Molti di voi si sono interrogati su certe frasi che noi diciamo; ad esempio: “Non trovate i punti di contatto tra di voi, non riuscite a formare un gruppo omogeneo perché non riuscite a individuare i punti di contatto”; e allora, affannosamente, e anche talvolta caparbiamente, cercate con la vostra mente di individuare e trovare questi famosi “punti di contatto” come se fossero l’Eldorado e vi permettessero di scoprire una realtà meravigliosa che, altrimenti, non riuscireste mai a raggiungere.
E poi non vi accorgete che noi vi abbiamo già dato la risposta precisa su quali sono questi “punti di contatto”.
I punti di contatto non possono che essere quelli che riguardano le cose che voi avete in comune con tutti gli altri: i problemi che avete, le esperienze che avete avuto; tutti questi allacciamenti che risalgono al vostro “sentire”, alla vostra comprensione e che sono in contatto con gli stessi allacciamenti, con gli stessi elementi di sentire, con le stesse piccole o grandi comprensioni che anche gli altri hanno.
Ma voi direte, a questo punto: “Allora il discorso non ha nessun senso perché se ci sono questi punti di contatto, e non sono tanto da ricercare personalmente, a tu per tu all’interno del gruppo, ma esistono già come punti di contatto akasici tra sfumature di sentire, allora non c’è da fare nessuna fatica, questi punti di contatto esistono sempre e comunque!”.
Potrebbe essere un’osservazione giusta questa, in realtà voi sapete che è giusta quando si osserva quello che noi diciamo dal punto di vista del corpo akasico; ma voi, quando siete in questo gruppo, quando vi riunite in queste riunioni, non vi riunite come corpi akasici, vi riunite come esseri, come creature incarnate che mettono a contatto con gli altri il proprio Io e che con gli altri Io interagiscono.
Il vostro Io, il più delle volte, non riesce ad essere veramente consapevole di ciò che ha compreso, non riesce a percepire tutto il sentire che può avere alle spalle e, quindi, non riesce neanche a percepire quei punti di contatto che esistono a livello di sentire.
Allora, i punti di contatto vanno in qualche modo riaccesi, riavviati, ritoccati, riallacciati attraverso l’esperienza nel mondo fisico e il contatto con quelle che sono le manifestazioni degli altri individui. Nel momento in cui il vostro Io riconosce – durante una discussione come quella di questa sera – qualcosa in un altro individuo che ricorda se stesso, in quel momento ha trovato un punto di contatto.
Voi, invece, solitamente, pensate che i punti di contatto debbano essere parole, debbano essere concetti. Certamente, avere un linguaggio comune, avere una base comune di ragionamento su quello che diciamo quando interveniamo in queste riunioni può essere utile, non indispensabile ma utile, tuttavia è molto più utile trovare questa percezione da parte dell’Io di non essere a sé stante, ma di essere qualche cosa che, anche contro la sua volontà, è in contatto con gli altri fratelli che lo circondano; questa sensazione che se vuole, se si decide a farlo, lo può aiutare a trovare quella piccola comunione di interessi con l’altro rendendolo così simile a lui, e così più facile da comprendere ed accettare e, di conseguenza, rendendo anche più facile comprendere ed accettare se stesso. Moti
Sarebbe comodo mettersi in poltrona e attendere che tutto avvenga su altri piani, piuttosto che “sporcarsi le mani”…
Grazie