Chiarimenti fondamentali in merito agli archetipi [IF47-2focus]

L’argomento in sintesi
A mano a mano che il sentire dell’individuo incarnato diventerà più completo e quindi avrà una vibrazione più raffinata, entrerà in contatto con un archetipo di un sottopiano, di uno strato successivo, con una vibrazione più simile a quella che possiede l’individuo.

L’imprinting è semplicemente un processo, un processo che viene messo in atto allorché vi è lo scontro con l’esperienza sul piano fisico, quest’esperienza provoca una reazione di qualche tipo.

Questa reazione genera una vibrazione all’interno di questi collegamenti che vi sono tra i vari piani di esistenza, vibrazione che si va a iscrivere come orientamento all’interno della massa akasica; ma non è un fattore, è semplicemente un processo, un modo di svilupparsi della costituzione non soltanto, poi, degli istinti, ma anche di tutto il resto della realtà akasica.

D – Scifo, scusa, per definire questo discorso si può dire che l’istinto è il frutto dell’imprinting? Cioè l’imprinting è quello che si trascrive nell’akasico dalle vite nei regni inferiori e il frutto di questa iscrizione è l’istinto, che poi l’essere manifesterà.

Il risultato di questo processo.
Quindi, allora, tornando soltanto un attimino indietro, l’istinto è qualcosa che è valido – come dicevate voi – per l’individuo, però in funzione della razza; quindi questa distinzione tra istinto e archetipo, che uno è singolare e l’altro è collettivo, non ha molto senso perché in realtà lo scopo è comune, di tutto il procedimento, di tutto l’insieme di fattori.
L’istinto effettivamente agisce sull’individuo ma al fine di preservare la razza e permettere alla razza di continuare a fare la sua evoluzione all’interno del piano fisico.

Passiamo adesso agli archetipi e qua c’è una cosa che, probabilmente per colpa mia, non avete molto capito: il discorso dell’archetipo come vibrazione.
Ho sentito qualcuno affermare che questa vibrazione proviene dall’Assoluto (e questa non è una grande affermazione perché tutto proviene dall’Assoluto, quindi si può dare per buona), ma presentando la cosa in modo tale come se l’archetipo arrivasse dall’Assoluto (figurativamente, naturalmente), scendesse giù lungo i vari piani di esistenza, arrivasse poi a manifestarsi sull’akasico e dall’akasico scendesse e arrivasse a manifestarsi in qualche maniera all’interno del piano fisico.

Penso che, più o meno, l’idea che abbiate avuto tutti sia questa. Ora mi trovo in difficoltà a farvi capire che non è così; fermo restando il fatto, naturalmente, che – come dicevo prima – tutto proviene dall’Assoluto e quindi anche gli archetipi, in realtà, provengono dall’Assoluto; ma scordiamoci un attimo questo perché altrimenti dovremmo sempre far ricorso all’Assoluto e ci complicheremmo troppo la vita, per il momento.
Cercate di fare un piccolo – o grande, come volete – sforzo mentale: solitamente voi, se pensate al piano akasico, dimensionalmente come ve lo raffigurate, come concetto, come idea spaziale? Vediamo.

D – Come un tappeto.

Nessuno ha altre idee? No. Bene: allora immaginatevi il piano akasico come un tappeto; un tappeto però, come voi sapete, costituito a strati perché tutta la materia del piano akasico – come quella dei piani successivi – è costituita da densità diverse di materia, i famosi 7 sottopiani che spesso vi mettono in difficoltà, e qualcuno ha chiesto: “Ma oltre i 7 sottopiani, ogni sottopiano è, poi, a sua volta diviso in 7 sottopiani?”.
Potrei anche dirvi che è vero, in realtà, ma a quel punto qualcuno chiederebbe: “Ma oltre i 7 sottopiani dei 7 sottopiani, ogni sottopiano dei sottopiani è poi suddiviso in 7 sottopiani?” e potrei ancora dirvi che è vero e potremmo andare avanti all’infinito.

Immaginatevi questo piano akasico come tutto costituito da un numero non precisato di strati di materia, di strati di vibrazione (perché si può anche immaginare come un insieme di strati di vibrazione e non soltanto come strati di materia) orizzontale.
Voi sapete, naturalmente, che la realtà è tutta inglobata, quindi l’idea che vi fate mentalmente è più quella di una sfera che quella di un qualcosa di piatto, di orizzontale; ma, proprio per farvi comprendere, è necessario usare quest’immagine di un piano akasico stratificato orizzontalmente.

Ora, l’archetipo non attraversa questo ipotetico piano akasico orizzontale in senso perpendicolare, ovvero dalla materia akasica più sottile alla materia akasica più pesante, ma lo attraversa invece in senso orizzontale anch’esso; quindi la vibrazione di un archetipo appartiene ad “un” sottopiano, a una parte vibratoria di un sottopiano. Riuscite a capire quello che voglio dire?

D – Quindi ogni archetipo ha la sua densità materiale?

Ogni archetipo (e, d’altra parte, l’avevo accennato l’altra volta) a seconda della necessità della razza che si va incarnando ha il suo tipo di vibrazione.
In realtà tutti gli archetipi (abbiamo cercato di accennarvelo) esistono già all’interno della materia akasica come vibrazione, esistono già tutte le vibrazioni, tutto ciò che esiste è già e, quindi, ci sono già tutte le vibrazioni, tutti gli archetipi; ma questi archetipi non sono messi perpendicolarmente o mescolati tra di loro, ma sono ognuno appartenente a uno strato del piano akasico e questa vibrazione incomincia a interagire tra la massa akasica che comincia il suo percorso evolutivo come razza e il suo essere presente all’interno del piano fisico partendo dalla vibrazione più vicina al piano fisico.

D – Vuoi dire che si manifesteranno prima gli archetipi più grossolani?

Brava, brava, esattamente. Si manifesteranno (ricordate che gli archetipi sono vibrazioni) quegli archetipi che hanno una vibrazione più grossolana perché composti di materia più grossolana e alla quale il sentire degli individui incarnati più facilmente può far riferimento.

Ecco quindi che, a mano a mano che il sentire dell’individuo incarnato diventerà più completo e quindi avrà una vibrazione più raffinata, in qualche modo, entrerà in contatto con un archetipo di un sottopiano, di uno strato successivo, con una vibrazione più simile a quella che possiede l’individuo.

Ecco così che, in qualche modo, potete già fin d’ora immaginare il cammino del sentire dell’individuo attraverso gli archetipi in relazione a quello che è il suo sentire, perché vi è un continuo scambio tra l’archetipo che l’individuo usa nel corso della sua evoluzione e ciò che egli ha compreso.

Naturalmente l’archetipo influenza come vibrazione tutta la razza – come qualcuno di voi ha detto prima – però vi saranno quelli che hanno superato ormai quell’archetipo, che non saranno più influenzati da quell’archetipo: ecco quelli che si discostano, che non sono conformisti rispetto alle idee della società, e via dicendo.

Questi individui vuol dire che hanno raggiunto, molte volte, un diverso stadio evolutivo, un diverso sentire e quindi vibreranno più all’unisono con un archetipo modificato di quello, oppure con un archetipo addirittura diverso, che appartiene a uno strato più sottile di materia akasica.

Tutto questo, però, vale per l’intera razza che si va incarnando; questo significa che tutta la razza fa il passaggio attraverso quel tipo di archetipo e tutta la razza procede il suo cammino apparentemente più veloce o apparentemente più lentamente, ma attraversando poi le stesse modalità.


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Leonardo

Muoviamo là dove c’è risonanza tra il sentire e l’archetipo di riferimento.

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