D – La volontà è una forza, dovrebbe essere una forza positiva, un mezzo, diciamo, per cambiare noi stessi, per migliorarci, per oltrepassare i nostri limiti, per trovare delle nuove verità, delle nuove conoscenze.
Però abbiamo osservato che tante volte questa volontà viene a mancare; si trovano anche persone che vivono delle situazioni drammatiche, per esempio malattia, malesseri, depressioni fortissime, fobie, paure, e a queste persone si tenta di dare una mano e si dice: “Ma ci devi mettere tanta buona volontà”. E queste persone ti rispondono: “Ma io la volontà non ce l’ho, ecco, ma non posso farci niente”.
Potere e volere è la stessa cosa? E quando una persona si trova priva di volontà, o ancor peggio, con una volontà distruttiva (vedi l’alcolismo, la droga, le malattie ecc.) come si possono aiutare queste persone?
Oh, che domande difficili, mia cara.
Intanto, come hanno detto una volta le Guide con la frase, che sembra complicata ma che invece secondo me è semplicissima, chiarissima: “Bisognerebbe che ogni individuo avesse la volontà di volere, prima di tutto”, perché senza la volontà di volere tutto ciò che cerca di fare finisce per bloccarsi.
Il problema, per quello che riguarda la volontà, è il fatto che la volontà che l’individuo può avere si va a scontrare, il più delle volte, con ciò che l’individuo in realtà vuole al suo interno.
L’individuo non può esercitare una volontà per cambiare una situazione quando questa situazione gli serve per qualche motivo: gli serve, che so io, per poter attirare l’attenzione degli altri, per poter far vedere che lui sta soffrendo, e che quindi ha bisogno di amore da una persona in particolare, e via dicendo.
È facile certamente, con un minimo di buona volontà si potrebbe uscire, chiunque potrebbe uscire da una situazione spiacevole.
Il fatto è che la situazione spiacevole il più delle volte è proprio l’individuo che, con questo benedetto inconscio, se la crea al fine di ottenere ciò che cerca per se stesso.
Cosa si può fare, allora? È difficile in quei casi fare qualche cosa, è molto difficile, perché certamente, razionalmente l’individuo ti può dire: “Sì, hai ragione, basta volere, basta comportarmi in un certo modo e la situazione cambia”.
Ma voi sapete benissimo che non basta un pensiero razionale per poter modificare qualche cosa; la volontà è una vibrazione che passa attraverso tutti i corpi dell’individuo, e che quindi nasce prima di quello che è il vostro corpo mentale, ha delle radici più lontane.
Certamente se poi il corpo mentale razionalmente dice: “Sì, voglio, io voglio fare una determinata cosa” e poi il desiderio che si ritrova subito dopo invece spinge in un’altra direzione, la volontà viene subito a trovarsi contro una barriera, non può esercitarsi. Georgei
D – Quindi si può anche, a un certo momento, annullare, si può dire così, arenare?
Certo, si arena. La cosa migliore da fare in quei casi forse sarebbe stare un attimo attenti alla persona, perché è facile anche che la persona dica: “Sì, io voglio farlo, voglio fare, lo faccio, lo farò”, dando mostra di tanta buona volontà che poi di solito non mette in atto, in realtà, no?
E non mette in atto perché? Perché la buona volontà è evidente che per quella persona deve essere mossa in una certa direzione, per provocare quel cambiamento, quella modifica della situazione. Allora un consiglio giusto sarebbe non tanto di indicargli la via in cui muovere la volontà, bensì di mostrare delle piccole vie con delle piccole volontà da effettuare. Georgei
D – Questa volontà si può smuovere quando nasce una meta molto, molto importante. Un’amica aveva il vizio di fumare; quando si è accorta di essere in gravidanza il medico ha detto che non doveva più fumare e lei, nonostante che fosse proprio un vizio da molti anni, ha immediatamente smesso di fumare in vista di questa gioia, questa meta che era la nascita di una bambina.
