Insegnamento filosofico 7
E’ mia intenzione fornirvi qualche piccolo elemento riguardo al distacco del corpo astrale dal corpo fisico al momento della morte.
Certamente, coloro che hanno già letto i nostri messaggi ne ricorderanno uno in cui veniva parlato dei nadis (si veda l’ultima parte di questo post) ed io vi dico che ciò che allora era stato detto ha un collegamento non indifferente con il distacco del corpo astrale dal corpo fisico al momento della morte.
Avevamo infatti affermato che in tutto il corpo fisico di ogni individuo vi sono migliaia e migliaia di punti piccolissimi, i quali sono preposti a ricevere e a trasmettere le vibrazioni tra il piano fisico e gli altri piani di esistenza.
Queste vibrazioni si diversificano poi in varie forme, ma le forme che ci interessano principalmente questa sera sono quelle di tipo elettromagnetico.
Bene, da questi nadis vengono emesse delle vibrazioni che sono quelle che tengono il corpo astrale e gli altri corpi legati al corpo fisico; praticamente fungono da punto di contatto tra il corpo fisico e gli altri piani di esistenza. Ora, accade che, al momento della morte, un poco alla volta tutti questi nadis smettano di funzionare ed ecco così che, gradatamente, il corpo astrale si trova ad essere sciolto dal corpo fisico; ecco perché il corpo fisico, solitamente, resta legato al corpo astrale ancora per 36 ore circa dal momento in cui, solitamente, viene riconosciuta la morte ufficiale.
Occorre, infatti, questo lasso di tempo (che io esprimo in una cifra, ma che, in realtà è variabile da caso a caso, anche se in limiti alquanto angusti) perché il corpo astrale si possa svincolare definitivamente dal corpo fisico. Questa può sembrare un’affermazione posta per dogma, ma non è così: come prima è stato detto, quanto noi diciamo deve avere, per essere accettabile, una sua logica interna; così, se per il momento io non posso fornirvi una logica migliore, mi limiterò a ricordarvi che proprio negli ultimi tempi dagli scienziati del vostro mondo fisico è stato riconosciuto che l’attività elettromagnetica (non soltanto del cervello ma di tutto il corpo) continua anche parecchie ore dopo che viene riconosciuta la morte clinica.
Ecco: io affermo che questa attività, riscontrata nel corpo umano allorché in apparenza esso non possiede più vita, è dovuta proprio al funzionamento di questi nadis i quali, poco alla volta, si stanno «spegnendo», ma che continuano per qualche tempo ancora a funzionare; e continuano a funzionare fino a quando tutto il corpo astrale non è completamente staccato dal corpo fisico. Scifo
Piano astrale
Fino a questo momento abbiamo parlato di quello che succede al momento della morte, ed è stato detto che il corpo fisico rimane inanimato, mentre quei punti particolari che si trovano sulla superficie del corpo fisico, e che da alcune correnti vengono chiamati nadis, smettono di funzionare cosicché il corpo astrale si può staccare dal corpo fisico.
A questo punto l’individuo, l’ego che era principalmente cosciente nel corpo fisico, si trova ora cosciente principalmente sul piano astrale, quello che, come abbiamo più volte detto, è governato dalle sensazioni, dalle emozioni, dalle passioni.
In questo piano l’individuo si ferma a riesaminare tutta la sua vita e, attraverso la materia del piano astrale (che è completamente diversa da quella del piano fisico), crea dei mondi fittizi in cui l’individuo si trova a vivere ancora le proprie emozioni amplificate sensorialmente, cercando di comprendere a fondo le proprie esperienze. Un po’ alla volta la comprensione si fa strada in lui ed incomincia allora a spogliarsi della materia astrale e a superare, quindi, la parte più strettamente emotiva della sua vita. Quando si sarà spogliato di tutta la materia astrale, si troverà sulla soglia del piano mentale.
Piano mentale
Da questo momento la sua principale caratteristica sarà quella di avere un ragionamento molto lucido, molto coerente, molto razionale e potrà riesaminare ancora una volta la sua vita, questa volta razionalmente, cercando di vedere quali erano le sue vere motivazioni, le sue intenzioni. A livello razionale non potrà nascondersi assolutamente nulla di ciò che lo ha spinto ad agire durante la sua vita. Anche in questo piano, questa volta tramite la forza del suo pensiero, potrà vivere situazioni particolari, situazioni – logicamente – non di tipo sensoriale ma strettamente di tipo mentale, fino a riuscire, poco alla volta, a superare anche questa fase e con essa il piano mentale, fino a trovarsi sul piano akasico.
