I molteplici livelli di decodifica del simbolo [A139-simboli14]

Non va dimenticato che ogni simbolo, per questa sua caratteristica di condensare in una sola parola una molteplicità di concetti e di sfumature, è sottoposto inevitabilmente alle possibilità di decodifica soggettive di ogni individuo.

Possibilità che sono strettamente collegate e dipendenti dal percorso evolutivo che ogni individuo ha compiuto fino a quel punto e, di conseguenza, alla comprensione raggiunta.
Questo, inevitabilmente, fa sì che ogni simbolo possa essere decodificato secondo diversi livelli di decodifica, in relazione, appunto, a quanto compreso fino a quel momento da chi cerca di decodificarlo.

È quello che succede, come avevamo già cercato di spiegarvi, all’interno dei corpi dell’individuo, ognuno dei quali attua una sua decodifica del linguaggio simbolico proveniente dalla Vibrazione Prima arrivando a formarsi una sua visione soggettiva della Verità, distante dalla Realtà in quanto relativa alle sue possibilità di interpretazione dei vari simboli, pur avendo dei punti di contatto comuni con le interpretazioni date a tali simboli dagli altri individui, in quanto l’interpretazione viene effettuata in base ai livelli di comprensione e il percorso verso la comprensione di ogni individuo è simile a quello di ogni altro individuo che sia arrivato a comprendere gli stessi elementi.

Questo primo livello di decodifica è quello che permette la comunicazione dei concetti di base da individuo a individuo, anche se, andando in profondità nell’esame di questi concetti di base, si può facilmente osservare che essi gradatamente si discostano l’uno dagli altri in concomitanza con le diverse sfumature di comprensione che ogni individuo ha fatto sue nel corso del suo processo evolutivo, portando spesso al disuso di un determinato simbolo in particolari momenti e alla sua sostituzione, magari, con altri simboli più adeguati all’espressione delle comprensioni raggiunte.

Se non fosse così, d’altra parte, e non ci fosse un livello interpretativo semplice ma comune, anche se, magari, scarsamente flessibile e articolato perché poco ricco di sfumature, una vera comunicazione tra individui sarebbe impossibile e si avrebbe la creazione in Terra di una nuova torre di Babele dove vigerebbe l’impossibilità di una reale comunicazione tra le persone, cosa che, evidentemente, non è. Ombra

Possiamo provare a fare un esempio di quanto abbiamo detto fin qui partendo dal primo livello di interpretazione di una parola (quindi di un simbolo) per arrivare a esaminarlo al livello di decodifica superiore derivante da una comprensione della Realtà più ampia e strutturata.

In questi ultimi tempi state vivendo, più o meno direttamente, la tragedia che ha sconvolto la vita di migliaia di persone nel vostro Paese in conseguenza dei sommovimenti tellurici provocati dagli spostamenti e dagli scontri tra porzioni della crosta terrestre in collisione tra di loro, tragedia che, oltre a gravi conseguenze sociali, economiche e personali per i territori coinvolti, ha portato anche a numerose vittime.

Le coscienze di molti tra voi sono state toccate da questi fatti, e un pensiero si è spesso affacciato nella vostra mente: “Molte di quelle persone probabilmente erano uomini e donne innocenti, che conducevano le loro vite in maniera semplice e lineare senza provocare gravi danni agli altri e cercando di operare al meglio per rendere la loro vita e quella dei loro cari il più dignitosa possibile. Dove sta la giustizia in tutto questo, dal momento che ci sono individui che hanno colpe ben maggiori perché hanno fatto soprusi, hanno sfruttato gli altri senza pietà, hanno calpestato la dignità e i diritti degli altri, hanno lasciato soli i deboli, gli anziani e i bambini per perseguire il potere e i loro interessi economici, hanno tenuti stretti i loro privilegi senza pudore e senza un minimo di reticenza o di vergogna?”

Non è mia intenzione addentrarmi in questione morali, sociali o politiche perché non è questo il mio compito del momento, ma vorrei esaminare per un attimo la parola “innocenti” che così spesso sento usare in simili frangenti, specialmente quando si tratta di vessazioni compiute su bambini.

Il termine “innocente” deriva, dal punto di vista etimologico, dal latino e significa, letteralmente, “che non nuoce”. Questo è il primo livello interpretativo, quello più semplice e generale, del simbolo “innocente”, la base interpretativa comune per gran parte di voi di tale concetto, anche se, magari, razionalmente non ne siete consapevoli.

Come potete vedere questa prima interpretazione del simbolo scaturisce sulla base di un concetto di autodifesa ovvero: innocente = che non nuoce = che non costituisce un pericolo per la propria conservazione, quindi sulla base di quella spinta naturale e congenita che appartiene a ogni essere umano (e non solo, dato che è possibile individuarlo in gran parte degli animali ma, anche, in diversi vegetali) che è sua dotazione caratteriale necessaria alla sopravvivenza dell’individuo e della specie, senza la quale l’individuo e la specie finirebbero per estinguersi.