Ma certamente, ma più che una meta direi che la volontà viene ad essere aiutata ad entrare veramente in azione allorché c’è una comprensione della meta.
Sono molti casi di donne che sono in gravidanza, eppure non riescono assolutamente a smettere di fumare; ma questo perché? Perché non hanno compreso, non sono consapevoli di quanto sia importante ciò che sta loro accadendo.
Nel momento in cui questa consapevolezza diventa effettiva, si scrive nel sentire, ecco che la volontà trova una via facile per agire e la persona non fa più ciò che sa che potrebbe danneggiare quel compito che deve portare a termine.
È un po’ il discorso che fanno le Guide sulla sofferenza, no? Molti dicono: “Io mi butto nella situazione karmica a testa bassa, più uno soffre più si evolve, praticamente, no?”
E le Guide invece dicono: “No questo è un discorso sciocco”.
E questo è veramente un discorso sciocco, perché buttarsi a testa bassa nella sofferenza significa spaccarsi la testa, il più delle volte; e spaccarsi la testa sì, dà sofferenza, ma non è detto che possa aiutare a comprendere, specialmente per chi ha la testa dura.
Poi le Guide dicono: “Ma perché voler soffrire a tutti i costi grandemente; è molto meglio avere tante piccole sofferenze, che aiutino a raggiungere piccole comprensioni, in modo da fondersi poi in una comprensione più grossa”.
E lo stesso discorso è trasportabile con quello che dicevamo per la volontà. Perché cercare una volontà grossissima che diventa insuperabile, perché governata dai bisogni dell’Io, da queste pulsioni inconsce, da tutto questo insieme di energie che si contrastano tra di loro, e non tante piccole modifiche negli atteggiamenti dell’individuo? Alla lunga poi, con più calma, naturalmente, con effetti più protratti nel tempo, possono arrivare ad una stabilità della situazione in modo positivo. Georgei
D – Tu hai detto all’inizio “la volontà nasce da strati molto elevati”. Cioè, non è un fatto solo mentale.
Ah, no, no, no. No, assolutamente.
Voi, come volontà solitamente intendete esprimere il fare un’azione concreta all’interno del piano di esistenza in cui vivete, perché siete portati a considerare gli effetti di questa volontà su questo piano. In realtà, la volontà parte addirittura dall’Assoluto; ricordate che la volontà è un volere, un volere include un sentimento, una sensazione di qualche tipo, include un pensiero, include l’avere coscienza di qualche cosa, include l’avere una spinta che proviene da prima di questa coscienza.
Include, quindi, l’avere una spinta che parte addirittura dall’Assoluto e un po’ alla volta cerca di manifestarsi, portandosi all’interno del piano fisico. Georgei
D – Quindi per fare veramente la volontà dell’Assoluto bisognerebbe che in tutti gli altri piani, ci fosse completamente il vuoto, diciamo.
No, che ci fosse armonia! Georgei
D – Ecco, sì, dico vuoto nel senso di non trovare forze contrastanti.
D’altra parte voi pensate al Cristo e alle sue ultime parole: sono state: “Sia fatta la tua volontà e non la mia”.
E questo, in realtà, è proprio il significato di quanto le Guide hanno cercato di insegnare: la volontà mia che cita il Cristo può essere considerata la volontà che siete abituati a considerare voi all’interno del piano di esistenza in cui siete consapevoli. Ma vi è una volontà più grande che muove tutte le volontà di ogni individuo. Georgei
D – Se ci fosse tutta questa magnifica armonia, per cui la volontà che parte dall’Assoluto arrivasse fino al piano fisico, non sarebbe quello il vero libero arbitrio? Cioè, l’arbitrio nostro che collima, che si fonde con la volontà dell’Assoluto.
