Domanda – È stato detto che mancano 10.000 anni circa alla fine dell’evoluzione della vecchia razza; è possibile che nella razza che sta per finire il suo ciclo d’incarnazioni, ci siano individualità che non riescono a concludere il ciclo incarnativo con la propria razza e continuino l’evoluzione con la nuova razza?
Tenete presente che quando noi vi diamo degli schemi e dei numeri, questi schemi e questi numeri sono dati in una forma precisa e fissa, più che altro per facilitare la vostra comprensione.
Se parliamo di 50.000 anni, certamente l’evoluzione della razza non finisce alla mezzanotte del cinquantamillesimo anno!
Cosa succede allora? Dovrebbe succedere che tutti i ritardatari, e possono anche essere molti, chiaramente, si trovano a superare questo arco di tempo loro concesso per evolversi e ad avere ancora bisogno, che so io, diciamo di 2.000 o 3.000 anni. Ecco, in questo caso, e nella maggior parte dei casi che poi non sono così tanti per il motivo che vi spiegherò subito dopo, fanno ancora una parte di cammino con la razza nuova che si sta incarnando, assieme anche a tutte quelle entità che ne hanno ancora bisogno.
Però, dicevo, che non sono poi così tanti; perché?
Ricordate che col termine razza noi indichiamo uno scaglione di anime che sono legate fra di loro in qualche maniera, è vero? Hanno compiuto 50.000 anni di evoluzione assieme, bene o male, al di là della matrice comune e hanno creato tra di loro dei legami, legami karmici, dei debiti e via dicendo.
Verso la fine della data ipotetica, dello scadere di 50.000 anni più o meno, come dicevamo, chiaramente la maggior parte dello scaglione di anime non sarà più incarnato: ce ne saranno, che so io, supponendo che fossero (e questa è una cifra altamente indicativa) un miliardo di individualità incarnate, supponiamo che non ce ne siano più 980 milioni.
D’accordo? Ora queste 980 milioni di anime che hanno finito il loro ciclo di 50.000 anni, si ritrovano ormai all’interno del piano akasico, non se ne vanno per i fatti loro, non sono più indifferenti come erano in vita, nei tempi della loro prima evoluzione, verso i fratelli, ma continuano a seguirli.
Hanno una forza non indifferente in quanto sono uniti tra di loro e questa loro energia si proietta verso questi ritardatari e li aiuta; li aiuta spingendoli, stimolandoli, facendo sì che essi accelerino il loro cammino; è quindi un porgere la mano, un aiutarsi che fa sì che tutto lo scaglione possa riunirsi più o meno nell’arco di tempo previsto alla fine della loro evoluzione. Moti
D – Da non confondersi con lo spirito guida!
È un altro discorso; è qualcosa di più simile, anche se ben diverso, al concetto dei Maestri del karma. Moti
D – Quando un individuo muore dopo una lunga agonia per malattie di vario tipo, che tipo di karma può avere smosso nelle vite precedenti che portava ad un effetto così doloroso? Forse aveva fatto soffrire un suo simile in quel modo e come effetto, adesso, si ritrova a soffrire qualcosa d’analogo?
Non è possibile generalizzare un discorso del genere, ma se vogliamo fare un’ipotesi, potrebbe essere che questa persona che, prima di morire, passa lunghi mesi, se non anni addirittura, nella sofferenza, potrebbe scontare un karma di una vita precedente in cui ha fatto sì che un figlio non nascesse.
Allora, così come ha impedito a un figlio di veder la luce, la legge karmica farà sì da costringerlo a continuare a vedere la luce fisica anche se preferirebbe abbandonarla.
Non è possibile, come vedi a questo punto, poter dire, al di là del caso particolare, quali sono i motivi per cui si è creato un determinato tipo di karma, in quanto un certo tipo di reazione può essere provocata da tantissime azioni diverse alla base. Moti
D – Quindi ci sono miliardi di motivi, miliardi di intenzioni; bisogna vedere caso per caso.
Anche perché si deve tenere conto che il sentire e l’intenzione sono correlati e, quindi, ogni individuo ha il suo sentire, ogni individuo ha la sua intenzione e ogni intenzione non è mai esattamente identica a quella dell’altro individuo, in quanto non lo è il suo sentire. Moti
D – Perché c’è la necessità che ci sia più di una razza e in che cosa si distinguono? In termini comprensibili, cosa c’è stato prima e cosa dopo? Perché conosciamo solamente quattro razze?
Adesso sorrido perché dite: “conosciamo quattro razze”, e in realtà non conoscete neanche la vostra.
Perché la presenza di più razze in uno stesso pianeta? Intanto è dovuto a motivi di risparmio energetico, per restare nei temi così cari alla vostra società attuale, in quanto usare un pianeta soltanto per l’evoluzione di una razza sarebbe veramente sprecare, in qualche modo, una possibilità che invece può essere usata per diverse razze.
