[…] È chiaro che il Disegno pennellato dall’Assoluto è di una complessità apparentemente enorme e stupefacente, specialmente per chi lo osserva dal relativo, come tutti voi. Sembra di una complessità talmente enorme che è molto difficile, apparentemente, riuscire a tenere in ordine, tenere al loro posto tutti i tasselli che lo compongono.
Però, se voi cercate di guardare con occhio meno meravigliato tutto questo, potreste rendervi conto che uno degli elementi di base presente in tutto il Disegno, in tutte le sue diramazioni, in tutte le sue sfumature, in tutto il suo svolgersi nella Realtà, è costituito dal ripetersi dello stesso elemento.
Il ripetersi dello stesso elemento ci ha accompagnato, ad esempio, se ricordate con attenzione, allorché vi abbiamo spiegato la composizione della materia; se voi pensate che il concetto di “unità elementare” è stato un concetto che ci è servito per spiegare tutta la materia di tutti i vari piani, in quanto era un concetto-modello di qualche tipo, un’idea di qualche tipo che si ripeteva identica – pur con sfumature diverse – all’interno dei vari piani di esistenza di cui abbiamo trattato.
Questo, alla fin fine, può essere considerato un esempio semplificativo per comprendere da un concetto, da un’idea soltanto, lo sviluppo di qualche cosa che, altrimenti, sarebbe stato molto difficile da comprendere. Avendo questa base, è stato possibile parlare di tutti i piani di esistenza, dei vari tipi di materie e quindi cercare poi di addentrarci nei vari particolari attraverso le reazioni della materia…
Ora, questo concetto di ripetizione di un modulo di base su cui la Realtà è strutturata può essere intravisto anche negli ultimi discorsi che abbiamo fatto. Cosa sono, infatti, a pensarci bene, l’imprinting, l’istinto, gli archetipi transitori e gli archetipi permanenti se non uno stesso concetto di base che si ripete con sfumature diverse attraverso tutta la Realtà!
Ora dovete spiegarmi qual è il concetto che si ripete, visto che gli elementi sembrano essere così diversi tra di loro!
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[…] L’elemento comune può essere ravvisato nel fatto che, se pensate bene a tutto quello che abbiamo detto in passato: imprinting, istinto, archetipi transitori e archetipi permanenti (e per i permanenti, se non vado errato, l’avevo detto specificatamente) sono tutti strettamente collegati e dipendenti dall’azione della “vibrazione prima”.
Ora, se questo è vero per la “vibrazione prima” è altrettanto vero anche per gli altri elementi. Vediamo un attimo di capire perché. Per far questo, bisogna riosservare per qualche attimo assieme la nascita dell’evoluzione per quello che riguarda una “razza”.
Voi sapete che, teoricamente, all’inizio, tutta la materia sui vari piani di esistenza è immobile; quindi priva di movimento e, proprio per questo motivo, essendo priva di movimento, non possiede alcuna caratteristica, per cui è stata definita “materia indifferenziata”. A un certo punto viene emessa – e saltiamo tutta la parte di come viene messa, dei vari movimenti che portano a questa emissione – quella che abbiamo definito “vibrazione prima”, ovvero quella sorta di nota musicale che costituisce la base vibratoria che dà un’impronta all’evoluzione del cosmo, ovvero quella “vibrazione prima” che attraversa tutta la materia del cosmo e mette in moto l’evoluzione.
Naturalmente, quando la materia indifferenziata viene attraversata dalla “vibrazione prima” non resta indifferente a questo attraversamento di materia; questa è una semplice legge fisica che chiunque di voi può comprendere, no? Quando, attraverso qualcosa che è fermo, passa qualcosa che spinge o che si muove, parte di quel movimento, di quella spinta viene comunicata alla materia ferma che, a sua volta, in qualche maniera assorbirà questo movimento, questa spinta, e la propagherà all’intorno; il che significa che, in quel momento, la materia incomincerà a non essere più totalmente indifferenziata, ma incomincerà ad avere alcune determinate caratteristiche.