Ma direi proprio di sì; almeno, se non ho compreso male il discorso delle Guide sul libero arbitrio, direi che in realtà l’unico vero libero arbitrio è proprio quello. Georgei
D – Io per anni e anni ho letto tantissimo, mi sono spremuta il cervello, ecc. Da circa due anni ho scoperto che il vuoto mentale è uno stato molto gradevole e permette di essere sereni, di essere sempre in equilibrio, di essere in un particolare stato, a volte meditativo, e poi io amo molto il silenzio interiore, faccio molta meditazione, ecc:, e allora il ritornare su quei vecchi passi di arzigogolamento ecc. mi ha… come potrei dire?
Infastidito? Georgei
D – No, nemmeno infastidito, mi ha portato ad uno stato di squilibrio; perché io non so se sono sulla via giusta, però è il mio modo di sentire e lo seguo: il desiderio del silenzio, di trovarmi anche in casa sempre silenziosa, senza mai tenere la radio aperta, senza mai parlare con nessuno, mi sembra che mi porti a delle grosse conoscenze al di là di quello che può essere lo spremermi il cervello. E allora essermi ritrovata nella spremitura del cervello mi ha dato un po’ uno stato di squilibrio, non so; anche se capisco che è molto utile, perché si riesce in questo modo forse a rendere la nostra mente elastica, pronta anche a capire di più gli altri, a capire di più certe sfumature della vita.
Io andrei anche un po’ più in là, tutto sommato. Ricordate che tutto questo costituisce un allenamento non indifferente per la vostra volontà! Questo è importante, perché senza la volontà, senza la “volontà di volere” – come è stato detto una volta dalle Guide è difficile riuscire ad andare avanti in un cammino di scoperta interiore, di conoscenza e di avvicinamento alla realtà.
E tutti voi di solito siete poco abituati, poco allenati, ad esercitare la vostra volontà. Siete più portati – spinti dal vostro Io – a cercare le vie facili, le soluzioni migliori, a trovare quei corridoi che vi permettono di aggirare gli ostacoli in modo da lasciarli lì a sedimentare dentro di voi, piuttosto che, magari, affrontarli a viso aperto e cercare di risolverli una volta per tutte.
E parlare di queste cose, cercare di comprendere queste cose, che molte volte possono anche far pensare : “Ma chi accidenti me lo fa fare?! Preferirei andare a fare una bella passeggiata, visto che finalmente è arrivato il sole e fa un po’ di caldo”.
Ecco, tutto questo è uno sforzo per voi, è uno sforzo di volontà, e la volontà è una cosa necessaria da ottenere, da conquistare e trattenere per riuscire a migliore se stessi. Perché chi non ha volontà al proprio interno, difficilmente trova la forza di osservare se stesso; perché osservare se stessi è quello che più abbisogna di volontà, è quello che più difficilmente si riesce a fare, a meno che non si eserciti questa forza per sopraffare in qualche modo se stessi e costringersi a mettersi davanti ai propri occhi per guardarsi. Georgei
D – Sì, ma credo che sia anche un esercizio di volontà cercare il silenzio, perché io le prime volte che l’ho fatto è stata una cosa terribile: mi sembrava che mi saltassero i nervi e cercavo sempre qualche voce, o voce umana, o radio, o televisione; in qualche modo non ero capace a stare nel silenzio.
Ma certamente che è uno sforzo di volontà! Però va ricordata una cosa, e forse facendo questo discorso faccio anche un piacere a Maestro Scifo perché spiego qualche cosa del suo modo di insegnare.
Tu hai detto prima che, per cercare il silenzio era necessario usare uno sforzo di volontà; giustissimo, è vero! Tutte le cose di solito, quando si ha difficoltà a farle, hanno bisogno di un esercizio di volontà da parte di chi cerca di compierle. Su questo siamo d’accordo, Però cosa accade? Accade che a un certo punto queste cose, grazie all’uso della volontà, si riescono a fare, no? Si fanno facilmente, quindi la volontà non viene più impegnata se non in minima parte.
