Da inconscio a conscio attraverso gli Archetipi Transitori [A200-sdc24]

Da quanto abbiamo esaminato fino a questo punto mi sembra che risulti chiaro che l’osservazione dei sensi di colpa da parte dell’individuo incarnato (e, di conseguenza, il lavoro che gli è possibile compiere su di essi per aiutare il loro superamento attraverso la comprensione di ciò che li ha motivati) può venire effettuata solamente sui sensi di colpa che abbiamo definiti consci.

Ovvero su quelli che arrivano alla consapevolezza dell’Io inducendolo, grazie alla spinta fornita dalle tensioni interiori che essi fanno nascere al suo interno, a riconoscere e ammettere la loro esistenza e, infine, ad accettare il fatto che, se vuole ritrovare l’equilibrio che gli sta sfuggendo di mano ricreandone uno diverso che gli permetta di ritornare in una ipotetica posizione di supremazia e di superiorità, deve riuscire a superare o, quanto meno, a stemperare la destabilizzazione che essi hanno creato nella sua interiorità.

Nel corso di questo lavoro che stiamo portando avanti ormai da parecchio tempo non ci occuperemo direttamente dei sensi di colpa inconsci, ovvero di quei sensi di colpa sotterranei che non riescono a essere percepiti come tali dall’Io: è ovvio e, oserei dire, addirittura banale, arrivare alla considerazione che se l’Io non percepisce l’influenza che un senso di colpa esercita sulla sua maniera di rapportarsi con ciò che vive sul piano fisico e non ne riconosce l’esistenza né, tanto meno, ne accetta la presenza al suo interno, non può certamente intervenire in maniera diretta, attiva e consapevole su di esso.

Questo non significa che mentre l’individuo affronta i sensi di colpa di cui è consapevole, contemporaneamente nelle sue varie componenti non si operi (anche se in maniera inavvertita dall’Io) per operare quella trasformazione dei sensi di colpa da inconsci a consci che è indispensabile per attraversare le varie fasi che portano l’individualità alla comprensione.

Si tratta, in fondo, di un processo di evoluzione del senso di colpa che, adoperando l’onda vibratoria che esso genera all’interno dell’individuo, traccia la strada per farlo arrivare alla sua consapevolezza, permettendogli così di lavorare su di esso in maniera più efficace, dal momento che tutte le sue componenti saranno operative di comune accordo e tenderanno lo stesso fine, ovvero quello di generare un nuovo equilibrio interiore grazie alle nuove sfumature di comprensione che, nel corso di tale lavoro, vengono generate e sistemate all’interno del corpo della coscienza, rendendo fluido il percorso del ciclo vibratorio akasico/fisico.

Prima di proseguire nel nostro percorso teso ad aiutarvi ad affrontare nel quotidiano i vostri sensi di colpa, credo che sia utile riesaminare ancora brevemente quanto avevamo detto a proposito del collegamento tra i sensi di colpa e gli Archetipi, sia quelli Permanenti sia quelli Transitori.

I sensi di colpa nascono, come abbiamo visto, direttamente dalle incomprensioni dell’individuo allorché il suo corpo della coscienza si confronta con i modelli stabiliti dagli Archetipi Permanenti, rilevando l’incongruità tra ciò che crede di aver compreso fino a quel punto (e i comportamenti che il suo sentire lo porta a mettere in atto nel corso dell’incarnazione) e i comportamenti corretti che, invece, gli Archetipi Permanenti indicano come corretti e in coerente armonia con la legge evolutiva interna propria del Cosmo.

È chiaro – almeno così spero – che, in questa fase, il senso di colpa non arriva a manifestarsi apertamente e in maniera osservabile dall’Io all’interno dei movimenti comportamentali dell’individuo incarnato durante l’esperienza di vita che egli compie sul piano fisico e, di conseguenza, è etichettabile solo come “senso di colpa inconscio”.