Ora, bisogna comprendere che la “vibrazione prima” non è – come tutto, nella Realtà – una vibrazione casuale, ma possiede in sé una sua logica e un suo perché; possiede in sé (se si potesse personificare la vibrazione in qualche maniera) un’idea, un intento nel far sì che il cosmo evolva in un certo modo di una certa direzione.
Questa “vibrazione prima” è quella, dunque, – come ho cercato di trasmettervi – che dà le particolarità tipiche di quel cosmo. Ora, naturalmente, questo sottintende che ogni cosmo può avere come base, come “vibrazione prima”, una ”vibrazione prima” diversa come caratteristiche dalle altre. Giusto?
D – La vibrazione prima, dato che io pensavo di associarla agli archetipi permanenti, sono più vibrazioni o è una vibrazione unica per un cosmo?
Parte come vibrazione unica ma, scontrandosi poi con le varie materie, a quel punto, interagendo con le altre materie, si amplia, si trasforma toccando un’altra materia. Quindi, supponiamo – come dicono certi esoteristi e come viene detto in certi ambienti magici – che la “vibrazione prima” possa essere assimilata, come base del vostro cosmo, al numero 7, ecco che questo 7, questa vibrazione che rappresenta il 7, è quella che identifica il vostro cosmo e che, attraverso il passaggio tra le varie materie, le trasforma in maniera tale da armonizzarle intorno a questo 7, a questa “vibrazione prima” che, appunto, diventerà in qualche maniera l’ordito di base del cosmo stesso.
Ora, la “vibrazione prima” attraversa tutta la materia e il suo attraversamento, come abbiamo detto, dà il via all’evoluzione della materia, all’evoluzione della forma, all’evoluzione della coscienza. Ecco, così, che da questi scontri di “vibrazione prima” e di materia che attraversa un po’ alla volta incomincia a prendere vita, a formarsi, a manifestarsi la realtà così come voi la conoscete, arrivando a costituire quella dicotomia tra materia akasica e ambiente fisico che porta, attraverso il vibrare della “vibrazione prima” di tutte le vibrazioni che ha creato nella materia, al crearsi della Realtà di ognuno di voi nel corso dell’evoluzione.
Questo significa che la necessità dell’imprinting – perché l’imprinting è una necessità, oltre a essere un processo – nasce proprio dal fatto che, al passaggio della ”vibrazione prima”, vi è una risposta da parte della materia e che la “vibrazione prima”, allorché arriva sul piano fisico, provoca un’analoga controrisposta, e questa controrisposta porta una vibrazione diversa verso la materia akasica che attraversa, facendo sì da imprimere in questa una prima forma di differenziazione, una frattura nella grande massa akasica, in modo da creare quelle che avete definito, se non erro, “isole akasiche”.
Ecco, quindi, che in questo modo potete capire come l’imprinting possa essere una diretta derivazione di quella che è la “vibrazione prima”, però questa qua è la prima forma, la prima derivazione, il primo effetto a livello di materia akasica da parte della “vibrazione prima”; perché continuando la “vibrazione prima”, comunque sia, a risuonare nella materia del cosmo, continuando la materia del cosmo a rispondere a questa nota che vibra, ecco che l’evoluzione incomincia ad accelerare in qualche maniera, ed ecco che si passa a forme di vita più evolute, come possono essere le forme cristalline, poi le forme vegetali, poi le forme animali.
Ovviamente, a questo punto, l’imprinting non può bastare più; è necessario che la “vibrazione prima” provochi qualche cosa, un effetto di qualche tipo che aiuti questa accelerazione dell’evoluzione, l’aiuti a completarsi, a diversificarsi per poter dispiegare poi tutto il Grande Disegno, altrimenti non si riuscirebbe a creare quella varietà di forme, di immagini, di cose che creano la Realtà.
