Se si dovesse fare una classifica della parola più usata e abusata nel corso della storia dell’uomo, senza dubbio la parola libertà sarebbe al primo posto della hit parade. Essa viene usata da tutti, nei momenti più giusti e anche nei momenti più sbagliati: c’è chi dice «voglio essere libero di sbagliare da solo» (furbo l’amico: preferisce, evidentemente, farsi del male piuttosto che evitare il male seguendo il consiglio di un altro… ma ognuno ha le sue preferenze!).
io/identità
La libertà: il condizionamento fin dalla nascita (l1)
Parlare di libertà coinvolge tutta la vita e il modo di essere interiore ed esteriore dell’individuo.
Non si può, infatti, così come per quanto riguardava l’evoluzione, pensare di parlare di libertà e di arrivare a comprendere se e fino a che punto essa esiste per l’individuo, osservandola soltanto in uno dei suoi aspetti o in una delle occasioni in cui la questione viene posta. Andrea
Non gettate la vostra interiorità nelle mani degli altri
«Non gettate le perle ai porci», disse il Maestro, «non date l’oro in pasto ai cani», non fate sì che chi non può comprendere, o chi può male interpretare, o addirittura travisare venga a conoscenza degli insegnamenti sublimi.
L’insegnamento, infatti, per una sua legge naturale che lo guida, tende ad arrivare là dove esso è atteso, dove le persone sono pronte a recepirlo, a confrontarlo con le proprie credenze e le proprie opinioni e, quindi, a metterlo in atto.
Personalità: la sua strutturazione, il giusto modo di intenderla
Considerato che l’argomento di codesta serata è alquanto inconsueto ed ostico per le vostre menti, inizierei con qualcosa di semplice ed alla portata quindi della vostra comprensione.
Inizierei, per questi motivi, cercando di spiegarvi come l’essere nasce, incomincia a poco a poco a prendere contatto con gli altri suoi veicoli e a costruire, in questo modo e di conseguenza, la propria personalità.
Da Io a non-Io, fino alla fusione con il Tutto
Prima però di entrare nel merito, vorrei un attimo osservare nell’ottica della serata questo Io, vorrei cioè andare alla ricerca dell’Io lungo il cammino evolutivo di un’individualità, di un individuo, e percorrere le tappe dell’evoluzione individuale per vedere se l’Io può venire riconosciuto nella prima ondata di evoluzione e si trova incarnato all’interno del regno minerale.
Bene, creature, non mi sembra necessario spendere moltissime parole per dire che non è possibile trovare tracce dell’Io nell’individuo incarnato a questo stadio evolutivo;
La vera sensibilità, l’Io e la necessità di agire
Voglio portare anche io il mio contributo in favore del discorso sulla sensibilità, mettendo soprattutto l’accento di quale ruolo ha l’Io quando si parla di sensibilità.
Per capire che l’Io anche in questo caso ha un ruolo molto importante basta stare un momentino attenti alle proprie azioni quando ci si trova di fronte ad altri fratelli e quando si sente dentro di noi un qualcosa che vibra, fa soffrire nel vedere che un altro sta attraversando, magari, un momento di difficoltà.
La disponibilità a mutare se stessi senza fine
Sorelle, fratelli, vi ho osservati, vi ho guardati, vi ho studiati nell’arco di tempo in cui siamo stati assieme. Ho visto la vostra buona volontà e vi ringrazio per questo, ho visto tutti i vostri sforzi e sono felice per questo. Ho visto in alcuni momenti anche il vostro entusiasmo e ne sono rallegrata.
Ma ho anche visto, sorelle mie, ho anche notato, fratelli miei, come alcune delle catene che vi tengono legati non sono da voi rifiutate bensì amate, cercate e volute, e tutto questo mi ha dato una grande pena, tutto questo mi ha fatto soffrire, figli miei.
Il vero amore è oltre la gratificazione dell’Io
[…] L’insegnamento d’amore, è vero, figli miei, è quello di più difficile comprensione, tuttavia questo non deve esimervi dal fatto di cercare di amare veramente il vostro compagno, la vostra compagna, i vostri figli, i vostri genitori, i vostri amici.
Eppure, così facilmente io vi vedo affermare di amare intensamente una persona, e poi, inconsapevolmente, vi comportate in modo tale da umiliarla, calpestarla, dimenticarla e quindi danneggiarla.
Ciò che vi fa soffrire è il vostro Io ferito
Padre mio,
tutto – dicono – mi parla di Te e quindi, secondo logica, dovrebbe bastare che io mi guardassi attorno per trovare tutte le risposte, per arrivare al punto finale dei miei perché; basterebbe che io volgessi intorno lo sguardo per farmi una ragione di quella che è stata, che è, e che magari sarà la mia esistenza.
Eppure, Padre mio, tutto questo non mi riesce di farlo e anzi, ti dirò di più, ci sono dei momenti in cui mi ribello a tutto questo, dei momenti in cui dico a me stesso, al mondo e anche a te: basta, io non ci sto più a soffrire, a star male, e non riesco a convincermi che questa sofferenza, questo dolore, hanno in fondo una loro ragione.
Siamo la causa del nostro dolore
Fratelli, sorelle, figli nostri che qua venite ad ascoltare noi, umili portavoce di Colui che un tempo venne per parlarvi e disse: “Siate come fanciulli”.
Figli miei, tornate semplici, puri, liberi come fanciulli, ritrovate cioè la spontaneità e l’entusiasmo del bimbo.
Osservatelo questo bimbo e tante tante cose potrete veramente imparare dal suo comportamento: egli sa soffrire, sa piangere profondamente, sa disperarsi, ma subito dopo sa anche gioire.