Conclusione ciclo sui somatismi e sensi di colpa [A211-sdc29]

[…] Il punto centrale è, e rimane sempre, il fatto che la vostra evoluzione, anche se in continua espansione, non è completa e, di conseguenza, il vostro sentire non viene a essere in totale armonia con le onde vibratorie emesse dalla Vibrazione Prima in ogni punto del Cosmo.

Per aiutarvi a procedere nel vostro percorso evolutivo alla ricerca dell’armonia con la Vibrazione Prima si innescano via via i vari processi che hanno la funzione di mantenervi in una situazione dinamica e non statica, in maniera tale da rendervi attori protagonisti e non semplici spettatori delle esperienze che vi trovate a dover affrontare durante le vostre vite. 

Infatti, se è pur vera la considerazione che il Cosmo tende continuamente a mantenere uno stato di equilibrio interno, è altrettanto vero che se ognuno di voi fosse sempre in equilibrio non troverebbe al suo interno alcuna spinta, alcuna motivazione per uscire da tale situazione di equilibrio, anche perché tale situazione soddisferebbe indubbiamente quel processo che cerca di mantenere saldamente stabile e immobile la vostra interiorità nel tentativo di preservare la sua illusoria esistenza, ovvero l’Io.

Il fine dell’operare dei vari processi alla cui influenza l’individuo è sottoposto nel corso del suo percorso evolutivo è quello di permettere l’ampliamento del suo sentire, portandolo gradualmente ad armonizzarsi con la Vibrazione Prima attraverso il continuo superamento delle incomprensioni (tali non per dolo o cattiva volontà ma per mancata comprensione di uno o più elementi di sentire) ottenendo come effetto accessorio la graduale scomparsa dei sintomi somatici che le incomprensioni fanno nascere al suo interno proiettandole verso l’esterno sotto forma di problematiche individuali che inducono sofferenza più o meno accentuata.

A prima vista, tutto questo insieme di circostanze sembra essere al di fuori della portata di intervento dell’individuo che può apparire come una fragile imbarcazione in un mare in tempesta e in completa balia delle onde che la percuotono. In realtà non è così: il processo evolutivo è sempre dinamico ma, per mantenere viva e utile tale dinamicità, è necessario che tutte le componenti interagiscano tra di loro permettendo, con la loro interazione, il trasporto delle informazioni recepite attraverso la vita all’interno del piano fisico fino a metterle a disposizione del vaglio operato dal corpo akasico dell’individuo. Infatti, come abbiamo sottolineato a più riprese, l’individualità non è inerme all’interno dei flussi vibratori che la attraversano, ma ha la possibilità di interagire e influire su ognuno dei processi a cui è sottoposta.

Questa interazione – semplificando un pochino le cose ma senza, con questo, alterare il succo del nostro ragionare – avviene su due livelli (anche se, nella realtà delle cose, non si può parlare di due diverse azioni bensì di due aspetti dell’interazione che agiscono su parti diverse dell’individualità ma che sono talmente interdipendenti tra di loro da mantenere continuamente intatto il ciclo che si sviluppa all’interno dell’individuo nella totalità delle sue componenti):

  1. a livello del corpo akasico, attraverso quella parte di processo che porta al graduale ampliamento del sentire
  2. e a livello dei corpi transitori attraverso le azioni e reazioni che mette in atto l’Io, interagendo con le esperienze che incontra nel corso della vita fisica dell’incarnato. 

Come abbiamo visto in precedenza, l’incarnato non ha la possibilità reale di intervenire in maniera diretta e consapevole sulla parte del processo che concerne il suo corpo akasico, dal momento che i suoi corpi inferiori non sono adeguati o strutturati in maniera tale da fornirgli gli adeguati strumenti percettivi per farlo, ma ha, invece, la possibilità reale di intervenire sulla porzione di processo che coinvolge i suoi corpi incarnativi. In che modo?

