NB: il post [soma22] non esiste. Quello che stiamo cercando di fare con questi nostri ultimi interventi è di suggerirvi una nuova prospettiva nell’osservazione di voi stessi e tale da permettervi di valutare voi e la vostra esistenza non più nell’ottica abituale del vostro Io.
Ma nell’ottica di un individuo che viene a esistere all’interno della Realtà non per un accidente casuale della natura, ma in conseguenza di processi e meccanismi che contribuiscono alla formazione di un “voi stessi” che, seppure transitorio, resta tuttavia reale come componente essenziale della Realtà e senza il quale la Realtà stessa non avrebbe la possibilità di svilupparsi all’interno e all’esterno del Cosmo in cui vi trovate a essere inseriti.
Per far questo abbiamo precisato ed esaminato in maniera più strutturata nuovi concetti – già presenti, in fondo, come elementi essenziali per lo sviluppo logico-razionale di quanto siamo andati insegnando nel corso di questi decenni, anche se, magari solo sottintesi e non esaurientemente puntualizzati – tra i quali spiccano i concetti di “errore di decodifica” di “dizionario simbolico” che così tanti punti interrogativi hanno fatto nascere nelle vostre menti.
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Non confondere incomprensione ed errore di decodifica
Non vorremmo che voi arrivaste a confondere o identificare l’errore di decodifica con ciò che noi abbiamo definito “incomprensione”, in quanto sono due concetti ben diversi tra loro.
L’incomprensione, infatti, è strettamente collegata al sentire, quel senso del corpo della coscienza che permette a tale corpo di confrontarsi continuamente con le vibrazioni provenienti dalla Vibrazione Prima e che sono il punto di riferimento, lo stampo di base, dell’intero sviluppo non soltanto di ogni individualità ma addirittura dell’intera Realtà all’interno dei Cosmi.
Per comprendere meglio come possa essere puntualizzata l’incomprensione si renderà necessario affrontare alcune particolarità del corpo akasico che in passato avevamo soltanto accennato brevemente, dal momento che le considerazioni che faremo saranno necessarie per affrontare altri argomenti che avevamo lasciato momentaneamente in disparte, in attesa che potessero venire trattati in maniera più organica e soddisfacente, quali l’Eterno Presente e i Signori del Karma.
L’errore di decodifica, dunque, pur derivando in maniera diretta da quelle che sono le incomprensioni di ogni individuo, non è assimilabile alle incomprensioni: queste sono, infatti, uno stato di coscienza (ma forse sarebbe meglio dire più giustamente che sono uno stato di “non raggiunta coscienza”) mentre l’errore di decodifica è l’attuazione di un processo che, avvenendo all’interno dei corpi inferiori dell’individuo, è strettamente collegato a quello che abbiamo denominato Io, il quale trae la sua illusoria realtà proprio dalle molteplici attività che hanno luogo all’interno dei corpi transitori di ogni essere incarnato.
La giusta comprensione del concetto di errore di decodifica, apparentemente di semplice definizione, in realtà non è di facile e immediata comprensione, dal momento che è strettamente riferibile a diversi elementi di primaria importanza per quella che è la costituzione dell’individuo, quali il carattere e l’esperienza che l’individuo incontra sul piano fisico, entrambi direttamente collegati al bisogno di comprensione dell’individualità e al processo di trasformazione delle incomprensioni in comprensioni che sta alla base di tutto il lavorio, finalizzato all’evoluzione, proprio del corpo della coscienza individuale. Ma cerchiamo, a questo punto, di fornire ulteriori spunti di riflessione a tutti quelli che vogliono comprendere in maniera più articolata e logica questo argomento.
Il dizionario simbolico
Abbiamo parlato più volte del concetto di “dizionario simbolico”, ed è venuto il momento di occuparcene in modo più completo, inserendolo e collegandolo con gli altri elementi che contribuiscono alla formazione dell’errore di decodifica all’interno dell’individuo.
Per prima cosa è bene chiarire che il termine usato, “dizionario”, è un termine adoperato soltanto per favorire la vostra concettualizzazione di quanto siamo andati dicendo in proposito. Non vorremmo, infatti, che qualcuno tra voi si immaginasse l’esistenza di un volumetto interno in dotazione a ogni corpo dell’individuo e che, ogni volta che questi riceve un’informazione da una materia diversa da quella che costituisce quel determinato corpo, venga preso il volumetto e sfogliato alla ricerca del simbolo ricevuto, applicando pari pari la traduzione riportata su quest’ipotetico volume.
