Chiarimenti fondamentali in merito all’istinto [IF47-1focus]

L’argomento in sintesi
Per istinto noi intendiamo: 1) quelli che sono gli istinti direttamente fisiologici che permettono al corpo dell’individuo di sopravvivere; 2) tutti quei comportamenti e quelle reazioni nei confronti delle condizioni avverse che l’ambiente presenta all’individuo allorché si incarna, affinché l’individuo – e, di conseguenza, la razza – abbia la possibilità di continuare a esistere e quindi di portare avanti l’evoluzione.

Ho sentito parlare molto, oggi, dell’imprinting; lo avete confuso ora con gli archetipi, ora con gli istinti, ora lo avete messo per conto suo, e via dicendo.

Forse dovreste tener sempre presente che l’imprinting è una cosa ben diversa da quello che è l’istinto e da quelli che sono gli archetipi; in quanto mentre l’istinto e gli archetipi sono in qualche misura degli strumenti (e poi vedremo di che tipo, e sarà la seconda cosa da chiarire) l’imprinting invece è “un processo”; neanche un meccanismo, un “processo”.

Un processo di trascrizione di determinati elementi che fa da substrato allo svilupparsi di quel grande interscambio di azioni e di reazioni che avvengono all’interno della massa akasica allorché la massa akasica incomincia ad avvicinarsi al piano fisico per incominciare l’evoluzione della razza.

Veniamo adesso un attimo agli istinti e agli archetipi: gli istinti (abbiamo detto) sono degli strumenti; anch’essi utili, indubbiamente, necessari, indispensabili nell’equilibrio dello sviluppo della realtà per far si che l’evoluzione possa andar avanti. Ovviamente non sono la stessa cosa degli archetipi, altrimenti non ci sarebbe stata nessuna necessità di distinguere tra le due cose. Vediamo allora di chiarire al meglio possibile quali sono le differenze sostanziali tra istinti e archetipi.

[…] Gli istinti hanno la loro necessità di esistenza “semplicemente” (e dico “semplicemente” tra virgolette come al solito, perché nulla è mai così semplice in questo quadro spettacolare che l’Assoluto ha creato) servono “semplicemente” per far sì che la razza fisiologica, la razza incarnata sul piano fisico, sul pianeta Terra o eventualmente su altri pianeti, possa continuare a sopravvivere nell’ambiente in cui è inserita; perché senza questo substrato d’istinti – che provengono, come voi sapete, dalle esperienze fatte come minerale, vegetale e animale – l’essere umano sarebbe continuamente in tale pericolo di morte che la razza si estinguerebbe nel breve volgere di poche generazioni.

D – Scifo, scusa, mi pare che avevo letto, se non ho capito male, che tu avevi fatto una distinzione tra istinto e leggi naturali; per esempio: l’istinto materno, l’istinto di sopravvivenza non erano, più che istinti, legati alle leggi naturali che l’Assoluto ha messo per la specie?

Io avevo detto, se non ricordo male, che quasi sempre, normalmente, si indica come “istinto” quelli che sono semplici comportamenti legati a processi fisiologici che permettono la sopravvivenza del corpo fisico dell’individuo; per esempio il fatto di respirare, che è un meccanismo fisiologico e che è necessario, naturalmente, per la sopravvivenza del corpo fisico; ma che la nostra concezione di istinto invece era più allargata in quanto comprendeva dei comportamenti non soltanto fisiologici ma proprio di reazione all’ambiente tali per cui non soltanto all’individuo era possibile sopravvivere ma questo sopravvivere poteva far sì che la specie continuasse a esistere.

D – Allora vuoi dire che, come leggi della natura, potremmo considerare il respirare, il mangiare; mentre invece come istinti potrebbe essere il non buttarsi in acqua e quindi non annegare, il non bruciarsi con il fuoco?

Tutta quella parte di esperienze provate nelle vite precedenti; in particolare quelle più vicine – più reattive con l’ambiente – che sono quelle animali; che hanno insegnato che certe cose sono pericolose, che possono danneggiare in qualche misura e che quindi hanno dato quell’imprinting alla massa akasica della razza in via d’incarnazione per far sì che la razza non arrivasse sul piano fisico e non trovasse i corpi disponibili perché impreparati ad affrontare ciò che l’ambiente si appresta a mettere loro di fronte come esperienza.

D – Quindi, a livello fisico, gli istinti si esprimono attraverso regole generali di comportamento della razza, della specie?