Ma al di là di questo vi è altro motivo, proprio legato all’evoluzione delle razze che si incarnano sul pianeta, in quanto ad ogni razza successiva le individualità che si incarnano partono da un punto leggermente più avanzato di quello precedente, quindi la prima razza serve a preparare una base a quella successiva che partirà da un punto più avanti dell’evoluzione e la seconda a sua volta preparerà per un punto più avanti dell’evoluzione dell’altra e via e via e via, come direbbe il nostro amico Scifo. Moti
D – Perché un medium riesca ad essere nelle condizioni ottimali per favorire l’avvicinamento, l’incorporazione di voi Guide, c’è bisogno che il medium abbia un corpo astrale e mentale più sottile, ora questi corpi sottili appartengono al medium sin dalla nascita o si affinano successivamente? C’è la possibilità di un miglioramento della medianità o uno ce l’ha fin dall’inizio?
Intanto bisogna chiarire il fatto che non è necessario che i corpi siano molto sottili perché si presentino delle entità. Un po’ perché esistono molti modi, volendo, per aggirare l’ostacolo, un po’ perché la necessità di un corpo più o meno rarefatto dipende anche da quanta è rarefatta l’entità che si presenta. Quindi vi è una stretta correlazione, chiaramente, tra possibilità di presentarsi di entità evolute e corpi di poco evoluti.
Vi è poi una fisiologia della medianità, la fisiologia non soltanto del corpo fisico, ma anche degli altri corpi di esistenza.
Senza dubbio l’individuo nasce già con un corpo astrale e mentale predisposti a permettere, a dargli la possibilità di funzionare da tramite per l’entità; però non basta la predisposizione di questi corpi, è necessario anche che lo stesso corpo fisico sia predisposto, abbia cioè attivate determinate ghiandole che sono nel corpo fisico perché le energie di un certo tipo possano mettersi in movimento, muoversi e, quindi, far sì che le entità in qualche modo possano arrivare a comunicare, a manifestarsi all’interno del piano fisico.
È possibile migliorare queste capacità medianiche dell’individuo?
Senza dubbio non vi sono tecniche che regalano la medianità, senza dubbio non vi sono alimentazioni o altre cose che fanno sì che la medianità possa sorgere, nascere o diventare molto, molto migliore.
Vi è però la possibilità, attraverso a particolari avvertenze, di alleviare i corpi che servono la medianità in modo che in questi corpi vi siano meno tensioni; e meno tensioni, inevitabilmente, portano ad una maggiore facilità da parte delle entità di manifestarsi, in quanto debbono preoccuparsi meno di vibrazioni e di energie contrastanti. Se guardate a figure di medium con i quali intervengono entità di un certo livello, questi presentano caratteristiche particolari che possono essere ricollegate a desideri non molto forti, ad abitudini di vita semplici, a non forti influssi dell’Io e via dicendo. Tutte caratteristiche che indicano, in fondo, una fine costituzione sia del corpo mentale, che del corpo astrale. Moti
D – Il fatto che i medium si sentono, a volte, molto stanchi dopo le sedute, dipende dai loro corpi o dalle energie che si sviluppano durante la seduta?
La maggior parte delle volte che sono stanchi è perché hanno assorbito in qualche modo le tensioni, le energie squilibrate dei presenti. Mi spiace dirlo, ma purtroppo è così. A volte ci sono tensioni che riescono a tenerci fuori più facilmente di altre.
Per quanto riguarda invece, il consumo, il dispendio di energia, a meno che non vi siano fenomeni fisici (e qui il discorso è chiaramente diverso perché il consumo di energia è più massiccio) se non vi sono grosse tensioni nell’ambiente i medium, dopo l’intervento di Guide e di Maestri, sono più tranquilli e più rilassati, anzi il più delle volte sono anche privi di quelle tensioni che avevano prima dell’intervento dei Maestri. Questo è un piccolo beneficio che noi cerchiamo sempre di portare. Moti
D – Scusa, ma da quanto ne so io, per esempio, il medium del C.F.77 nonostante che nelle sedute ci fossero molte persone, quindi con energie di vario tipo, non mostrava una grossissima stanchezza.
Diciamo che era così disponibile che aspettava che fossero gli altri a comprendere che forse era il momento di levarsi dai piedi e lasciarlo in pace… una sensibilità che così spesso manca alla gente. Moti
D – Io volevo riallacciarmi alla domanda che ho fatto durante il nostro ultimo incontro e che riguardava l’argomento della medianità. Se non ho mal interpretato io, Moti mi aveva risposto che non deve esserci una grossa differenza di evoluzione tra l’individuo-medium, il suo spirito-Guida e le altre Guide che si presentano all’interno del Cerchio del medium stesso, in quanto se si presentassero direttamente delle Guide spirituali evolutissime, il medium potrebbe essere danneggiato nella struttura dei corpi che compongono l’individuo-medium. È giusto o, come al solito, ho frainteso?
