Collegamenti e diversità tra carattere, Io e personalità [A122]

La parte del nostro parlare che ad alcuni di voi è risultata più ostica da precisare è quella riguardante la distinzione tra il carattere, l’Io e la personalità, elementi strettamente correlati tra di loro.

Elementi che possono sembrare, a prima vista, talmente poco precisabili da rendere difficoltosa non soltanto la loro corretta definizione, ma anche la necessità, nell’ambito dell’insegnamento che vi stiamo portando, di fare una distinzione tra questi tre elementi. Vediamo, così, di cercare di chiarire meglio questi tre aspetti.

Il carattere

Come abbiamo visto, il carattere dell’individuo ha delle origini ben precise: esso è definito nelle sue linee guida (ovvero nelle direzioni in cui l’individuo tenderà ad agire nel corso della sua vita) da quanto è stabilito all’interno della sua catena genetica complessiva che – ricordiamolo per sicurezza, anche se l’abbiamo precisato a più riprese – non riguarda solo la materia del corpo fisico, ma anche quella degli altri corpi transitori dell’individuo, cioè il suo corpo astrale e il suo corpo mentale.

Questo significa che la struttura genetica dell’individuo determina non soltanto la forma e la funzionalità del suo corpo fisico, ma anche la forma e la funzionalità della sua architettura emozionale e di quella intellettiva. E sono proprio le peculiarità genetiche dei tre corpi transitori e la loro interazione in un complesso di caratteristiche che appartengono al singolo individuo nelle sue sfumature uniche e personali, ciò che noi abbiamo definito carattere.

Richiamando un concetto che avevamo presentato in passato a proposito dell’evoluzione tra le varie forme della natura, potremmo dire che il carattere costituisce una sorta di imprinting proprio dell’essere umano incarnato che fa da base allo sviluppo dei processi che appartengono alla sfera dell’individuo.
Perché vi è la necessità di questo “imprinting” genetico dell’individuo che condiziona e indirizza in maniera decisiva il suo modo di rapportarsi con l’esperienza?

Questo accade come conseguenza del bisogno dell’individuo di affrontare il tipo di esperienza che più gli è utile per acquisire elementi che aiutino il suo corpo della coscienza a raccogliere i dati utili a fornirgli la possibilità di un graduale ampliamento del suo sentire e, quindi, della sua comprensione.

Il corpo fisico che possedete (e se lo osservate un attimo potete rendervi conto di quanto quello che sto per dirvi sia vero) è il più adatto al tipo di vita che avrete bisogno di condurre: già anche solo il fatto, per fare un esempio, di possedere un corpo maschile o femminile dona e determina qualità, caratteristiche e possibilità di azione e reazione diverse per l’individuo. Allo stesso modo, ogni caratteristica fisica del vostro corpo è tarata in funzione delle esperienze che dovrete attraversare nel corso della vostra vita: se dovrete vivere una vita votata all’azione il vostro corpo sarà predisposto ad avere una struttura fisica e muscolare ben sviluppata, se dovrete esplorare la vostra capacità di amare, proteggere e far crescere altre creature avrete in dono un corpo in grado di mettere al mondo dei figli e via dicendo.

Come sempre, ovviamente, l’esistenza ha modi complessi per aiutarvi a comprendere, così è anche vero che se dovrete esplorare la vostra possibilità di avere una vita attiva ma dovete magari, nel contempo, comprendere che una “vita attiva” non significa soltanto agire fisicamente all’interno del mondo della materia, il vostro corpo sarà strutturato in maniera tale che vi stancherete facilmente o non avrete la possibilità, per particolari limiti di fisici, di agire fisicamente con la conseguenza che la vostra peculiarità caratteriale che vi spinge verso l’attività vi indirizzerà verso l’espletamento di questa qualità attraverso un modo diverso di essere attivi, ad esempio attraverso l’attività intellettiva.

Allo stesso modo, per restare all’interno degli esempi che abbiamo fatto, il vostro corpo potrebbe essere strutturato in maniera da non poter avere figli, per aiutarvi a cercare di spostare la vostra capacità di amare anche al di fuori di un rapporto genitore/figlio. Lo stesso identico ragionamento, come dovrebbe risultarvi ovvio, è applicabile al vostro corpo emotivo e al vostro corpo intellettivo.