Esso, non avendo l’ausilio fornito dalla sperimentazione all’interno del piano fisico nel corso della vita dell’individuo, si troverebbe a effettuare il suo percorso verso la consapevolezza in maniera estremamente lenta, dal momento che sarebbe supportato essenzialmente solo dalle influenze delle comprensioni collaterali che fanno parte del ventaglio di sfumature collegabili all’incomprensione che ha generato il senso di colpa e che riguardano dei particolari e non il nucleo del senso di colpa; tali sfumature, recepite in maniera singola dal corpo della coscienza,  spesso finiscono col risultare frammentate e difficilmente collegabili tra loro da parte del corpo akasico dell’individuo fino al momento in cui il raggiungimento della consapevolezza del nucleo centrale del senso di colpa a cui esse fanno capo non permette di poterle armonizzarle tra di loro.

Il passaggio da senso di colpa inconscio a senso di colpa conscio avviene grazie alla sperimentazione degli Archetipi Transitori, i quali forniscono la possibilità di sperimentare le incomprensioni (e, di conseguenza di precisare i sensi di colpa portandoli alla consapevolezza dell’Io) attraverso le risultanze delle azioni compiute dall’individuo all’interno del piano fisico nel corso della sua vita.

I modelli di riferimento a cui l’individuo fa riferimento nel corso di quest’operazione sono sì collegati agli Archetipi Permanenti e ai loro dettami – e, d’altra parte, non potrebbe essere altrimenti – ma sono più direttamente forniti dalle istanze etico/morali e comportamentali definite dall’Archetipo Transitorio che è in corso di sperimentazione. In questa maniera l’Io si trova a confrontarsi con tali modelli ed effettua una prima rilevazione di ciò che, nel suo agire, è in contrasto più o meno evidente con i modelli comportamentali presentati dall’Archetipo Transitorio.

Sappiamo che l’Archetipo Transitorio è strutturato in maniera tale da presentare tutte le possibilità di sperimentazione di un particolare aspetto, essendo composto da uno spettro vibratorio che accompagna la sperimentazione dell’individuo dal suo agire più egoistico a quello più aderente al modello dell’Archetipo Permanente di cui l’Archetipo Transitorio, in fondo, rappresenta un riflesso più o meno parziale.

Questo, ovviamente, permette a  tutti gli individui collegati all’Archetipo Transitorio – quale che sia il loro effettivo stato di comprensione – di collegarsi alle vibrazioni dell’Archetipo Transitorio “risalendo” lungo il suo fascio vibratorio verso quel completamento della sperimentazione che gli permetterà di comprendere l’aspetto dell’Archetipo Permanente a cui quello Transitorio fa riferimento per permettere la sperimentazione dell’individuo.

Aldilà di queste considerazioni (necessarie per farvi comprendere la meccanica di quanto stiamo cercando di spiegarvi ma, in fondo, collegate a nozioni strettamente di natura “filosofica”) mi premeva farvi comprendere che è nel corso della sperimentazione degli Archetipi Transitori che avviene la transizione da senso di colpa inconscio a senso di colpa conscio e che, di conseguenza, è in questo ambito che l’Io dell’individuo trova la possibilità di osservare la presenza al suo interno di sensi di colpa portandoli all’attenzione della sua consapevolezza, e che tale processo è favorito e alimentato dal confronto con gli elementi che la sperimentazione diretta sul piano fisico mette a sua disposizione: dal suo comportamento e dalle sue azioni e reazioni nel corso della sperimentazione nei confronti di ciò che sta vivendo a quanto gli viene riflesso dagli individui che sperimentano assieme a lui lo stesso Archetipo Transitorio in relazione alle sue scelte, alle sue decisioni, alle sue azioni, alla manifestazione delle sue emozioni e alla trasmissione delle sue considerazioni e riflessioni all’esterno di se stesso.

Ancora una volta ci troviamo davanti a concetti già noti, in quanto espressi più volte in passato nell’esposizione dell’insegnamento etico/morale, e che, nell’attuale ottica filosofica che stiamo portando avanti, trovano una nuova conferma e una base logico razionale della loro necessità di esistenza: la presenza delle altre persone nella vita di un individuo incarnato è indispensabile alla sua crescita evolutiva e gli fornisce quella possibilità di specchiarsi su di esse, scoprendo quegli aspetti che gli appartengono che, altrimenti, il suo Io avrebbe grandi difficoltà a osservare e ad accettare come aspetti di se stesso da arrivare a modificare per stemperare la sofferenza che i risultati delle sue azioni sbagliate, inevitabilmente, smuovono dentro di lui, incrinando la sua presuntuosa percezione di se stesso. Vito

Ciclo sul senso di colpa

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