Se capite questo, forse riuscite a capire anche il perché del modo di insegnare del Maestro Scifo: attraverso questi scossoni che vi dà riattizza la vostra volontà, perché altrimenti un po’ alla volta vi assestereste e vi abituereste a come stanno andando le cose, all’andamento delle cose, e la vostra volontà rimarrebbe senza esercizio. Georgei
D – Questa cosa qui non l’avevo proprio capita. Io pensavo che fosse più che altro un allenamento della mente, per rendere la mente elastica e guardare le cose da un punto di vista oppure da un altro.
Tu immaginati – con un esempio figurativo – un carro in cima ad una pendenza. Per muovere il carro bisogna esercitare una forza ma, nel momento che il carro si muove, ecco che va giù tranquillamente senza che tu eserciti nessuna forza.
È la stessa cosa per la volontà: eserciti sì la forza per il momento, però quando poi sei riuscito ad ottenere ciò che vuoi, ecco che vi è un rilassamento della tua volontà, cosicché non senti più lo stimolo ad esercitarla e ti puoi fermare momentaneamente a quel punto.
Ecco che, allora, sono necessari nuovi stimoli, nuovi confronti, nuove esperienze, nuovi raffronti, per spingerti ad esercitare la tua volontà. Georgei
D – Ho capito, ma voglio farti ancora una domanda a questo proposito; se, per esempio, si è contenti di noi stessi, e si dice: “Oh, sono proprio soddisfatto, perché faccio proprio quello che sento, mi sento libero dentro! So che è una sensazione molto personale e anche illusoria, però non sento più quei condizionamenti che avevo una volta”. Allora questo è male, perché non si ha più volontà, perché ci si adagia in quello stato lì?
Non è male, per due motivi. Prima di tutto perché non è detto che il fatto di sentirsi bene e via dicendo non sia dovuto in realtà ad una gratificazione dell’Io: “Sto facendo ciò che mi piace, la cosa mi gratifica, quindi mi sento bene”.
Allora chiaramente in quella situazione succederà qualche cosa, per forza si parerà davanti un’esperienza che porterà uno scombussolamento e quindi una rivisitazione di questo sentirsi bene.
Come mai? Allora non si era così soddisfatti? Ponete un matrimonio, o un marito, o una moglie, che dicono: “Io nel matrimonio mi trovo così bene, sono così contenta, così soddisfatta, va tutto bene, il massimo che potevo desiderare, che potevo volere” e via dicendo, e di punto in bianco – senza nessun motivo apparente – un marito o una moglie si innamorano di un’altra persona.
Forse, allora, non era una situazione che nasceva da un sentire, ma da una gratificazione dell’Io, e nel momento in cui compare una gratificazione dell’Io superiore e diversa ecco che questo sentirsi bene in una certa situazione si sposta in un’altra situazione?
Perché, se fosse stato un sentire, una gratificazione o un piacere dovuto al sentire, sarebbe rimasto questo senso di piacere, di gioia, no?, perché allora sarebbe stata una cosa acquisita. Georgei
D – Sì, io non mi riferisco però a delle situazioni esterne, mi riferisco ad uno stato d’animo.
Sì, sì, certo. Questo era un tipo di esempio. Per quello che riguarda invece uno stato d’animo interiore, forse tutto sommato può essere anche assimilato a questo esempio. Si può dire una cosa: certamente quando una persona raggiunge un certo sentire vi è un momento di… come si può dire?… di rilassamento delle tensioni, perché il sentire raggiunto provoca uno stato di benessere, è sempre un’apertura, una soddisfazione interiore, magari non compresa – non si sa il perché – ma ci si sente bene, felici, contenti per un certo periodo di tempo, senza alcun motivo apparente.
Questo accade proprio perché il sentire ha compreso, ha raggiunto qualche cosa, e allora vi è questo stato di quiescenza degli squilibri interiori.