Attraverso l’osservazione che egli può compiere sulle azioni e reazioni che il suo Io manifesta allorché reagisce alle esperienze che affronta nel corso della vita. 

Senza dubbio si tratta di un’osservazione che non è svincolata dall’Io ma, d’altra parte, l’Io risulta essere estremamente adeguato proprio a esercitare la sua azione nel piccolo circolo corpi inferiori/piano fisico: il suo egocentrismo può essere adoperato per fargli mantenere l’attenzione su se stesso sfruttando l’alta opinione che esso possiede di come illusorio perno centrale della Realtà e la sua volontà di sfuggire alla sofferenza si rivela essere estremamente adeguata per mantenere dinamica, attiva e costante tale attenzione.

Il problema principale che può sorgere riguardo all’attenzione da mettere in atto nel corso dell’osservazione è dato dalla enorme e complessa mole di fattori e di aspetti che coinvolgono la reattività dell’individuo ai fatti dell’esistenza. Si rende necessario, di conseguenza, stabilire una selettività dell’attenzione determinando gli indirizzi principali a cui essa deve essere indirizzata e stabilendo, di conseguenza, un ordine di priorità degli aspetti da osservare.

È in quest’ottica che vi abbiamo fornito alcune nozioni e alcune semplici tecniche per individuare la direzione in cui focalizzare la vostra osservazione delle vostre azioni e reazioni all’esperienza. L’applicazione di tali semplici strumenti può contribuire a mettere in primo piano particolari problematiche, per voi, in un certo momento, importanti da osservare: l’importanza è data dal livello di sofferenza che le vostre incomprensioni vi fanno avvertire e tale sofferenza può essere portata alla vostra attenzione attraverso l’osservazione, avviandovi verso il percorso del processo conoscenza/comprensione/consapevolezza che è l’unica via percorribile per avviare il superamento delle incomprensioni e dei sintomi somatici che esse portano con sé all’interno delle vostre vite fisiche.

Infine abbiamo parlato dei sensi di colpa che accompagnano il vostro vivere quotidiano e che hanno la loro origine di base, ancora una volta, nella percezione da parte del vostro sentire della sua difformità dalla Vibrazione Prima e dagli Archetipi Permanenti che l’accompagnano, segnalando che al suo interno esistono ancora delle incomprensioni che devono venire risolte. 

Tali sensi di colpa, strettamente legati alle incomprensioni e, come logica e diretta conseguenza, ai sintomi somatici, costituiscono il ponte tra incomprensione e reattività dell’individuo incarnato, modulando le sue azioni e reazioni all’esperienza in quanto nascono dal corpo akasico ma si proiettando in azioni e reazioni sul piano fisico anche sotto l’influenza degli Archetipi Transitori, che ne indirizzano le modalità e il percorso di esteriorizzazione.

Se volessimo restringere al massimo il campo di osservazione di voi stessi individuando un nucleo centrale su cui costruire il proprio percorso interiore di risoluzione delle incomprensioni e, di conseguenza, dei somatismi che le accompagnano, potremmo individuarlo proprio nei sensi di colpa e nel rapporto che con essi ha l’interiorità dell’individuo. 

Certo, potremmo individuare e usare altri nuclei altrettanto centrali nel complesso percorso di superamento delle incomprensioni, ma adoperare l’osservazione dei sensi di colpa come punto su cui focalizzare l’attenzione ha la duplice funzione

  1. di mantenere aperti i percorsi interiori verso le incomprensioni dell’individuo
  2. e di mantenere viva la sua dinamicità interna attraverso l’osservazione delle molteplici maniere in cui essi si esteriorizzano nel comportamento reattivo dell’individuo alle esperienze che la vita gli sottopone.

In quest’ottica possiamo affermare che risolvere i propri sensi di colpa significa aggredire e risolvere le proprie incomprensioni e che tale risultato conduce, inevitabilmente, alla risoluzione e all’annullamento dei sintomi somatici, con buona pace dell’Io.

Ciclo sul senso di colpa