Col procedere dell’evoluzione e il raggiungimento di nuove sfumature che strutturano più ampiamente tale concetto, ecco che il termine “innocente” viene ad arricchirsi di altre possibilità di decodifica, non più dettate dalla semplice necessità della conservazione dell’individuo e della specie, ma anche dalla necessità di catalogare in maniera più ampia non solo gli altri individui ma anche se stessi, in maniera tale da aiutare e favorire il modo in cui relazionarsi con loro e in cui strutturare i rapporti tra le persone sia come singoli individui, sia come unità facenti parte di un gruppo sociale.

Ecco, così, che nel termine “innocente” vengono a inglobarsi interpretazioni accessorie a quella di base, portandolo a poter diventare sinonimo di persona pura, priva di malvagità e, di conseguenza, senza intenzioni peccaminose nei confronti degli altri.

È evidente che l’ampliamento di definizione di tale termine è conseguenza di considerazioni di tipo etico e morale, pur restando come sottofondo di base il riferimento all’innocuità verso se stessi e verso gli altri di una persona “innocente”, e che derivano da una maggiore strutturazione della coscienza dell’individuo.

[…] Decisamente, dalla tua prospettiva, il bambino che subisce un sopruso è per te fonte di sdegno (e come potrei non essere d’accordo su questo aspetto della questione?) e l’attribuzione di individuo “innocente” riferita al bambino è senza ombra di dubbio giusta.

Ma noi sappiamo che l’individuo non è semplicemente ciò che di lui appare all’interno del piano fisico nel corso della sua incarnazione: alle sue spalle sta una grande somma di incarnazioni e una molteplicità di esperienze che egli ha affrontato, talvolta in maniera positiva, talaltra no.

Sappiamo anche che l’evoluzione dell’individuo è sottoposta a leggi e meccanismi che la incentivano e che tendono a riequilibrarsi dal punto di vista vibrazionale all’interno dell’ambiente cosmico in cui tale evoluzione viene affrontata, espletando gran parte di questo equilibrio non soltanto a livello di energie dei corpi transitori dell’individuo all’interno dei vari cicli vibratori che li tengono in continuo mutamento e aggiornamento al fine di permettere l’avanzamento evolutivo dell’individuo, ma anche alla totalità della costituzione dell’individualità, adoperando, ad esempio, l’azione karmica per assolvere alla doppia funzione di spinta verso l’ampliamento del sentire individuale e di esplorazione delle sfumature di comprensione non ancora raggiunte, applicando il metodo dell’osservazione degli effetti delle azioni compiute in maniera errata nel corso delle varie vite attraversate e la loro ripercussione sul percorso che l’individuo sta effettuando.

Tutti questi ragionamenti ci portano, inevitabilmente, a concepire l’idea che se il bambino sta subendo un sopruso, questo sopruso non è gratuito (a meno che non si voglia pensare all’opera della casualità e della sfortuna o, peggio ancora, di un Dio capriccioso, vendicativo e malevolo come quello tratteggiato da alcune religioni) ma deriva da errori compiuti in vite precedenti e dall’occasione offerta all’individuo, all’interno dell’ambiente cosmico, per comprendere ciò che non aveva compreso, al fine di farlo arrivare a quella comprensione che, sola, gli permetterà di non compiere più gli errori che ha commesso in passato, nuocendo a se stesso e agli altri.

Se, quindi, la forma-bambino incarnata in un dato momento può anche essere considerata “innocente”, almeno per i primi anni di vita, può essere definita “innocente” l’individualità di cui fa parte? Mi sembra evidente che la risposta non possa essere affermativa. Scifo

Dall’insieme di queste poche considerazioni (in fondo riduttive, perché ve ne sarebbero diverse altre da poter mettere in campo) mi sembra che sia evidente che il simbolo “innocente” osservato dall’alto della montagna perde significato rispetto all’osservazione dello stesso simbolo dal punto di vista della nostra formica.

Possiamo dedurne, come logica e coerente conseguenza, che la simbologia ha effettivamente vari livelli e stadi di decodifica fino ad arrivare al punto in cui – in conseguenza di una visione più ampiamente comprensiva della Realtà – gran parte dei simboli perdono il significato a essi attribuito fino a quel punto, fondendosi con il dizionario basico composto dagli archetipi permanenti all’interno dei quali ogni simbolo – risultando al di fuori della comune logica dell’ambivalenza e della percezione soggettiva – comprende al suo interno sia ogni aspetto positivo che ogni aspetto negativo, arrivando a formare una classe di simboli costituiti ognuno da un’interpretazione che può essere riferita a ognuno dei due poli opposti del simbolo (che in ambito dualistico siamo abituati a definire come aspetto positivo e aspetto negativo di un particolare simbolo) ma, anche, a tutte le gradazioni intermedie che appartengono al simbolo e che gli permettono di essere percepito, all’interno della dualità, in movimento continuo da un polo all’altro fornendo all’osservatore all’interno del piano fisico l’idea del movimento e della consecuzione temporale di ciò che gli accade. Ombra

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Leonardo

Grazie

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