Gli archetipi e l’evoluzione della razza [IF75.1focus]

La costituzione della Realtà come noi ve l’abbiamo proposta nel corso di questi tantissimi anni d’interventi presso di voi, è basata principalmente sulla considerazione che esistono due tipi di realtà di base.

Quella che si sviluppa all’interno del mondo fisico, quindi la vostra realtà di tutti i giorni, e quella che è invece la Realtà a cui voi soltanto difficilmente avete accesso e che, solitamente, viene indicata come una Realtà ultraterrena. Naturalmente queste sono soltanto definizioni di comodo per poter aver modo di farsi comprendere dalle persone che ci stanno ad ascoltare.

Certamente, comunque, anche soltanto a livello filosofico, si può affermare che la costituzione della realtà, della vostra realtà, nasce da un principio unico, che è l’Assoluto, e si sviluppa, si crea, si viene a manifestare come voi la conoscete, l’apprendete, la recepite, attraverso un molteplice frazionarsi di quest’unicità per diventare un insieme di dicotomie, di opposti, talvolta di contrasti, talvolta di complementarità, che fanno sì da formare quella duplice visione della realtà che può essere inclusa in quella sorta di legge del reale che il fratello Scifo ha spesso indicato come la duplice natura di ogni cosa.

Noi abbiamo detto in passato che lo sviluppo evolutivo della vostra razza, della razza attuale incarnata, segue – come traccia principale – un elemento portante: questo elemento portante è l’idea di sessualità, quindi l’ambivalenza, la dicotomia tra il maschile e il femminile, tra i due principi che sembrano ingenerare la realtà e dalla quale tutta la realtà nasce e si sviluppa. Ecco, quindi, che possiamo osservare tutto ciò che vi circonda, ricercando in ogni elemento che costituisce la realtà il suo principio maschile e il suo principio femminile. Moti

A un certo punto della nascita e dello sviluppo della vostra razza, essa è diventata innegabilmente una razza tendenzialmente maschilista; una razza cioè che, dal punto di vista sociale, si è evoluta in maniera tale per cui l’elemento maschile sembra aver preso il sopravvento su quello che è l’elemento femminile e, per riportarlo in termini pratici nella vita di tutti i giorni, in cui l’uomo sembra aver preso il sopravvento sulla donna.

Penso che anni e anni di femminismo combattivo abbiano portato abbastanza in evidenza, nei tempi attuali, quest’aspetto delle vostre società, e penso che sia abbastanza innegabile il fatto; infatti, pur essendovi state anche delle culture e delle società di tipo matriarcale, a ben vedere, anche queste culture di tipo matriarcale erano matriarcali soltanto fino a un certo punto, dal momento che la figura femminile possedeva una certa importanza, il consiglio della tribù era magari costituito da donne, che potevano consigliare o dare un’indicazione per quello che era l’andamento societario della tribù stessa, però, alla fin fine, chi aveva il potere esecutivo era, comunque, il maschio.

Questo significa che, in realtà, società matriarcali vere e proprie non ne sono mai esistite. E qua arriviamo, in qualche maniera, a rapportarci ancora con quanto avevo chiesto in precedenza: “Come mai i Maestri, solitamente, sono figure di tipo maschile e non di tipo femminile?”.

Mi sembra evidente che si possa dire che all’interno delle vostre società, alla fin fine prevale sempre quello che è il principio mascolino rispetto a quello femminile. Allora, siccome sembra che vi sia una tendenza naturale perché‚ questo accada, cerchiamo di esaminare dai vari punti di vista questa tendenza e di capire cos’è che la mette in atto. Perché‚ è evidente (se ciò succede, se veramente è così – e questo è tutto da provare) che vi deve essere un motivo ben preciso, una causa ben precisa per cui questo accade, poiché‚ nulla – come voi sapete – accade a caso.

Consideriamo l’evoluzione della razza: voi sapete che l’evoluzione dell’individuo avviene attraverso le varie forme della natura. L’individuo (non sotto forma d’individuo, ma sotto forma d’insieme di energie) si materializza, si incarna prima nella forma minerale, poi nella forma vegetale, poi nella forma animale, per arrivare poi a incarnarsi in quella che è la forma umana.