Piano akasico
Il piano akasico, come avevamo detto, è il piano della coscienza nel quale risiede tutta l’esperienza che l’individuo ha compiuto durante le sue vite; giunto a questo piano l’individuo si troverà in una situazione diversa a seconda del suo grado di evoluzione.
Se la sua evoluzione è alquanto limitata, allora si addormenterà (e diciamo «addormentarsi» solo per esprimente una condizione, uno stato, perché, pur continuando ad avere una sua certa vita interiore, non riuscirà ad essere influenzato da quello che succede intorno a lui nel piano akasico; così come un sordo non può reagire ai rumori che sono attorno a lui nel piano fisico). Se, invece, la sua evoluzione era già ad un buon punto, cosicché i suoi sensi akasici sono ben sviluppati, avrà la possibilità di contattare gli altri fratelli che sono all’interno di quel piano.
Arrivato a questo punto, quando l’entità sarà nel piano akasico, un po’ alla volta riceverà particolari spinte per cui, ad un certo momento, si troverà ad incarnarsi nuovamente. Boris
Il piano akasico, termine alquanto strano, alquanto inconsueto; cercherò di spendere qualche parola per inquadrare questo piano.
Chi di voi si è interessato di esoterismo, non limitandosi ad una sola corrente ma facendosene un’idea generale, avrà incontrato, citato in più correnti esoteriche, questo piano akasico. E se non lo avrà incontrato direttamente gli sarà capitato di leggere termini quali «I libri dell’akasa», oppure «Cronache dell’akasa» oppure, per chi conosce in qualche modo le teorie Rosacroce, «La biblioteca dei Maestri invisibili».
Bene, tutti questi termini non sono altro che una diversa interpretazione della stessa cosa, ovvero del primo sottopiano del piano akasico.
«Già – direte voi – sottopiano, fino a questo momento nessuno aveva parlato di sottopiano!» Certo, avete ragione, fino a questo momento, proprio al fine di non confondere le idee, visto che l’argomento era già alquanto confuso, non ci era sembrato il caso di parlare di sottopiani; non c’era, cioè, sembrato il caso di dire ancora che ogni piano, dal fisico all’astrale, al mentale, all’akasico e via e via, a sua volta è diviso, schematicamente, in sette strati diversi che noi preferiamo chiamare, per semplicità, sottopiani.
Che caratteristiche hanno questi sottopiani? Sono semplicemente sette livelli diversi di densità, sono quei famosi strati che dicevamo vengono abbandonati via via che l’entità passa da un piano all’altro; intendiamo cioè dire che ogni entità che passa attraverso ad un piano, per potersi muovere da questo piano attraverso al successivo, deve gradatamente abbandonare delle densità di materia, da noi chiamate strati; ecco, quindi, che da questo scaturisce la definizione di «strato» che ultimamente ci era stata richiesta e che era sta interpretata da alcuni – spero in senso ironico – come fette di prosciutto!
Ritornando dunque al piano akasico, in questo suo primo sottopiano si ha una caratteristica particolare: in esso, infatti, esiste la cronaca di tutto ciò che accade nella parte a voi manifesta della creazione; esiste cioè già tutto quello che è accaduto, che accade e che accadrà nel piano fisico.
Ecco perché questo piano viene definito biblioteca o archivio o cronaca: perché chiunque riesca ad arrivare con una certa coscienza a questo piano ha la possibilità di consultare tutte le immagini presenti in questa densità di materia. Scifo
Conoscere quello che sta al di là del piano fisico, è molto affascinante e consolatorio. Per me che fatico ancora a districarmi dalle piccole e grandi questioni terrene, pare un mondo così lontano. E’ come quando mi approccio ai temi della fisica o delle leggi che governano il Cosmo. Ci capisco poco o niente, ma mi permette di riposizionarmi al mio posto, cioè non più al centro, ma in un punto indefinito dell’Universo. Col tempo, forse, capire ciò che accade al di là dell’illusione che chiamiamo vita, sarà di maggior interesse e chiarezza, rispetto al momento presente in cui sono più impegnata a cercare di cogliere il senso di ogni fatto che vivo nella quotidianità.
In effetti sapere tutto questo mi dà l’idea di quanto infinitesimale sia la mia vita, e di come potrei affrontarla con più leggerezza. Proverò a ridere più spesso di me e non prendermi troppo sul serio nei miei diversi ruoli. Grazie
Grazie.