Inevitabilmente – dal momento che durante l’incarnazione sul piano fisico ogni individuo deve necessariamente interagire con le esperienze che via via incontra – il carattere mette in atto le reazioni dei vostri corpi transitori alle situazioni che andate incontrando nel corso della vostra vita sul piano fisico, reagendo, secondo le sue caratteristiche di base, con le varie reazioni fisiche, emotive e mentali che richiedono e che suscitano le esperienze che incontrate. Quest’insieme di reazioni all’esperienza è ciò che noi abbiamo chiamato Io.

L’Io

Dal momento che, allorché siete incarnati, la vostra consapevolezza è principalmente centrata su voi stessi e sulle vostre reazioni ai vari accadimenti della vostra vita, ognuno di voi tende a identificarsi con le proprie reazioni, quindi col proprio Io, dandogli la connotazione di un’esistenza che in realtà non possiede veramente, dal momento che è costituito dalla somma delle vostre reazioni, reazioni che variano in funzione dell’esperienza ma anche, principalmente, in funzione delle comprensioni acquisite o in via di acquisizione da parte del corpo della coscienza, col risultato di rendere l’Io un elemento molto variabile, in quanto costituito da reazioni e non da una struttura fissa e reale.

Il fatto di identificarsi con un Io continuamente diverso porta l’individuo a vivere una sorta di squilibrio tra ciò con cui si identifica e la sua estrema mutevolezza. Questo fattore ha la funzione di creare quel movimento all’interno dell’individuo indispensabile per sperimentare se stesso di fronte all’esperienza, fornendogli, attraverso il tentativo di trovare un equilibrio che sembra sfuggire continuamente al suo controllo, le spinte per non subire passivamente le esperienze che incontra e inducendolo a interagire con esse.

La personalità

La maniera in cui l’Io reagisce all’esperienza usando gli strumenti che ha a disposizione e che gli vengono forniti dalla dotazione caratteriale nelle sue varie componenti è ciò che abbiamo definito personalità.

La personalità somma gli elementi provenienti dal carattere e le reazioni dell’Io determinando la maniera soggettiva con cui l’individuo risponde agli stimoli dell’esperienza. Di conseguenza, in essa possono essere ravvisati sia aspetti con una radice concreta, sia aspetti provenienti da sovrastrutture illusorie.

La radice concreta della personalità è costituita dall’imprinting fornito dalla dotazione caratteriale, mentre le sovrastrutture illusorie sono quelle che provengono dall’identificazione dell’individuo con l’Io che trasferisce parte della sua realtà illusoria all’estrinsecazione sul piano fisico, alla manifestazione della reattività dell’individuo, cioè alla sua personalità.

I collegamenti dell’individuo con gli archetipi transitori cui fa di volta in volta riferimento nel corso della sua vita, gli forniscono un ventaglio di possibilità reattive, indicate dalle norme etiche, morali e sociali che ogni archetipo transitorio possiede al suo interno, lungo le quali incanalare l’espressione della sua personalità, completando il processo di relazione dell’essere umano con l’esperienza.

Questo significa – osservando questa complessa struttura dal punto di vista dell’utilità per la conoscenza dell’individuo – che l’osservazione di ognuno di questi tre fattori (carattere, Io e personalità) porta alla determinazione degli altri due, diventando un utile strumento per arrivare a conoscere se stessi, riconoscendo e superando la parte di illusorietà che ricopre con un manto di irrealtà ciò che l’individuo incarnato è veramente, ovvero l’insieme delle sue comprensioni e delle sue incomprensioni.

Se vogliamo aiutarci a comprendere in maniera figurata i concetti fin qui spiegati, pensiamo all’individuo che si mette davanti a due specchi, l’uno di fronte all’altro: l’individuo possiamo immaginare che sia il carattere dell’individuo, le immagini che si riflettono all’infinito nei due specchi sono il riflesso dell’individuo, apparentemente reali quanto esso ma, in realtà illusorie e dipendenti dalle qualità dello specchio che le riflette.

Comprendere questo passaggio diventa, a mano a mano che la comprensione e il sentire dell’individuo si completeranno, il percorso che lo porterà ad abbandonare definitivamente l’identificazione di se stesso con il suo Io, favorendo la sua comprensione di quella che è la sua vera realtà quale parte inscindibile e mai veramente separata dalla Realtà Assoluta. Rodolfo

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Leonardo

Grazie

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