Dopo aver parlato per tomi e tomi è giunto il momento di fare qualche precisazione su quanto già è stato detto in passato, in modo che possa tornare utile a chi non ha compreso quello che c’è stato detto in precedenza, o a chi è in procinto di accedere all’insegnamento.
Cosa intendiamo noi per «carattere»? Intendiamo tutta quella parte fisiologica dell’individuo che costituisce la base dell’individuo stesso incarnato.
Il vostro carattere da cosa nasce? Nasce dalle necessità di esperienza che dovete fare. Allora, perché il vostro carattere sia adeguato alla necessità della vostra esperienza, è necessario che venga strutturato in un certo modo.
Come è possibile che questo accada? In che maniera viene fatto sì che a ogni persona corrisponda il carattere adeguato al tipo di esperienza che deve condurre? Questo avviene attraverso vari elementi; prima di tutto attraverso la parte fisiologica dell’individuo, ovverosia – in particolare, in modo specifico – attraverso la stessa catena genetica tipica dell’individuo.
Ecco, quindi, che gran parte delle caratteristiche del vostro carattere sono scritte nel vostro genoma, appartengono alla vostra catena genetica, sono attivate all’interno della vostra catena genetica e costituiscono la base sulla quale voi potrete lavorare per portare avanti le vostre esperienze.
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Naturalmente tutto questo a cosa è collegato? Non può essere collegato ad altro che a quello che è il vostro sentire; perché, indubbiamente, il vostro sentire è quello che ha la necessità di farvi avere le esperienze che vi servono per poter comprendere e completare il quadro che ha messo gradatamente a termine nel corso delle varie incarnazioni.
Ecco quindi che, indubbiamente, fra catena genetica (quindi proprio fisiologica, fisica dell’individuo) e il suo sentire (quindi la parte più alta dell’individuo stesso) vi è senza dubbio un collegamento molto stretto, molto fine, molto preciso; ma su questo non vorrei entrare in argomento perché ci porterebbe in discorsi troppo complicati per sedute semplici e anche abbastanza brevi come queste, però penso che l’idea vi possa essere entrata nelle testoline.
Quindi, ognuno di voi – per farla breve – ha un suo carattere particolare, un carattere che in qualche maniera potrebbe essere associato a una sorta di imprinting dell’individuo, una sorta di base dell’individuo sulla quale l’individuo poi costruirà la propria vita. Questi elementi tipici dell’individuo sono elementi che difficilmente possono essere cambiati.
Proprio per il fatto di essere inscritti geneticamente, proprio per il fatto che rispondono a determinate esigenze da parte del corpo akasico, queste caratteristiche ben difficilmente – a meno di improvvise comprensioni – possono veramente essere modificate.
Pensate un attimo – quando avete un attimo di tempo – a quali conseguenze questo può portare e a quali ragionamenti può portare ragionare in questi termini su quello che è il vostro carattere.
Però questo carattere, il carattere di cui stiamo parlando fino adesso, cos’è? Non è come voi vi manifestate, è semplicemente la base che voi usate, lo strumento, il mezzo, i vari termini con cui vi affacciate alla vita che conducete sul mondo fisico.
Il vostro sentire indirizza l’attivazione di determinati geni in maniera tale che l’individuo che si incarnerà abbia una predisposizione verso determinate esperienze insita proprio nella sua parte più intima, più interiore (dal punto di vista fisiologico) che lo condurrà a essere più portato verso certe esperienze che verso altre.
Interessante, grazie.
Temerario o pauroso, introverso o estroverso, timido o disinvolto, ecc. sono quindi tratti inscritti nel nostro DNA; c’è poco da fare se non conoscersi.
L’imprinting è descritto nei geni mi pare di aver compreso ed è funzionale alle esperienze che dobbiamo fare.
Inutile desiderare di essere altro. Onoriamo ciò che ci è dato in dotazione.
Chiara la spiegazione