Come per Natascia, anch’io sento questa spiegazione affascinante ma lontana dal mio presente. La fiducia non mi fa pensare troppo al poi, è invece l’officina che assorbe tutte le energie.
Grazie
A Natascia e Anna
Il bambino che cresce non sente di certo l’esigenza di misurarsi con la grammatica, eppure l’adulto gliela propone e si aspetta che l’impari.
Conoscere la grammatica, al bambino sarà utile per tutta la vita, sebbene nel presente abbia altre urgenze ed altri interessi.
L’adulto nel sentire propone grammatiche esistenziali, utili per acquisire un quadro d’insieme del vivere e del morire.
Care sorelle, vi basta sapere che la vita non finisce con la morte? Vi basta poco. Vi basta sapere che quella giovane donna, M., che ci ha lasciati la settimana scorsa, ancora vive, e non vi interessa sapere, almeno per sommi capi, come? Peccato. Sapere come e cosa essa vive, illuminerebbe non poco il nostro vivere e molti elementi ci fornirebbe per permetterci di comprendere più a fondo il nostro quotidiano e la nostra fatica, le sue ragioni.
Sono solo curiosità da esoteristi e noi abbiamo ben altre fatiche da affrontare? Se posso dire, liberatevi di alcune incombenze e cercate di conoscere i molti livelli del vivere, vi sarà d’aiuto prezioso nei giorni di questa e dell’altra vita.
Altrimenti commetterete l’errore di quel povero a cui si vuol insegnare a costruire la canna da pesca, ma rifiuta l’aiuto perché è troppo affamato e la sua urgenza lo porta a continuare a pescare con le mani.
O commettete l’errore di delegare qualcuno ad occuparsi della costruzione delle canne da pesca, tecnica che poi vi racconterà e canne che vi venderà: ma, ahimè, la conoscenza non si compra.
Mi da un grande respiro leggere parole così chiare di argomenti che, se anche conosco, vengono, così, ancora più impressi! Il punto è che finalmente possiamo slacciarci da quel mondo fumoso, bucolico e molto poco credibile di un’anima che vaga in un altro mondo per l’eternità. Il percorso è chiaro, tracciato, coerente e logico. Grazie!
Ho compreso.
Grazie
Si chiaro. Grazie
Avevo postato un commento ma non lo vedo, probabilmente ho fatto un errore usando lo smartphone..
Grazie!
Non mi pare che l’atteggiamento sia di colei che non vuole imparare, per rimanere ancorata alle faccende quotidiane e accontentarsi del poco che sa. In realtà, al contrario, ho il timore di alimentare una visione piena di fascino e consolazione, forse il tema, così mi appare, perché non ho gli alfabeti per comprenderlo. Hai ragione a sollecitarmi ad apprendere la “grammatica”, ma credo che le incombenze che vivo siano anch’esse utili all’apprendimento. Tutto sta a come ti poni di fronte ai fatti della vita. Probabilmente il solo fatto di avere un corpo fisico limita la possibilità di fare esperienze dei corpi più “sottili”, per lo meno alla maggior parte di noi. Quindi parlare di altre dimensioni, di cosa accade dopo la morte fisica è un atto di fiducia. Sento che è profondamente vero, ma non perché qualcuno me lo ha spiegato. D’altra parte improntare la vita su quello che verrà poi, nella prospettiva della dimensione akasica, ora mi sembra prematuro. Ad ogni fase della nostra storia evolutiva, si vivono determinate esperienze e si acquisiscono le relative comprensioni. Pertanto non è per pigrizia che non mi dedico dell’oltre morte, ma per una sorta di pudore. Il mistero sarà’ svelato, quando ne entrerò a far parte e si apriranno nuove visioni e nuove comprensioni da conseguire.
A Natascia: so quanto tu ed Anna siete impegnate e dedite al cammino della conoscenza e della consapevolezza.
Tutto è utile all’apprendimento e non si tratta certo di spostare la propria dedizione dal quotidiano allo studio del dopo-morte.
Si tratta di coltivare uno sguardo ampio. Vita incarnata e vita escarnata sono una unità inscindibile, si completano a vicenda e l’una prepara l’altra.
Un solo elemento, a titolo di esempio: quando il corpo fisico viene abbandonato dalla coscienza, il suo veicolo più denso diviene il corpo astrale.