E questo secondo effetto, questa seconda manifestazione della “vibrazione prima” è quella che dà vita agli istinti, che sono gli effetti della “vibrazione prima” attraverso le leggi naturali, che si ripercuotono sulla materia akasica allorché la “vibrazione prima” ritorna indietro e fa sì che la materia akasica si differenzi ancora di più e si disgreghi sempre più per avviarsi verso quella costituzione di un corpo fisico e un corpo akasico individuali.
D – La “vibrazione prima” provoca questa modificazione e l’inizio dell’imprinting: questo vale per tutto il cosmo, e quindi per tutto quello che è in quel cosmo, quindi vale per tutte le 7 razze ugualmente, od ogni razza ha la sua differenziazione, la sua particolarità, sia come imprinting, sia come istinto, sia come archetipi?
Diciamo che la “vibrazione prima” dà una base che è uguale per tutto il cosmo. Quello che poi cambia da una razza all’altra è dovuto alla risposta diversa che provoca la “vibrazione prima” nelle varie situazioni e che porta a un imprinting diverso, e poi magari a tipi d’istinto diversi ma, più che altro, alla costituzione poi degli archetipi, che sono chiaramente diversi – specialmente quelli transitori – da razza a razza; anche perché la “vibrazione prima”, come avevamo detto all’inizio, sa già dove deve arrivare, cosa vuol fare; conosce già, nella sua realtà, qual è il Grande Disegno e quindi sa come orientare l’evoluzione del cosmo.
Abbiamo visto, dunque – riassumendo brevissimamente – come la “vibrazione prima” è la base della necessarietà dell’imprinting e come sia anche la base per la costituzione di quelli che sono stati definiti gli “istinti”.
Ora, mi sembra evidente, considerando sotto quest’ottica quanto abbiamo detto in questi anni, che partendo dalla “vibrazione prima” sia anche facile arrivare a comprendere come gli stessi archetipi transitori siano alla fin fine una conseguenza della “vibrazione prima”, in quanto è ovvio che se la “vibrazione prima” parte dai piani più alti per arrivare sul piano fisico e tutto ciò che tocca, tutto ciò con cui in qualche modo entra in contatto, con cui comunica in modo vibrazionale, risponde a quella che è la sua nota di base, mi sembra evidente […] che attraverso questo impulso, e la sua relativa risposta, l’essere umano comprenda o non comprenda qualche cosa.
Questa comprensione o non-comprensione porti alla creazione di idee che, allorché entrano in comune con quelle di altri individui, finiscono per formare quelli che abbiamo definiti archetipi transitori; ovvero una sorta di idee che valgono per una limitata – o più o meno ampia, ma non totale – porzione delle persone incarnate sul piano fisico e che costituiscono il traino della società per un certo periodo di tempo.
Ad esempio, per fare un esempio pratico e immediato nella vostra vita quotidiana, è stato creato nell’Occidente l’archetipo transitorio della bellezza fisica. Quello dell’aspetto fisico, dell’aspetto esteriore, dell’essere “palestrati” e via dicendo, ha cominciato a prendere una forza tale, presso una parte della popolazione dell’Occidente, da creare un archetipo transitorio. Forse non l’avevate mai pensata in questo termini.
[…] Questo archetipo transitorio, che nasce sempre e comunque dalle spinte, dagli indirizzi posti dalla “vibrazione prima”, voi direte: “Che funzione ha?”. Se esiste, deve anche avere una funzione; giusto? Allora vediamo, secondo voi, che funzione può avere un archetipo di quel tipo?
[…] Se l’archetipo transitorio vale, è un’ipotesi senza senso, per cento persone: c’è questo archetipo che, in qualche modo, è un’idea verso cui tendono queste cento persone perché l’hanno creata come meta ottimale da raggiungere. Va bene? Terra-terra mettiamolo così, il concetto.
