Insegnamento filosofico 13
Cerchiamo di dare delle definizioni precise di che cosa intendiamo quando parliamo di evoluzione della forma, della materia e della razza, in modo che in seguito il nostro parlare non possa più essere mal compreso.
S’intende per “evoluzione della razza” il cammino che una razza compie dalla sua prima incarnazione umana fino a quando abbandona la ruota delle nascite e delle morti.
Io vi ricordo ancora, fratelli miei, e, contemporaneamente tengo a specificare, che il termine “razza” non è riferito a qualcosa di fisiologico, di antropologico, di etnologico, ma viene da noi riferito ad uno scaglione di anime che incomincia, tutto assieme, lo stesso percorso evolutivo, percorso evolutivo che per l’intera razza, nella sua totalità, abbiamo quantizzato per vostra comodità mentale in un arco di tempo che appare quasi incommensurabile al ragionamento, ovvero 50.000 anni.
Questo sta a significare che dal momento in cui la prima entità di questo scaglione si incarna al momento in cui l’ultima entità della razza finisce il ciclo, vi è un intervallo del vostro tempo corrispondente, approssimativamente, a 50.000 anni.
Il concetto di “evoluzione della coscienza” può essere assimilato a quello di evoluzione della razza, intendendosi con esso il cammino che ogni individuo compie nel corso delle incarnazioni umane per raggiungere il massimo “sentire”.
Raggiunto il massimo “sentire”, la massima evoluzione che si può ottenere dal peregrinare nel mondo fisico, l’individuo abbandonerà la ruota delle nascite e delle morti. Andrea
S’intende invece per “evoluzione della materia”, il passaggio dell’entità da un forma di vita ad un’altra, passaggio che implica l’influenzare da parte dell’entità la materia che momentaneamente l’accoglie, e questa influenza porta con sé proprio l’evoluzione della materia, ovvero immette nella materia che anima delle forze, delle pulsioni, che – lentamente all’inizio ma più velocemente col passare del tempo – inducono delle modificazioni nella materia stessa.
È quindi un camminare fianco a fianco dell’evoluzione dell’entità e dell’evoluzione della materia stessa. Moti
Viene inteso invece con “evoluzione della forma”, il fatto che necessariamente la forma animata deve subire delle modificazioni, per poter permettere all’entità che la anima di esprimere il suo grado evolutivo. Sarebbe assurdo, infatti, pensare che un’entità di alta evoluzione possa animare una materia che non le permetta di esprimere questa sua evoluzione.
Se così fosse, infatti, vi sarebbe un grosso spreco in questa incarnazione, ma nulla nell’universo è sprecato: nel cosmo, nell’universo, nel creato, vige la più perfetta economia delle cause, per cui nessuna causa inutilmente può essere mossa. Ananda
Da tutte queste definizioni, non facili né da comprendere, né da spiegare, ognuno di voi può restare confuso, apparentemente possono sembrare concetti inutili, speculazioni filosofiche sulle quali in pratica, nella vita di tutti i giorni, non si può contare.
Bene: noi speriamo invece che ognuno di voi arrivi a rendersi contro che queste cose non sono soltanto speculazioni filosofiche, ma servono proprio alla vostra quotidianità.
Ma in definitiva, creature, dopo tutte queste definizioni forse un po’ astruse, inaspettate o confuse per tutti voi, come può venire definita l’evoluzione? Non quindi l’evoluzione di una razza, non l’evoluzione della materia o della forma ma proprio “evoluzione” e basta.
Vedrò io di fornirvi un elemento di questo tipo che può tornarvi utile per dare delle basi su cui appoggiarsi, poi, in futuro.
Evoluzione: passaggio da parte dell’individuo da uno stato di coscienza semplice ad uno stato di coscienza più complesso.
Oppure ancora, evoluzione: passaggio dell’individuo da uno stato di sentire ad uno stato di sentire più ampio, maggiore.
Apparentemente queste due definizioni sembrano essere la stessa cosa, tuttavia in realtà così non è: se voi osservate, per esempio, un animale, potete vedere che questo animale nel corso della sua incarnazione animale subisce un’evoluzione, ovvero passa da uno stato di coscienza più semplice ad uno stato di coscienza più evoluto. Tuttavia voi sapete – per discorsi fatti in precedenza – che l’animale possiede dei corpi abbastanza strutturati soltanto per quello che riguarda il piano fisico e il piano astrale e che soltanto in alcuni casi vi è un corpo mentale che incomincia ad essere strutturato.
Quello che è il corpo akasico dell’animale, in realtà, è qualcosa di non strutturato, di informe e (se così si può definire figurativamente) è un ribollire di materia akasica in cerca di sistemazione.
Ora – secondo il nostro pensiero – può essere detto che un individuo ha un sentire soltanto allorché incomincia ad avere una certa struttura all’interno del piano akasico. Non è necessario che questa struttura sia molto ampia però – secondo, appunto, il nostro filosofeggiare – soltanto nel caso in cui vi è una porzione di corpo akasico strutturata si può davvero parlare di sentire.
Come conseguenza di quanto ho affermato, non avendo l’animale un corpo akasico strutturato non si può affermare che la sua evoluzione corrisponda a passaggi di sentire ma, tutt’al più, a passaggi di coscienza intesa, nel caso dell’animale, a passaggi, in particolare, di coscienza sensoriale.
Si può quindi parlare, a proposito dell’animale, di “evoluzione sensoriale”.
A questo punto potrete comprendere benissimo da soli, senza che io vi tedi coi miei discorsi, che si può applicare il discorso dell’evoluzione a qualsiasi cosa vi possa venire in mente: vi è così un’evoluzione mentale, vi è un’evoluzione dei desideri, vi è un’evoluzione delle percezioni fisiche (e basta, d’altra parte, osservare la diversità delle percezioni fisiche tra il bambino e l’adulto), vi è un’evoluzione razziale, sociale e via e via e via. Scifo
Chiaro.
Grazie!
Grazie per questo “pane quotidiano” dello spirito
Grazie. Gocce che scavano la roccia.
Grazie!
Grazie
Grazie
Grazie
Grazie. Mi sembra tuttavia fuorviante l’inciso tra parentesi, del bambino e dell’adulto giacché mi pareva si parlasse dell’evoluzione da una vita all’altra e non in seno alla stessa vita. Che poi se in questa vita muoio da adulto, nella prossima, nascendo bambino, dovrò attendere i 21 anni per proseguire l’evoluzione della vita precedente…
a Samuele:
Non capisco cosa vuoi dire quando dici “Che poi se in questa vita muoio da adulto, nella prossima, nascendo bambino, dovrò attendere i 21 anni per proseguire l’evoluzione della vita precedente…”. Me lo puoi spiegare?