Voi sapete, naturalmente, che, finché non si raggiunge il sentire che permette di non incarnarsi più, questo sentire deve ampliarsi, necessariamente; quindi interverrà anche in questo caso qualche cosa, qualche stimolo che provocherà delle perturbazioni all’individuo, per cui dovrà – su quel sentire che ha già raggiunto – creare un sentire maggiore e, quindi, attraverserà un momento non dico necessariamente di dolore, ma per lo meno un momento di squilibrio, in cui dovrà rivedere qualche cosa e raggiungere questo ampliamento del sentire. E comunque è un processo naturale; è una delle leggi naturali dell’evoluzione, questa. Georgei
D – Ma che cos’è la volontà in se stessa? Per esempio quando è in opposizione al desiderio personale… cioè, voglio dire, quando la volontà si esprime in opposizione a quello che invece può essere la tendenza, il desiderio personale egoistico, no?
Ma qua, anche a questo punto, come si fa a parlare in generale di una situazione che può essere valida soltanto in particolare, in una situazione di un individuo, che andrebbe precisata con un esempio di qualche tipo?
Dire che la volontà è in contrasto con un desiderio è una cosa talmente vaga che non ha possibilità di risposta, obiettivamente!
La buona volontà è sempre, in realtà, in contrasto con un desiderio; perché il desiderio egoistico dell’individuo sarebbe quello di fare tutto ciò che piace, ed esercitare la volontà vuol dire costringersi a fare qualche cosa che non si fa completamente volentieri, altrimenti la volontà non servirebbe. Georgei
D – Georgei, scusa: se non ho capito male quello che tu dicevi, e vorrei la tua conferma, credo che si possa per analogia pensare come ad avere dei compiti, avere degli impegni. Cioè i problemi che uno ha nella vita si possono paragonare a dei compiti. Una volta risolti questi compiti e portati a termine, ecco che si ha questo senso di benessere e si è soddisfatti di se stessi, e si sono risolti i problemi. Non si può – credo – adagiarsi nella situazione, perché altrimenti è statica, è una cristallizzazione, quindi si deve andare incontro alla vita e quindi ad altri problemi, ad altri compiti che verranno a loro volta portati in fondo e quindi ecco che si allarga l’evoluzione e in questo modo si allarga la conoscenza e la comprensione. È giusto questo?
L’unica cosa su cui forse potrei obiettare – ce ne sarebbe un’altra, ma è troppo complicato il discorso e preferisco non affrontarlo – è quando dici che “non si può”: certo che la persona si può cristallizzare su un certo modo di essere, di sentire e di vivere; può benissimo, tanto è vero che succede molto spesso.
Anche ad alcuni di voi è successo in passato e succederà ancora, perché è facile cedere alla tentazione di fermarsi in una situazione che fa comodo, in modo da non aver problemi che possano infastidire. Allora a quel punto interverrà l’esterno ad agire. Non è necessario che l’individuo da solo vada verso la sofferenza, i tormenti e i problemi; no, non è assolutamente necessario; ci pensa l’esistenza a procurare le esperienze di cui ha bisogno ad un certo punto. Anche perché, inconsapevolmente (ma anche consapevolmente, ndr), il suo corpo akasico lo indirizza verso questo bisogno di esperienze, verso il tipo di esperienza di cui ha bisogno.
Ricordate che questo corpo akasico è un po’ come un burattinaio che non ha ancora ben compreso la trama del Tutto e, quindi, spinge l’individuo a tentoni verso la comprensione. Georgei
D – Certamente, sì. Come sempre ho usato delle parole improprie. Non volevo dire “non si può cristallizzarsi”; certamente si può. Volevo dire “noi dovremmo sapere che adagiarsi nella gratificazione e nella pace, siccome non siamo incarnati per vivere così nella pace, nella tranquillità, nel benessere e nella staticità…
Questo non è vero neanche, perché uno può essere in pace e nel benessere e attraversare una situazione difficile.
Non dovete fare della vostra vita una via crucis che dovete attraversare gemendo e flagellandovi in continuazione! Non è detto.