Diciamo che, genericamente, si può dire così. Quindi, se si volesse fare una sorta di piccolo riassunto di quanto detto, per istinto noi intendiamo:

– (nel senso più semplice del termine) quelli che sono gli istinti direttamente fisiologici che permettono al corpo dell’individuo di sopravvivere,

– e invece come istinto in senso “più alto” (sempre tra virgolette, naturalmente, perché non vi può essere una gerarchia in questo tipo di classificazione) tutti quei comportamenti e quelle reazioni nei confronti delle condizioni avverse che l’ambiente presenta all’individuo allorché si incarna, affinché l’individuo – e, di conseguenza, la razza – abbia la possibilità di continuare a esistere e quindi di portare avanti l’evoluzione.

D – Reazioni comunque automatiche?

Certamente.

D – Quindi è sbagliato dire “istinto omicida”?

Ah, senza dubbio. L’istinto omicida non esiste assolutamente come imprinting nel piano akasico; anche se esiste un imprinting dovuto a certe incarnazioni in forme animali carnivore, che però si è andato a iscrivere nella materia akasica non come istinto omicida ma come “istinto di procacciamento del cibo” ed è diverso perché, in realtà, gli animali – checché si dica in giro, che ad esempio la tigre è assassina e, in confronto agli altri animali, lo fa per il gusto di uccidere, ma non è assolutamente vero – anche nei casi in cui sembra che la tigre uccida senza motivi dietetici un animale o un individuo, vi sono in realtà altri motivi della tigre per cui mette in atto quel comportamento (e non possiamo adesso, qua, soffermarci a esaminare la psicologia della tigre, perché andremmo veramente fuori tema).

D – Questi istinti sono in relazione col “sentire”, cioè si manifestano strettamente col sentire dell’individuo?

Gli istinti agiscono fin dall’inizio dell’incarnazione dell’individuo come essere umano, quindi fin da quando il sentire è molto poco strutturato e agiscono, in qualche modo, anche sopraffacendo quel po’ di sentire che esiste. In realtà il sentire è qualche cosa che poi arriva a mediare l’istinto e a saper fare una cernita tra quando l’istinto va lasciato fluire liberamente e quando invece l’istinto va condizionato a quelle che sono le vere esigenze evolutive dell’individuo e al suo sentire.

D – E’ corretto dire “istinto del pericolo”?

Certamente, questo sì.

D – Allora queste reazioni automatiche le chiamiamo “istinto” solo quando si esprimono a livello umano?

Diciamo che stiamo parlando a livello umano ma, in realtà, l’imprinting (voi lo sapete, lo abbiamo già detto) incomincia da prima; quindi, se si dovesse osservare veramente il cammino di questo imprinting, di questo processo, si vedrebbe che è un processo che si amplia gradatamente con il passare alle forme sempre più specializzate, quindi vi è già un imprinting d’istinti per quello che riguarda gli animali; così come vi è anche per le piante, d’altra parte.

D – Anche perché per loro non esiste il problema di saltare la mente, come esiste per l’uomo.

Certamente. Il fatto, ad esempio, che se voi ponete una pianta vicino ad una finestra e tenete mezza persiana chiusa e mezza persiana aperta, la pianta un po’ alla volta si curverà cercando di tendersi verso la luce, questo rientra nell’imprinting, nell’istinto di quella parte di porzione akasica che è collegata a quella pianta; perché fa capo a una necessità fisiologica della pianta ma fa parte anche del suo tentativo di sopravvivere, di adattarsi all’esperienza che sta vivendo in quel momento.

[…] Ma ritorniamo ai nostri difficili discorsi di questi cicli. Siete convinti d’aver capito quanto detto sull’istinto? Desiderate qualche spiegazione, avete qualche altro dubbio? Sarà meglio, d’ora in poi, che vi abituiate a chiarire i dubbi a mano a mano che si presentano, altrimenti diventa poi difficile andare avanti se ci dobbiamo sempre fermare per spiegare qualcosa che non avevate osato chiedere, magari, in precedenza. Scifo
Continua.


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Catia belacchi

Fin qui sembra chiaro.

Samuele

In ascolto. Abbastanza chiaro.

Mariella

Grazie

Leonardo

Il processo dell’imprinting iscrive nella massa akasica degli istinti. Il processo dell’individuo incarnato nella forma dell’essere umano genera gli archetipi. Interessante osservare come archetipi, istinti siano diversi dal sentire e come essi siano degli strumenti con il quale il sentire stesso si trova a confrontarsi nel suo cammino di ampliamento.
Grazie.

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