peccato altrui.

Ora, il “non giudicare” si differenzia allorché l’essere umano, l’individuo, viene osservato nei rapporti interpersonali più stretti, o viene osservato nel rapporto con gli altri all’interno della società in cui sta vivendo. È ovvio, è evidente che, per poter condurre una vita sociale, si debba cercare di ottemperare a determinate norme – giuste o sbagliate che siano – messe in atto per poter arrivare ad una convivenza utile, piacevole e il più possibile soddisfacente per tutti gli individui.
A questo scopo è anche altrettanto evidente che – come diceva il nostro amico – sul posto di lavoro uno sia portato ad emettere dei giudizi sui propri compagni sapendo di chi si può fidare per portare avanti il lavoro, di chi magari (come dite voi) “ci marcia un po’”, di chi non è affidabile al 100% e quindi può creare dei problemi, di chi intasca qualche mazzetta, e via e via e via.
Ora, questo tipo di giudizi dovrebbe essere necessariamente, o per forza di cose, basato il più possibile su dati reali di comportamento dell’individuo, senza tener conto più che tanto delle possibili motivazioni degli individui – in quanto, in questo caso, se si tenessero presenti tutte le motivazioni per cui un individuo fa qualcosa, chiunque sarebbe scusato e giustificato – ma, con l’intenzione di salvaguardare il bene di molti altri individui, è possibile emettere un giudizio e tenerlo presente nel valutare le persone con cui si conduce la vita sociale e, magari, un’attività lavorativa. D’accordo su questo?

Certamente, quando si parla di rapporti interpersonali – e qua, in questo caso, parliamo dei rapporti con le persone più vicine, che vivono esperienze emotive, mentali, affettive con ognuno di voi – non è più un “freddo rapporto di lavoro”, un rapporto utilitaristico nel nome del bene più grande per la società, ma è costituito invece da uno scambio tra le persone.
E il giudizio dovrebbe essere interpretato principalmente proprio come una strada per mettere in atto uno scambio: “io penso che tu, compagno che mi stai accanto, abbia un problema di qualche tipo; forse sbaglio nel pensare di riconoscere il tuo problema, forse sbaglio nel mio modo di cercare di aiutarti a risolverlo, però, secondo l’idea che mi son formato, secondo l’opinione che inevitabilmente mi sono fatto di quelli che sono i tuoi bisogni, io posso – e non soltanto posso, ma debbo – cercare di venirti incontro e farti capire cosa tu dovresti fare, secondo me, per modificare il tuo modo di essere, che io ritengo, in quel caso, sbagliato”.

Secondo me”, questo dimenticate sempre nell’emettere i vostri giudizi.
Il vostro giudizio, solitamente, è inappellabile, è assoluto; siete tutti dei “Salomoni” che hanno la verità tra le mani e che non capiscono perché gli altri non la ricevono come una grazia, sentendosi anche magari illuminati per i vostri giudizi su di loro!
Insomma, il giudicare, oltre a tutte le cose che avete detto voi, tanto spesso si identifica anche con una grande mancanza di umiltà da parte di chi giudica; e questo, in un vero rapporto tra le persone che è sempre un dare-avere alla pari, non può essere, alla fin fine, che nocivo.


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alberto c.

Grazie.

Luciana Gelli

Chiarissimo e servito su un piatto d’argento…..occorre stare in campana…..il giudizio da evitare di cui parla il cerchio Ifior è sempre dietro l’angolo…

Roberta I.

Grazie

alberta

chiaro,grazie

natascia belacchi

Quante volte si cade nell’errore di porsi come giudici! Anche qui credo sia utile osservarsi è con ironia e benevolenza rilevare il nostro limite.

nadia

Chiarimento necessario, non scontato…quanti ragli!!!Grazie.

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