Non dimentichiamo, infatti, che le informazioni che arrivano ai vari corpi dell’individuo e che questi deve decodificare per permettere il passaggio di tali informazioni da una materia all’altra sono, come ogni cosa presente nel Cosmo, delle vibrazioni. E questo concetto dà, ovviamente, un sapore e un’ottica particolare a tutta la questione.
Proviamo, a questo punto, a cercare di seguire tale cammino vibratorio tracciando il suo percorso dal corpo della coscienza fino al suo arrivo all’interno del piano fisico tentando, nel contempo, di precisarne le caratteristiche e i suoi collegamenti con le componenti che appartengono all’individuo. Rodolfo
Il corpo akasico, come abbiamo sottolineato più volte, fa un ininterrotto confronto tra le vibrazioni, fisse e immutabili, che gli provengono dalla Vibrazione Prima cercando senza sosta di adeguare in maniera sempre più precisa le vibrazioni del sentire che ha raggiunto a quelle della Vibrazione Prima.
Ma cos’è che spinge il corpo akasico a fare questo lavoro? E, verrebbe da chiedersi un po’ polemicamente, chi glielo fa fare, visto che, in fondo, tutto ciò finisce col complicare, talvolta in maniera pesante, la vita dell’individuo incarnato?
Come ho più volte suggerito nel racconto di Urzuk con l’albero di banane si tratta di una spinta innata, che fa parte della sua natura e dalla quale, proprio per questo motivo, non può deflettere alla stregua di quanto accade, per esempio, per il corpo fisico che, avendo per sua natura e costituzione l’apparato fisiologico che gli permette di vedere, non può non adoperare la sua vista spalancata sulla realtà del piano fisico.
Probabilmente voi potreste osservare che, nel piano fisico, può anche accadere che, per particolari reazioni da parte dell’Io dell’individuo, il senso della vista vista possa venire impedita – ad esempio nel caso delle cecità isteriche -, ma questo, com’è evidente, non può accadere all’interno del corpo akasico, in quanto esso è esente dagli influssi dell’Io.
Il corpo akasico, come ormai sappiamo, riceve le informazioni dalla Vibrazione Prima e tende all’equilibrio e all’armonizzazione con essa, adoperandosi affinché le vibrazioni che sono al suo interno siano sempre più in sintonia con quelle che riceve dalla Vibrazione Prima.
Dal momento che non trova, al suo interno, il modo per costruire quest’armonia con gli elementi in suo possesso, non può fare altro che cercare di raccogliere tali elementi al di fuori del circolo vibrazionale akasico-Vibrazione Prima, e lo fa nell’unica direzione in cui può farlo, ovvero inviando verso il piano fisico delle richieste vibratorie che portino alla costituzione di quei corpi transitori che gli permetteranno di sperimentare la sua comprensione e di trarre, da questa sperimentazione, ulteriori elementi di comprensione utili ad avvicinarsi sempre di più al raggiungimento dell’armonia con quanto riceve costantemente dalla Vibrazione Prima e, non dimentichiamocelo, dagli Archetipi Permanenti in essa esistenti.
Ecco, così, che vengono attuate le premesse di una nuova incarnazione: le vibrazioni provenienti dal corpo akasico stimolano sui piani inferiori l’aggregarsi delle materie di ogni piano (fisico, astrale e mentale) nelle catene genetiche corrispondenti, dalle quali prenderà il via la costituzione dei corpi inferiori che apparterranno all’individuo che si troverà ad agire nella materia fisica.
Ognuna di queste catene genetiche racchiude in sé tutta quella miriade di elementi che porterà alla formazione dei corpi inferiori più adatti a vivere le esperienze sul piano fisico in maniera utile per il corpo della coscienza, ovvero tali da avere la possibilità di fornirgli, attraverso la reattività con l’esperienza, i dati che gli servono per tendere verso ciò che la sua intrinseca natura gli suggerisce, ovvero l’essere sempre più in armonia con il dizionario vibratorio di base tipico della Vibrazione Prima.
Le complesse catene genetiche che si vanno così costituendo formano la base caratteriale dell’individuo incarnato: in esse certamente è incluso ciò che il corpo della coscienza ha compreso fino a quel momento ma, cosa assai più importante per il corpo akasico, anche le vibrazioni che portano le richieste di comprensione su quanto non è ancora stato compreso e che percepisce come dissonanza nel suo continuo rapportarsi alla Vibrazione Prima, determinando nell’individuo, in questo modo, la spinta verso la ricerca delle esperienze necessarie che affronterà per mezzo della particolare conformazione del suo carattere, esplicandole attraverso la personalità che manifesterà sul piano fisico attraverso le reazioni che egli metterà in atto allorché si troverà a reagire a ciò che l’esistenza, all’interno del piano fisico, di volta in volta sottoporrà alla sua sperimentazione.