Però non dimenticate che queste 100 persone, ognuna di loro, ha lo stesso archetipo ma ha un’evoluzione e dei bisogni diversi; quindi ognuna di queste persone tenderà a realizzare l’archetipo secondo una “sua” maniera, non secondo quella degli altri.
Certamente l’archetipo accomuna tutte queste persone, perché tutte hanno la spinta verso questa direzione, però il modo per perseguire questa direzione sarà diverso per tutte quante; quindi ci sarà chi lo farà perché ha preso coscienza del proprio corpo, ci sarà chi lo farà perché vuole essere bello, ci sarà chi lo farà perché a quel modo (sentendosi bello) elimina i propri sensi d’inferiorità, ci sarà chi lo farà per mettersi in mostra…; su 100 persone molto probabilmente non ce ne saranno due con lo stesso identico motivo per cui praticano, seguono, cercano di raggiungere o realizzare questo archetipo transitorio. D’accordo?
D – Scifo, posso fare una domanda? L’archetipo transitorio si forma sul piano akasico. Tu, invece, parli – socialmente parlando – che è una idea. La relazione tra idea e la formazione della materia sul piano akasico, me la puoi spiegare?
[…] Diciamo che è abbastanza logica e semplice la risposta: l’archetipo transitorio è chiaro che in qualche modo interagisce, certamente; è una cosa costruita ma ha degli effetti. E questi effetti si ripercuotono sulla materia sottostante; così come nascono, tutto sommato, da esperienze dell’individuo nella materia sottostante, si ripercuotono anche gli effetti nella materia sottostante. Ecco, quindi, che in qualche modo il diretto substrato di quello che è l’archetipo transitorio nasce dalle idee che si formano all’interno del corpo mentale dell’individuo.
D – E nel corpo akasico dell’individuo si manifestano per incomprensione dell’individuo?
Ah be’ certamente, certamente. Tenete presente una cosa, è un fatto che forse non ho sottolineato molto, questo: il fatto stesso che si tratti di archetipi transitori, significa che sono archetipi che vanno superati. Se vanno superati, significa che non sono archetipi definitivi, che non sono archetipi che possono essere stabili, che quindi non sono gli archetipi ottimali, ideali da raggiungere per conseguire evoluzione.
D – Certo, quindi sono una piattaforma per poter capire e avvicinarsi a quello definitivo.
Certamente.
D – Volevo chiederti: può avvenire la cristallizzazione di un archetipo transitorio, che non si riesce a superare? Mi vengono in mente, per esempio, i mussulmani, i Talebani, con il loro fanatismo, che non riescono a superare quel modo di agire.
Vedete, creature, in realtà l’archetipo transitorio in se stesso è una cristallizzazione; è una cristallizzazione, però, particolare perché – pur essendo qualcosa di fermo, come concetto – vi è però insito anche il movimento, perché l’individuo tende verso questo concetto; quindi è una cristallizzazione abbastanza atipica rispetto a quella di cui avevamo parlato le altre volte; ovvero vi è qualche cosa di fermo che però provoca un movimento.
Ecco, quindi, che si può dire che in realtà gli archetipi transitori sono delle cristallizzazioni, tuttavia queste cristallizzazioni rientrano nella necessità di una logica per l’evoluzione, si creano per acquisire evoluzione, per acquisire comprensione e vengono in qualche maniera sciolte, trasformate, annullate allorché la comprensione di queste persone che l’hanno create viene raggiunta.
[…] Dopo aver capito come la “vibrazione prima” entra nella costituzione dell’imprinting, dell’istinto e anche degli archetipi transitori, è ovvio che si possa arrivare tranquillamente a osservare l’influsso della “vibrazione prima” per quello che riguarda gli archetipi permanenti. È ovvio?