Ora, tutte queste incarnazioni hanno uno scopo ben preciso perché‚ altrimenti, basterebbe che esistessero dei minerali, delle piante, degli animali messi lì soltanto per, che so io, per scopo decorativo, per mantenere un’ecologia ambientale, punto e basta; ma il fatto che l’individuo passi attraverso queste varie fasi per arrivare a incarnarsi nell’essere umano significa che l’individuo, nel suo percorso, attraverso queste forme evolutive, deve trarre degli elementi per poter arrivare a incarnarsi nella maniera migliore nella forma umana, altrimenti tutto perderebbe senso e significato. Cosa pensate che possa ricavare da un’incarnazione minerale o vegetale l’individuo?

D – Sensazioni, emozioni.

Sensazioni, emozioni. Diciamo che, nella forma minerale, senza dubbio le cose principali che ricava sono le sensazioni, in quanto un minerale non riesce a mettersi in relazione attiva con l’esterno: è in qualche modo una forma passiva di vita, pur avendo al suo interno delle energie che lo muovono, lo fanno crescere, vivere e (come avevamo visto in passato) anche arrivare a un analogo della morte del corpo fisico per un essere umano.

Ora, in poche parole, anche un minerale fa delle esperienze. Queste esperienze cosa fanno? Costituiscono un substrato su cui poi l’evoluzione dell’individuo va avanti; e questo substrato, per poter avere un’influenza, per poter costituire una base per l’individuo, è necessario che lasci delle tracce, indelebili, scritte da qualche parte, altrimenti andrebbero perse allorché‚ si passa ad un’altra forma di vita.

Voi sapete che l’esperienza dell’individuo si forma, si scrive all’interno di quella che è la sua materia akasica, la materia della sua coscienza che, all’inizio dell’incarnazione all’interno del corpo minerale, è sì collegata al minerale però non è ancora strutturata, organizzata in nessuna maniera: tant’è vero che il minerale non ha nessuna forma di coscienza, ha soltanto una vita di sensazione, di percezione di quello che sta accadendo.

Ora, le sensazioni e le percezioni del minerale inviano delle vibrazioni alla sua materia akasica ancora indifferenziata, senza alcuna forma; ed ecco che in questa materia akasica si incominciano a creare i primi nuclei di vibrazione che incominciano a dare un certo ordine alla materia disorganizzata di questo corpo akasico.

Certamente, passando poi alla forma vegetale vi è qualche cosa di più della semplice percezione e sensazione: vi è la possibilità d’interagire, anche se ancora indirettamente, con l’ambiente attraverso, che so io, la caduta delle foglie, la ripresa vegetativa e via e via e via. Anche questo invia al corpo akasico dell’individuo un insieme di vibrazioni che orientano in maniera ancora più complessa quella che è la massa akasica collegata al vegetale e costituisce quindi una forma di base istintuale, direi quasi di origine prettamente biologica, sulla quale l’individuo incomincia a tessere poi la sua evoluzione.

Allorché si passa all’incarnazione animale entrano in gioco anche le emozioni, le sensazioni, l’interazione con l’ambiente, la vita di gruppo, la costituzione di un nucleo, con una compagna o con dei cuccioli; quindi certamente una vita emotivamente e affettivamente più ricca di quella che può essere quella della pianta.

Ed ecco che, allora, la quantità di vibrazioni, di dati, di sensazioni, di regole inviate al corpo akasico sono molto ma molto più abbondanti ed è forse qua che incominciamo a trovare uno dei punti importanti per cercare di arrivare a comprendere il quesito che ci eravamo posti.