Tra la molteplicità di informazioni vibrazionali che governano l’attivazione o la disattivazione di particolari settori informativi e formativi delle catene genetiche, è anche già compreso quell’insieme vibratorio che abbiamo definito “dizionario simbolico” dell’individuo. E, se ci riflettiamo un attimo, non può essere che così: se, fin dalla costituzione della catena genetica, non fosse già presente tale dizionario, le varie materie dei corpi inferiori non avrebbero alcuna possibilità di far arrivare le vibrazioni di richiesta provenienti dal corpo akasico fino all’esperienza all’interno del piano fisico, dal momento che non avrebbero gli strumenti di decodifica necessari per far transitare le vibrazioni akasiche da un corpo inferiore all’altro e, di conseguenza, il circolo vibrazionale che ha lo scopo di portare nuove informazioni e nuovi elementi di comprensione al corpo akasico non si compirebbe.
L’origine delle voci di decodifica
La domanda successiva che possiamo porci è da dove provengono le “voci” di decodifica presenti in tali dizionari interni all’individuo. In fondo, la risposta risulta essere abbastanza semplice, ed è che tali “voci” provengono dal percorso evolutivo fatto fino a quel punto dall’individualità, processo durante il quale vengono un po’ alla volta costruiti tali dizionari: nel corso del percorso evolutivo dell’individualità il corpo della coscienza ha via via acquisito, infatti, elementi di comprensione nel percorrere i vari processi che gli hanno fornito elementi per una comprensione sempre più raffinata e specialistica: dall’imprinting subito nel corso delle incarnazioni nei regni inferiori, ai parametri reattivi dei corpi fisico, astrale e mentale a mano a mano che questi si sono andati strutturando e specializzando nel corso delle molteplici esperienze incarnative.
In questa maniera, all’interno del corpo akasico, si è andato formando un insieme di simboli rappresentativi derivanti dalle esperienze affrontate e quest’insieme di rappresentazioni simboliche sono ciò che viene inviato dal corpo akasico ai corpi inferiori, costituendo il dizionario particolare di ognuno dei corpi inferiori, distribuendo le varie “voci” all’interno delle tre catene genetiche in relazione all’area di specializzazioni di ogni corpo transitorio.
Così il corpo fisico viene ad avere un dizionario simbolico personalizzato che lo aiuta a tradurre ciò che proviene dal corpo akasico (ma anche dalla sua interrelazione con gli altri corpi inferiori) in relazione alla sua fisiologia, e lo stesso accade per le aree di influenza peculiari di ogni corpo, dalla sfera emotiva del corpo astrale a quella intellettiva del corpo mentale.
Il dizionario unificante dell’Io
Apparentemente potrebbe sembrare che tali dizionari finiscano con l’essere ognuno a sé stante e, in effetti, così sarebbe se non ci fosse un elemento unificatore: l’Io che, essendo la risultante dei corpi inferiori, ha tra i suoi molteplici effetti quello di collegare in un unico dizionario i dizionari “specializzati” di ognuno dei corpi inferiori, diventando in questo modo una sorta di compilatore del dizionario generale dell’individuo. Come vedete, di conseguenza, l’Io ancora una volta, nella sua illusoria realtà che, tuttavia, è operante a livello vibrazionale pur essendo non un’entità reale ma soltanto un effetto, finisce con l’essere veramente, come abbiamo sempre detto, un elemento indispensabile all’evoluzione dell’individuo nel corso della sua fase incarnativa.
Dalle considerazioni che abbiamo fatto fino a questo punto si può facilmente dedurre che, a differenza del dizionario di base della Vibrazione Prima, i dizionari dei corpi transitori risultano essere in continuo ampliamento, di pari passo con le esperienze fatte e con il perfezionamento del sentire via via raggiunto.
Può sembrare, a questo punto, che abbiamo un po’ perso di vista quel particolare dizionario “esterno” che proviene dall’influenza degli archetipi transitori a cui l’individuo è collegato nelle sue varie vite ma non è affatto così. Anzi, credo che risulti utile ragionare un po’ anche su questo particolare elemento, dal momento che gli archetipi transitori costituiscono per l’individuo incarnato una spinta importante ed essenziale verso la sperimentazione dell’esperienza nel corso dell’incarnazione. Scifo
Grazie