Ormai non soltanto all’interno, nell’ambito esoterico, è facile sentir proclamare il termine “karma”. Non è inconsueto infatti sentir affermare, anche da persone che non sono molto ferrate in materia esoterica, che tutto accade secondo la legge del karma, che una disgrazia capitata a qualcuno è dovuta ad una reazione karmica.
Vediamo un attimo, prima di andare avanti – per coloro che non sono molto ferrati in materia – in che modo si può spiegare il termine “karma”, pur restando – come nostro solito – in termini molto semplici e adatti ai componenti del cerchio, quindi in termini facilmente accessibili e comprensibili a tutti.
Voi sapete creature, perché la vostra stessa scienza lo afferma, che in natura vi è una legge ben precisa, la quale afferma che ad ogni azione segue sempre una reazione uguale e contraria. Se questo è valido per quello che riguarda il campo fisico, naturale, è altrettanto vero per quello che riguarda il campo spirituale, evolutivo degli individui.
Infatti si può affermare, per similitudine, che anche per quanto concerne l’evoluzione individuale vi è una legge tale per cui ogni azione commessa nel corso di una vita provoca immediatamente, o nelle vite successive, una reazione contraria di qualche tipo.
Ecco, sintetizzando in maniera molto semplice, questa può essere considerata la legge del karma:
ogni volta che un individuo, nel corso delle sue giornate, compie un’azione – specialmente se di tipo negativo, egoistico – questa porterà in seguito ad una reazione nei suoi confronti, una reazione sempre adeguata all’azione che egli ha compiuto;
intendiamoci bene: non accade certo che, per aver pestato un piede a qualcuno su un autobus, nella vita successiva quest’altra persona, per reazione, lo ammazzi.
Vi è quindi sempre una stretta relazione, uno stretto bilanciamento, della quantità di effetto tra azione e reazione. Il concetto di karma proviene, essenzialmente, da quelle che sono le dottrine orientali, che di questo concetto hanno parlato molto, hanno filosofeggiato, hanno disquisito. Solamente che, come accade spesso, i concetti filosofici, quando vengono portati al di fuori del paese di origine o quando passano abbastanza secoli da quando sono stati enunciati, finiscono con l’essere in parte travisati, in parte mal compresi, sia perché sono stati enunciati per particolari popoli, e quindi passando ad altri popoli vi dovrebbe essere un giusto adeguamento alla mentalità di questi altri popoli, sia perché il passaggio da un secolo all’altro provoca dei cambiamenti, delle piccole modifiche che, sommandosi, portano molto spesso ad uno snaturamento del concetto di base.
Per quello che riguarda il karma, infatti – specialmente nell’ambito occidentale – è molto spesso facile ascoltare persone che identificano, in modo più o meno consapevole, il karma con la fatalità, col fatalismo. Così può capitare di ascoltare qualcuno dire: “Mi è morta una persona cara: pazienza, vuol dire che doveva essere un karma”; “Mi è successa la tal disgrazia, il tal fatto, pazienza, questo mi è capitato per un karma”, come se quello che capita per karma dovesse essere vissuto con rassegnazione, con apatia, con abulia.
In realtà nulla di questo è vero! Certamente la reazione karmica accade sempre, qualunque sia la reazione che ad essa ha l’individuo; tuttavia l’individuo deve necessariamente agire e reagire all’effetto karmico perché altrimenti il karma non sortirebbe l’effetto che deve sortire.
E quale effetto deve sortire il karma?
Il karma deve sortire l’effetto di indurre l’individuo, attraverso la ricaduta di ciò che ha fatto in questa vita o in una precedente, a comprendere quale è stato il suo errore. E se non vi è movimento interiore, se non vi è darsi da fare per comprendere, se non vi è reazione, sofferenza, dolore, attività, non vi può neppure essere comprensione.
È per questo motivo che, in passato, noi abbiamo insistito sul fatto che dovete, tutti quanti, cercare di vivere fino in fondo le esperienze che vi si presentano; che dovete affrontarle, positive o negative che siano, senza fermarvi, senza ritirarvi da esse, perché se vi si presentano vuol dire che queste esperienze vi sono necessarie per la comprensione di voi stessi.
È per questo motivo ancora che abbiamo sempre indicato nel cristallizzarsi, nel fermarsi, nel restare sempre sulle stesse posizioni, un grave pericolo per l’individuo. In questo modo infatti l’effetto karmico cade praticamente nel nulla e dovrà poi ripresentarsi ancora in una occasione successiva.
Accettare quindi con rassegnazione, senza la necessaria comprensione, non fa altro che riflettere il karma in un momento successivo.
Quindi creature soffrite, piangete, rallegratevi, combattete, iratevi, agite; ma, comunque sia, non subite con fatalismo e con passività.
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Spiegato con semplicità ed efficacia!
Grazie. Spero di riuscire a cogliere l insegnamento che il Karma porta con sé e trovare le forze per agire di conseguenza.
Chiarissimo. L’ imperativo e’ vivere!
-Molto chiaro. Grazie alle Guide,per la semplicità e la chiarezza.
Grazie!
Grazie!