La persona che ha raggiunto un certo sentire riesce ad attraversare – che so – la morte di un figlio, ad esempio, con una serenità che nessuno si aspetterebbe. Non dico che farebbe salti di gioia, questo no, naturalmente, ma certamente con molta più serenità di chi invece non è riuscito a raggiungere quel sentire che dona un equilibrio tale da comprendere che, oltre al fatto doloroso delle perdita del figlio, vi possono essere altri motivi che non dico giustifichino ma, per lo meno, fanno inquadrare quanto è accaduto. Georgei
D – Scusa Georgei, avete parlato di volontà collaterali se non ho interpretato male, ma queste da dove provengono, come riescono ad annullare la volontà principale dell’individuo?
È un po’ complicata la cosa, ma cercherò di spiegarla nel miglior modo possibile. Dunque, esiste la volontà principale, quella che arriva al vostro sentire, al vostro Sé, per cui essa dovrebbe essere la più forte e, apparentemente, essendo la più forte, la più pura, non dovrebbe essere deviata da nessuna cosa, giusto? Però questa volontà attraversa i vostri vari corpi e si viene a scontrare con quello che è il vostro Io, il quale possiede dei desideri come quelli di essere gratificato, di apparire bello e via dicendo.
Tutti questi desideri come entrano in azione? Entrano in azione attraverso a delle spinte, quindi attraverso a delle volontà per ogni desiderio che voi possedete.
Ecco che, allora, la somma di tutte queste piccole volontà che sono tutte delle vibrazioni contrastanti, fanno sì da creare una barriera verso cui la volontà principale si va a scontrare e non riesce, poi, a trovare il varco per passare o, se passa, passa talmente inquinata che poi l’effetto diventa, molte volte, addirittura catastrofico. Georgei
D – Quindi queste volontà scaturiscono sempre dall’interno del corpo mentale dell’individuo, ovvero dall’interno del suo Io?
Certamente, altrimenti non avrebbe senso dire che dovete smuovere il vostro Io. Georgei
D – Io invece pensavo che, quando parlavi di volontà collaterali, ci fosse l’intervento di qualche entità superiore come i Signori del karma, ad esempio.
Oh no, se i Signori del karma per il fatto che, per loro, il tempo non esiste si dovessero preoccupare di queste sciocchezze, probabilmente sarebbero molto più occupati di quello che già sono! Georgei
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Chiaro , da rileggere e ruminare
Letto più volte….e forse non abbastanza. Molte considerazioni affiorano.
L’argomento volontà alla luce della scelta di aderire alla VDM è di notevole interesse.
Dalla lettura sorge il concetto di Unità essendo la volontà espressione, o meglio collegamento all’Assoluto ed essendo il suo esternarsi un coinvolgimento di tutti i piani. Mi viene da dire che c’è e sperimentiamo l’Unità sempre se il nostro vedere non si ferma esclusivamente al piano di esistenza.
Esercitare la volontà significa quindi mettere in moto un processo di armonizzazione su tutti i piani che saranno sollecitati a divenire più fluidi rendendo più facile il flusso vibratorio per portarlo sempre più vicino alla Nota di fondo che tutto E’.
Nella scelta personale ultima di adesione a VDM molti concetti ritrovo:
aver compreso l’importanza della Meta diventa il propulsore che realizza il processo;
la tecnica di suddividere la volontà in tante piccole volontà che sto adottando ad esempio nella costanza della pratica di zz che attualmente eseguo per 30 minuti ( questo era il primo traguardo da raggiungere);
comprendere che l’evoluzione è inarrestabile ma che è di ognuno la responsabilità di facilitazione dei processi stessi
È una lotta quotidiana quella di armonizzare le volontà/ desideri e bisogni provenienti da più piani. Comprendo l’importanza di creare le condizioni per far affiorare la volontà prima, quella proveniente dall’Assoluto, a cui tendere.
Credo che la pratica meditativa costante possa essere utile anche a questo.
Grazie.