Infatti è proprio attraverso la vita animale che viene formata, nella massa akasica dell’individuo, quella base istintuale sulla quale poi verrà costituito qualche cosa di più raffinato per quello che riguarda l’essere umano. La base istintuale è quella che proviene da qualsiasi tipo di animale – per lo meno di un certo livello – per il quale vi sono delle risposte istintive per cui, solitamente, l’animale di sesso maschile è quello che protegge e l’animale di sesso femminile, per le apparenti debolezze che possiede (per il bisogno di partorire, di fare figliolanza, di aumentare il numero della razza) è quello che invece viene protetto.

Ecco, quindi, che si può provare ciò che già tutti voi sapete, ovvero che nel regno animale vi incomincia a essere questa differenziazione tra maschile e femminile. Questo resta, all’interno della massa akasica, come una base istintuale su cui si va poi a sovrapporre quella che è la più grande possibilità di comprensione di quello che accade da parte dell’essere umano.

Tutta la vostra razza, quindi, parte da questi presupposti di base e su questi presupposti di base è evidente che la razza non poteva evolversi dal punto di vista sociale se non tenendo conto di questi elementi.

Ecco, che un po’ alla volta, col passare del tempo, si è andata formando l’idea di famiglia in cui vi è l’uomo a capo della famiglia e la donna protetta e addetta alla procreazione. Fino qua penso che sia tutto logico, tranquillo e normale, no?

A questo punto, però, interviene un fattore di cui soltanto recentemente abbiamo parlato, e che vorremmo introdurre brevemente questa sera, per poi spiegarlo più abbondantemente nel corso dei prossimi anni. Mi sto riferendo a quelli che abbiamo definiti – riallacciandoci ai concetti junghiani – archetipi.

Certamente il concetto di archetipo l’abbiamo mutuato in buona parte dalla filosofia junghiana (la quale, a sua volta, era stata presa d’altra parte dalle dottrine orientali, non era un’invenzione totalmente sua) – e, sotto un certo punto di vista, l’abbiamo fatta nostra in quanto, in realtà, l’esistenza degli archetipi è reale e ben forse al di là, od oltre a quello che poteva aver pensato Jung, in quanto gli archetipi, le vibrazioni archetipali (chiamiamole così, anche se dovranno in seguito essere spiegate chiaramente molto meglio) sono quelle che danno il tono alla danza delle vostre società, delle vostre culture e della vostra evoluzione.

Che cosa intendiamo per archetipi?
Per archetipi intendiamo delle idee – molto simili al concetto di Platone di “idea”– che stanno alla base dei comportamenti oggettivi dell’individuo all’interno del piano fisico, condizionandone in qualche maniera il comportamento, il modo di essere, il modo di vivere. Ciò che noi abbiamo aggiunto a quanto detto da altri pensatori in precedenza è il fatto che esistono due tipi diversi di archetipi: gli archetipi che abbiamo definito “transitori” e gli archetipi che abbiamo definiti “permanenti”. Archetipi transitori sono quelli che si formano attraverso i pensieri, le azioni, le abitudini, il comportamento, il sentire delle persone incarnate, e invece gli Archetipi permanenti sono quelli che si formano direttamente dalla Realtà Assoluta allorché viene emanata la “vibrazione prima”, che dà poi la molteplicità delle forme a tutta la Realtà.

Gli Archetipi permanenti, in poche parole, sono dei punti fermi messi dall’Assoluto nell’emanare un certo cosmo e la razza che lo deve popolare, attributi e regole che modulano il modo di evolversi della razza all’interno del cosmo.

Mentre gli archetipi transitori sono delle regole di comportamento, delle idee di comportamento che scaturiscono dal fatto che più individui, all’interno del piano fisico, arrivano a concepire una certa forma di comportamento, di esistenza, di legge morale, e che in qualche maniera arrivano a influire sulla materia degli altri piani di esistenza, creando dei nuclei vibratori che condizionano tutti gli individui che sono collegati a quella porzione di materia akasica.

E qua la cosa è veramente complicata. Mi sembra che molti si siano persi per strada, quindi se qualcuno vuol chiedere qualcosa, possiamo approfittarne per cercare di chiarire la cosa.

D – Un individuo che si incarna in certi popoli, con una certa mentalità, un certo costume, è obbligato a subire il condizionamento di quelle idee?

