Da una non comprensione al senso di colpa [A180-sdc4]

Come si rileva da quanto abbiamo detto fino a questo punto il senso di colpa fa capo a un’incomprensione dell’individuo.

A priva vista questo sembrerebbe ricondurre pari pari alla stessa genesi che avevamo individuato per la formazione dei somatismi dell’individuo, percorrendo lo stesso cammino che avevamo tracciato in quel frangente, ovvero il passaggio dall’incomprensione individuale a livello del corpo akasico fino al suo manifestarsi in una qualche forma di sofferenza nel corso della vita della persona.

In effetti il processo che porta alla formazione del somatismo è molto simile a quello che porta alla formazione del senso di colpa, tuttavia ci sono delle sfumature che rendono i due processi parzialmente osservabili in prospettive diverse, pur correndo, effettivamente, su binari in una certa misura paralleli.

Non sarà certamente facile riuscire a farvi scorgere queste sfumature ma, dal momento che nel vostro percorso evolutivo è scritto che un non ben identificato Scifo vi tormenterà con le sue considerazioni, non posso certamente fare finta di nulla ed evitare di portare avanti quello che è il compito che mi è stato assegnato!

Per prima cosa vorrei chiarire un elemento base di quanto stiamo dicendo, in modo da evitare confusioni di interpretazione, riportando in primo piano la questione della distinzione tra processo e strumento.

Il senso di colpa (così come, d’altra parte il somatismo) è ascrivibile alla categoria degli strumenti e, in particolare, a quella di quegli strumenti che avevamo definiti come relativi, ovvero quegli strumenti che vengono creati da processi temporanei che hanno la funzione di dotare l’individuo di mezzi da adoperare per contribuire all’avanzamento della sua evoluzione, mettendogli a disposizione degli strumenti temporanei e da un’esistenza temporale limitata, i quali perdono la loro ragione di essere allorché il compito – per espletare il quale si erano andati creando – è stato portato a termine.

Può sembrare un concetto un po’ sfuggente, ma, se ci pensate, è lo stesso che avevamo adoperato per stabilire la differenza tra Archetipi Permanenti e Archetipi Transitori: mentre i primi sono strumenti assoluti, i secondi sono strumenti relativi e temporanei, in quanto, compiuta l’esplorazione esperienziale di un determinato archetipo, esso si dissolve e non esiste più come strumento, dal momento che la sua esistenza non è più necessaria per quel particolare individuo.

Il senso di colpa può essere osservato nella stessa ottica in cui avevamo osservato in precedenza i somatismi, ovvero come un aiuto, un’indicazione preziosa che indica l’incomprensione interna dell’individuo, situazione che si risolve nel momento in cui l’incomprensione è stata compresa e il processo interiore che aveva dato il via alla creazione dello strumento temporaneo “senso di colpa” termina. Ma vediamo di trovare ulteriori dettagli.

Come abbiamo visto il processo di avvio della formazione del senso di colpa parte, ancora una volta (ma, d’altra parte questa è una costante nell’intero percorso evolutivo dell’individuo verso l’ampliamento del suo sentire e, in quanto tale, si può individuare in tutti i processi che compongono l’insieme delle spinte che smuovono l’individuo spingendolo verso una maggiore comprensione) prende il via da qualche cosa che, a livello akasico, non è stato compreso a sufficienza.

Dal momento che gli elementi in gioco sono il corpo akasico dell’individuo e il suo grado di sentire, risulta evidente che si tratta di un processo che riguarda l’incarnazione umana – in cui vi è un corpo akasico individuale, strumento principe del processo evolutivo dell’essere umano – o, al massimo, le ultimissime incarnazioni  in forma animale, quelle incarnazioni, cioè, in cui il campo dell’anima gruppo che comprendeva più forme animali a essa collegata si restringe fino a ridursi a un solo corpo akasico per ogni individualità. E questo accade, ovviamente, soltanto all’ultimissima incarnazione animale, quella che risulta fondamentale e preparatoria per il passaggio all’incarnazione in forma umana. Soffermiamoci un attimo su questo punto, domandandoci se nel regno animale (prima dell’incarnazione umana) può esistere il concetto di senso di colpa. (Stralciamo questo argomento e lo proponiamo nel post successivo A181, ndr).

È importante, a questo punto, tracciare una linea di demarcazione tra somatismo e senso di colpa. Mentre il somatismo può essere considerato come una reazione proiettata all’esterno dell’individuo nella sua condizione fisica o nel  comportamento che mette in atto nel corso delle esperienze che gli si presentano, il senso di colpa ha una struttura più complessa, dal momento che non necessariamente si manifesta in maniera palese e facilmente individuabile nel rapporto tra individuo e realtà esterna, assumendo caratteristiche dai contorni meno netti di quelli che solitamente hanno, per esempio, i somatismi fisici, nei quali l’evidenza della reazione fisica è talmente palese e invasiva che l’individuo non può fare a meno di notarla e di osservarla nel tentativo di evitare l’insorgere della sofferenza. 

Si può, quindi, affermare, che il somatismo fisico o comportamentale è il punto finale dell’esteriorizzazione dell’incomprensione dell’individuo. Il senso di colpa, invece, scaturisce all’interno dell’individuo nel momento che [l’incomprensione] […] è tradotta sul piano fisico in azioni o omissioni nel corso della vita di tutti i giorni ma non solo: esso può avere connotazioni precise anche in assenza di un’azione reale e scaturire da qualcosa di più intimo e, in fondo, di meno individuabile, come i pensieri o le emozioni che stanno alla base della reattività dell’individuo sul piano fisico e che, magari, sotto l’influenza continua sia degli Archetipi Permanenti che degli Archetipi Transitori, non si traducono, alla fine, in risultati reattivi concreti all’interno del piano fisico.

Individuare e osservare un proprio senso di colpa significa entrare più profondamente dentro se stessi ed esaminare in maniera più articolata le proprie incomprensioni, in quanto il farlo coinvolge il rapporto personale di ogni individuo incarnato in via di evoluzione con i processi stessi che gli forniscono un’ininterrotta spinta verso il compimento del suo processo evolutivo.

Gli ostacoli che si frappongono lungo l’itinerario di questa osservazione sono molteplici: dall’Io ai modelli di riferimento cui l’individuo cerca di adeguarsi, dalle varie censure, scaturenti dall’Io, alle influenze esterne che egli sente riflettersi su se stesso. Scifo

Ciclo sul senso di colpa

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Catia Belacchi

Grazie per il parallelo tra senso di colpa e somatismo.
Tuttavia il passo va ben assimilato.

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