Diciamo che il discorso non è così semplice da poter fare, né tanto meno da poter generalizzare. In parte ci si può riallacciare a quel discorso che era stato incominciato sulla fusione dei sentire e sul fatto che un determinato sentire elevato comprende tutti i sentire di grado inferiore. Concetto questo che è stato accennato anche di recente.
Perché, vi chiederete, ci si può riallacciare anche a questo? Perché, chiaramente, un’entità di un’evoluzione superiore allo strumento che usa, comprende già il sentire dello stesso strumento (oltre al suo, ovviamente), per cui, chiaramente, avrà dei punti di contatto maggiori, delle facilitazioni, delle vibrazioni più simili a quelle del medium, vibrazioni che gli consentono di passare attraverso i corpi che compongono l’individuo-medium, e quindi di intervenire nel piano fisico per comunicare con gli astanti.
Però, è altrettanto vero che anche entità meno evolute del medium trovano in questo un grado di sentire identico al loro, poiché egli è già passato attraverso al sentire che possiedono attualmente tali entità, quindi in realtà anch’esse possono riuscire a manifestarsi nel piano fisico attraverso uno strumento che è più evoluto di loro.
Che poi questo non accada nella maggior parte dei casi in cui vi è una vera e propria medianità, lo dobbiamo al fatto che vi è la “regia” delle Guide che hanno un loro programma e ad esso si devono attenere, per cui lasceranno intervenire di meno le entità che non contribuiscono a svolgere tale programma.
Dove il discorso si fa leggermente più complesso, è nel caso delle entità che possiedono un livello evolutivo ben superiore a quello degli strumenti. Infatti, è chiaro che queste entità contengono all’interno del loro sentire anche il grado di sentire inferiore degli strumenti che usano, per cui, come accennavo prima, hanno dei punti di contatto attraverso ai quali hanno la possibilità di passare e, quindi, di intervenire.
Tuttavia, non possono intervenire in modo totale, con tutto quanto il loro sentire perché un sentire di tale levatura, se si presentasse attraverso i sensi mentali, astrali e fisici dei vari corpi degli strumenti provocherebbe uno scombussolamento di vibrazioni tale da provocare dei danni anche con ripercussioni fisiologiche, al limite.
Cosa vuol dire questo? Vuol dire che un’entità molto evoluta non si può presentare, forse, attraverso uno strumento? No, niente affatto! Come dite voi: “fatta la legge trovato l’inganno”. Infatti vi sono delle maniere per aggirare questo tipo di ostacolo. Una delle più usate, anche perché è la più semplice, è quella di usare un’entità che faccia da ponte, che abbia un’evoluzione relativamente vicina a quella dello strumento da usare e che faccia da portavoce presentandosi, diciamo, con la firma dell’entità maggiore e che, quindi, sia soltanto un po’ come un microfono che raccoglie la voce dell’entità maggiore per presentarla attraverso il canale dello strumento. Un altro modo, che però è molto più complesso, è quello che viene usato nei casi di una medianità veramente eccezionale come poteva essere quella del medium del Cerchio Firenze 77.
Esso consiste nel costituire un insieme di corpi astrali e mentali adatti alla particolare occasione, affinché l’entità evolutissima li possa usare attraverso lo strumento senza provocare scombussolamenti delle sue energie. Quindi creare un po’ quella specie di robot, come dicevano al Cerchio fiorentino, un’entità senza una vera e propria individualità, ma bensì usata come strumento per adoperare le possibilità del medium. Georgei
D – Scusa Georgei, ma il fatto di “creare” il ponte può avere delle ripercussioni sul sentire dello strumento, il quale sente, in qualche modo, che non è l’entità con l’evoluzione maggiore che parla ma, bensì, quella che fa da ponte. Ciò potrebbe diminuire le sensazioni, il sentire dello strumento che, in seguito a ciò potrebbe sentirsi psicologicamente meno appagato dall’intervento dell’entità che fa da portavoce rispetto all’entità più evoluta?
Ma guarda, diciamo che se lo strumento è abbastanza sensibile si accorgerà, senza dubbio, se è l’entità che interviene direttamente o se è un’altra entità che fa da ponte.
Questo, ad esempio, è capitato in passato con questi due strumenti, allorquando si presentava un’entità che faceva da ponte con Ananda per le favole. Tant’è vero che gli strumenti non riuscivano (almeno fino a quando, poi, Ananda non si è presentato personalmente) a sentire, a percepire l’entità che faceva da ponte ad Ananda come un’entità vera e propria, in quanto vi era, effettivamente, una certa differenziazione di evoluzione tra l’entità che faceva da ponte e l’entità che, invece, esponeva il messaggio in questione che erano le favole. Georgei
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