Diciamo che bisogna tener conto di una cosa: l’individuo si incarna nel posto ove vi è la possibilità di poter comprendere ciò che non ha capito. Ecco, quindi, che trovarsi in una società, che so io, con un esasperato nazionalismo può servire all’individuo che ha necessità di comprendere che non si può essere fratelli di alcuni ma si deve essere fratelli di tutti, tanto per fare un esempio.

Quindi il condizionamento che in quel momento è dato da quel tipo di società, all’individuo serve ed esiste proprio per far sì che certi individui arrivino a comprendere determinate cose. In questo senso posso dire di essere d’accordo con te per quello che riguarda il condizionamento.

Tutti voi quando parlate di condizionamento gli date, solitamente, una connotazione negativa, però non vi rendete conto che il condizionamento può anche essere – ed è molto spesso – positivo. Senza il condizionamento delle vostre leggi o di certi dettami della vostra società, quanti di voi sarebbero ladri, ad esempio? Non sei d’accordo?

D – Sì, sono d’accordo, però se certe cose si sono capite e si sentono dentro uno non deve essere per forza ladro perché non ci sono le leggi.

Certamente, certamente, questo senza ombra di dubbio, ma se tu hai capito che non devi essere ladro intanto devi essere all’interno della società, e non essere mai ladro; e tu sei sicura di non essere “mai” ladra?.

D – No, non ne sono sicura.

Appunto. “Non essere ladro” – chiaramente è un esempio preso a caso – è un concetto molto vasto, che implica molte cose; si può essere ladri in tante maniere, in tanti modi diversi, quindi non è che si possa capire un concetto “una-tantum” e poi è finita lì; chiaramente il concetto va compreso prima nella sua forma più semplice, più essenziale, e poi, un po’ alla volta, va compreso allargandosi a tutte le sfumature. Fino a quando non ha compreso tutto, l’individuo non ha capito veramente quel concetto.

L’esistenza di questi archetipi dovete immaginarla come una serie di fili che arrivano sul vostro piano fisico; una serie di fili ai quali sono collegati dei campanellini diversi (per fare un esempio qualunque) e, inevitabilmente, ogni volta che un campanellino suonerà verrà emessa una determinata nota, e questa nota in qualche maniera risveglierà qualche cosa all’interno dell’individuo che ha fatto suonare il campanellino.

Gli archetipi transitori sono dei campanellini che nascono dalle realtà individuali e sociali degli individui, da come questi individui sono immersi nella società, da come la stanno vivendo, da come sono uniti e in comune col pensiero, con le sensazioni, con le tradizioni, con le idee di tutti gli altri, e quindi sono in via di formazione, in via di evoluzione, seguono pari-pari il cammino evolutivo della razza e della società di appartenenza. Scifo

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Samuele

Grande difficoltà a comprendere il funzionamento dell’Incarnazione minerale per l’indeterminatezza del corpo di un minerale, molto spesso.
Per la durata della “vita” di un minerale; ere geologiche;
per la sua possibile frazionabilita’ per cui è “un’unità di minerale” il singolo granello di sabbia o il deserto del Sahara? Oppure lo è una duna, una riva?
Ed i minerali presenti nei pianeti, partecipano anch’essi al ciclo delle incarnazioni?
Perché no? Verrebbe da dire.

Per il resto, il discorso degli archetipi mi pare molto plausibile e persuasivo, a questi livelli.

Leonardo

Interessante. Siamo legati a dei “campanellini”/archetipi transitori i quali entrano in azione quando agiamo nell”esperienza.

Moviamo un filo, dunque agiamo e questo fa “risonare” gli archetipi che a loro volta influiscono l’azione.

Es. Il senso di colpa cattolico credo che sia un buon esempio di archetipo transitori. O la visione del corpo e del sesso sempre nella cultura cattolica.

Quanto nei secoli questi “campanellini” hanno risuonato!

Catia Belacchi

Argomento anche se complesso, spiegato colto chiaramente

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