Con quel corpo, e su quel piano, l’individualità vede a ritroso, e sente emozionalmente, tutte le scene della sua vita trascorsa in cui ha marcato in modo particolare un limite di comprensione: soffre in sé il dolore provocato agli altri, amplificato.
Ecco come le due vite divengono e sono unità inscindibile: conoscere questo non è abbandonarsi alla consolazione, ha ben poco di consolatorio quel passaggio per il piano astrale e il successivo, dove si analizzano le proprie intenzioni, per il piano mentale. Conoscere questo può indurre, ad esempio, ad essere più vigili ora, più attenti alle intenzioni e all’egoismo, o alla prevaricazione, o all’uso strumentale dell’altro: sapere che di tutto renderemo conto a noi stessi domani, forse ci aiuta ad essere più lucidi e presenti oggi.
“D’altra parte improntare la vita su quello che verrà poi, nella prospettiva della dimensione akasica, mi sembra prematuro”: alcune volte mi trovo a testimoniarvi la vita nel sentire, lo faccio perché voi abbiate chiara la strada da percorrere: il fine non è proiettarvi in uno stato che, se non è maturo, è solo illusione e sogno, ma quello di illuminarvi la strada, di farvi vedere i vostri passi e dove essi conducono.
Ricorderai che un Maestro molto ha parlato del Regno: lo faceva per imbonire i suoi discepoli? Non credo. Mostrare l’orizzonte crea chiarezza nell’interiore in merito alla direzione da seguire, e sviluppa una tensione consapevole tra l’ora e il non-ancora. La persona vede simultaneamente ciò che è, e ciò che diverrà e può così plasmare la propria vita, per quel che le è dato farlo.
Questa tensione si perde quando ci si immerge troppo in profondità nel presente e con esso ci si identifica: certo, quel presente insegnerà il necessario ma, quante volte, se avessimo uno sguardo più ampio, potremmo procedere con più leggerezza? Non deriva forse l’identificazione anche da un limite di visione unitaria dei processi?
Grazie. La lettura dei commenti mi ha aiutato a sciogliere alcuni dubbi derivati dalla lettura del post. Condivido l utilità del sapere che cosa succede dopo per essere più vigili ora. L unico dubbio che mi è rimasto è questo: perché verso l inizio si parla di sensazioni a proposito del corpo astrale? Non sono prerogativa di quello fisico, come diciamo sempre?
Dal nostro punti di vista di incarnati sul piano fisico siamo abituati a considerare il corpo fisico come il centro di ciò che viviamo ma le Guide ci hanno insegnato che non è veramente così. Il corpo fisico (che ha la funzione principale di fungere da interfaccia tra l’esperienza vissuta durante l’incarnazione e le altre componenti dell’individuo) raccoglie le percezioni di ciò che vive sul piano fisico e ne trasmette le caratteristiche ai suoi altri corpi che hanno il compito di elaborarle.
Così, le percezioni entrano in contatto, per esempio, col corpo astrale – che gestisce le emozioni e le sensazioni – che le modula secondo le vibrazioni che lo compongono e i dati elaborati al suo interno vengono rinviati al corpo fisico per permettergli di esprimersi all’interno del piano fisico.
Le sensazioni, quindi, in realtà provengono dal piano astrale e il corpo fisico le riceve e le adopera per manifestare l’individuo con il suo retaggio di comprensioni e incomprensioni nel corso del processo incarnativo.
Credo che sia un concetto molto complesso e veramente comprensibile dal punto di vista logico soltanto tenendo conto della trasmissione dei dati da corpo a corpo attraverso i flussi vibratori che circolano all’interno dell’individualità incarnata e dei suoi vari corpi.
Questo, almeno, è quello che ho compreso io e che spero di essere riuscito a trasmettere!
Pur riconoscendo l ‘ utilità di queste nozioni, le avverto distanti ma allo stesso tempo reali e rassicuranti …probabilmente manca quella capacità ad alzare lo sguardo. Grazie.
Utile questo approfondimento. Penso che potremmo ulteriormente svilupparlo e visto che mi sono prenotata per l’intensivo di marzo, non mi dispiacerebbe riproporlo.
Grazie.
Grazie
Questo argomento mi è molto familiare data l’esperienza avuta nella mia tenera infanzia come ho già avuto modo di illustrarvi e dunque posso confermare quanto sia precisa la descrizione di ciò che accade al momento del trapasso… Momento liberatorio che sfocia in un’esplosione di felicità per la ritrovata libertà da un corpo troppo angusto per uno spirito immenso e luminoso quale in realtà siamo