Quello che purtroppo porta un pochino fuori strada, nel seguire il processo dell’insegnamento che vi portiamo, è il fatto che il linguaggio che siamo costretti ad usare pone limiti ben precisi. Così, anche se abbiamo usato il termine intenzione sia per quanto riguarda la Scintilla che per quanto riguarda il corpo akasico, in realtà si dovrebbe precisare il termine nei due casi.
Si potrebbe parlare di intenzione assoluta, per quello che riguarda la Scintilla e di intenzione relativa, per quello che riguarda invece il corpo akasico.
Chiaramente, come voi ricorderete, abbiamo detto in passato che la Scintilla è ancora unita al Tutto; e l’individualità che da essa in qualche modo discende, un po’ alla volta ha il compito di cercare di ritrovare questa unione proprio attraverso la scoperta di questa Scintilla cui appartiene.
Scoprendo la Scintilla e il suo legame con essa, arriverà a scoprire anche la propria unione con l’Assoluto.
Ora, la Scintilla – essendo quella che è più unita, più fa parte, più asseconda l’Assoluto – è la parte dell’individualità sulla quale si trova la vera intenzione, quella che era stata detta di recente e che non può essere altro che l’intenzione totalmente altruistica, in quanto ha lo scopo di far cambiare, evolvere, superare l’individualità per ritornare ad abbracciare la realtà totale.
Questa è la vera intenzione.
Ma come agisce la Scintilla? La Scintilla, ricordate, proprio per il fatto di essere ancora unita all’Assoluto, appartiene ed è nell’Eterno Presente.
Essa ha la capacità di conoscere, di sapere tutte le possibilità che all’individualità si presentano per comprendere ed è, quindi, un po’ il burattinaio che muove i fili dell’individualità; infatti è proprio la Scintilla che – attraverso le intenzioni che invia, attraverso queste vibrazioni sottilissime, che pervadono poi tutta l’individualità – fa sì che l’individualità si muova in una certa direzione, arrivando ad acquisire esperienza all’interno del piano fisico.
Ora questa intenzione che parte dalla Scintilla, dopo aver attraversato i piani che non sono legati strettamente all’Io, arriva sulla soglia di quei piani che invece formano l’Io dell’individuo incarnato, e per prima cosa arriva a toccare il corpo akasico che è quella parte dell’individualità che presiede alla formazione di ogni nuovo Io, attraverso una sorta di meccanismo legato alla sua consapevolezza ed ai bisogni che essa possiede.
A questo punto l’intenzione altruistica (che, ricordate sempre, non è altro che una vibrazione, in fondo!) arriva dunque a contatto con il corpo akasico, il quale sarà più o meno organizzato, più o meno strutturato a seconda dell’evoluzione raggiunta dall’individuo fino a quel punto della sua evoluzione.
Cosa provoca nel corpo akasico l’arrivo di questa vibrazione? Provoca a sua volta una vibrazione, un’assonanza di vibrazioni, allorché trova nel corpo akasico qualche cosa di costituito, di compreso, di assimilato, quindi di organizzato, che potrà cogliere questa vibrazione e poi dirottarla verso i corpi inferiori. Moti
Ritorniamo al discorso che stavamo facendo poc’anzi. Avevamo detto che dalla Scintilla parte l’intenzione primaria, l’intenzione assoluta, l’intenzione altruistica, quella che la Scintilla invia per spingere la sua parte più lontana, ovvero la parte dell’individualità incarnata nel piano fisico, a fare esperienza e a comprendere.
Voi potete dire a questo punto, ma perché altruistica? Cosa le può interessare altruisticamente spingere quella parte di sé a fare esperienza e a mutare?
Al di là del fatto che, evidentemente, rientra proprio nel compito dei corpi mutevoli far sì che l’individualità si evolva, quindi ritorni come dicevamo prima a ricongiungersi con l’Assoluto, questa intenzione è totalmente altruistica per il fatto stesso che tutto questo lavoro è messo non soltanto a servizio dell’entità, dell’individualità incarnata, ma anche al servizio – attraverso le sue esperienze, il suo manifestarsi nel mondo fisico – di tutte le altre entità: perché è sempre tutto un interagire tra entità, nessuna entità lavora mai da sola!
Questa intenzione arriva dunque al corpo akasico e, a seconda di come è strutturato, organizzato, provoca un movimento al suo interno, una risposta vibratoria, che sarà più o meno adeguata, più o meno simile, più o meno vicina a quanto riceve dalla Scintilla.
A questo punto, il corpo akasico si può dire che agisce in un certo qual modo indipendentemente dal resto dell’individualità, in quanto riceve questa vibrazione, la modula secondo i propri schemi, le proprie possibilità, ed invia quella che ritiene l’intenzione giusta, secondo la sua comprensione, attraverso gli altri corpi.
Quindi, in teoria, l’intenzione che invia il corpo akasico è ancora altruistica o per lo meno lo è rispetto alla sua consapevolezza, alla sua coscienza.
Potrebbe però essere in errore in quanto, non essendo ben organizzato, ben strutturato, non avendo la totale comprensione, la consapevolezza estrema, può soltanto credere di essere nel giusto.
Ecco, allora, che invia agli altri corpi la spinta per verificare in qualche modo, attraverso l’esperienza diretta, se questa comprensione è esatta o meno e nel frattempo, magari, acquisire nuova comprensione, per organizzare ancora meglio la propria materia in modo tale da commettere sempre meno errori.
Allora invia la sua vibrazione (che è una trasformazione di quella proveniente dalla Scintilla), al corpo mentale che la modula, la passa al corpo astrale che la modula a sua volta e la passa al corpo fisico, manifestandosi in un’azione all’interno di una esperienza.
In realtà, figli, come logica è abbastanza semplice perché, una volta compreso il meccanismo del passaggio dell’intenzione da un piano di esistenza all’altro, tutto il resto diventa un addentellato, un corollario che ne consegue logicamente, senza bisogno di far ricorso a dogmi o a cose strane. Moti
Letture per l’interiore: ogni giorno, una lettura spirituale breve del Cerchio Ifior e del Cerchio Firenze 77, su Whatsapp. Per iscriversi
Politica della privacy di questo sito da consultare prima di commentare, o di iscriversi ai feed
Il termine “altruistico” può essere fuorviante, soprattutto nel contesto socio-culturale nel quale ci troviamo.
Credo che per mitigarne la valenza sia sufficiente tenere conto che la mia individualità è parte viva ed integrante del processo, questo, oltre a far tendere l’individuo ad agire in maniera più armonica senza alimentare sterili ascetismi, assottiglia il confine fra tu ed io
Grazie
Interessante per capire che cosa succede a monte della coscienza e come l intenzione originale possa essere interpretata più o meno correttamente dalla coscienza.
Argomentazione interessante e chiara, grazie a Moti e a chi la ha postata.