[…] Non è poi così ovvio, anche perché dovete ricordare che gli archetipi permanenti, pur essendo in qualche modo collegati agli altri elementi a cui abbiamo accennato (ché poi hanno tutti quanti la funzione di aiutare, di accelerare l’evoluzione; la funzione comune è questa, così come è l’elemento comune che spinge la “vibrazione prima”), gli archetipi permanenti, al contrario degli altri elementi (imprinting, istinto, archetipi transitori, ndr) che nascono, alla fin fine, dalla risposta proveniente dal piano fisico per l’esperienza di chi la sta facendo, invece gli archetipi permanenti nascono direttamente dalla “vibrazione prima” e si vanno a stabilire all’interno del piano akasico – tanto per rendere più semplici le cose, che non sono poi così semplici ma non interessa complicarle ulteriormente – si vanno a stabilire là dove sono situate, non sotto la spinta delle comprensioni dell’individuo, ma sotto la spinta di dove vuole la “vibrazione prima”, e chi l’ha emanata, che il cosmo si diriga.
Quindi sono preesistenti, sono tra le prime cose che vengono a situarsi all’interno del cosmo e sono i fili che il Grande Burattinaio ha posto (tramite la “vibrazione prima”) nell’intero cosmo per muovere l’evoluzione nel senso che desidera sia mossa.
Gli archetipi permanenti esistono per attirare l’evoluzione, in particolare degli esseri umani, verso quei concetti di base che costituiscono il nucleo principale della comprensione e dell’evoluzione all’interno di un cosmo e che sono, essenzialmente, dei concetti di ordine astratto.
Mentre gli archetipi transitori possono possedere sia una parte di concezione astratta, sia una parte di concezione concreta, pratica, utile, materiale, all’interno delle situazioni che l’individuo sta vivendo; gli archetipi permanenti, invece, sono dei concetti astratti di difficile comprensione e precisazione che esistono per trainare l’evoluzione dell’individuo e attirarlo verso la ricerca di quelle mete che sente sfuggirgli.
Se voi ricordate, fin dall’inizio noi abbiamo detto sempre che ognuno di voi continua a vivere la sua vita malgrado i vari problemi che attraversa, perché continua a essere attratto dalla Scintilla, da questo legame che è rimasto con l’Assoluto, da questa ricerca, da questa insoddisfazione, da questo tentativo di ritornare al vero Padre che esiste al di là dei cosmi. Ecco, sotto quest’ottica potete considerare gli archetipi permanenti come le campane – avevamo detto – che continuano a rintoccare periodicamente per far sì che ognuno di voi si ricordi che il Padre sta aspettando il nostro ritorno a casa.
[…] La “vibrazione prima” praticamente “avvolge” tutto il cosmo, quindi agisce su tutto il cosmo contemporaneamente. Voi, purtroppo, avete il concetto di tempo, per cui non potete riuscire a comprendere il fatto che la “vibrazione prima” possa agire contemporaneamente su tutta la materia; questo è un elemento di difficile comprensione, chiaramente, perché è concettualmente impossibile per voi da riuscire a comprendere veramente fino in fondo. Comunque, la realtà è questa: non vi è un elemento prima, non vi è un elemento dopo. D’altra parte, se così non fosse, l’Eterno Presente non potrebbe neanche esistere, no? Scifo
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Discorsi vasti, apparentemente comprensibili ma forieri al contempo di dubbi e perplessità.
Ad es. pensare che l’istinto del leone e della gazzella, del lupo e dell’anello, siano mossi dalla medesima vibrazione prima, appare arduo.
Continuiamo a stare sul pezzo confidando che dubbi e perplessità si dissipino nel tempo e nella prosecuzione della lettura di ulteriore materiale.
Nel frattempo, lasciarsi interrogare, stimolare ma senza pretesa di comprendere e conservando il dubbio.
Davvero un affresco ampio che dà la possibilità di collocare i tanti tasselli che in questi anni sono stati forniti.
Ritornano in queste parole la sapienza di millenni di pensieri filosofici, mistici, religiosi.
Il “ritorno al Padre”, che viene citato nella parte finale, ha tutta l’aria di essere un archetipo permanente che guida questo cosmo in cui siamo.