Ci è stato chiesto più volte il perché della vita, quale senso cioè abbia l’essere immersi nel mondo della materia, l’essere partecipi del piano fisico, e ancora più spesso che significato ha nascere, morire, rinascere e morire ancora, e via e via e via.
Naturalmente, come mio solito, non intendo dare questa sera una risposta accettabile a queste domande (domande che, d’altra parte, premono un po’ a tutti coloro che si avvicinano a questo tipo di insegnamento), ma vorrei invece prendere spunto da questo fatto per fare alcune osservazioni: se io dovessi rispondere a questo quesito sulla base dell’osservazione compiuta sulla vita, sulla pelle, sul vivere di tutti i giorni dell’essere incarnato, direi che i perché della vita
io/identità
Favola del comunicare la propria interiorità
In un paese lontano viveva un monarca, il Re Tlav.
Re Tlav, pur avendo tutte le cose che desiderava, avendo onori, ricchezze, terre e sudditi (tutto ciò, insomma, di cui abbisognava per una vita senza problemi) soffriva per un problema e la cosa proprio non lo lasciava in pace.
Il fatto è che, malgrado tutte le sue ricchezze, malgrado tutti i suoi possedimenti, si sentiva solo, non si sentiva capito, non si sentiva aiutato da nessuna delle persone che aveva attorno.
Una notte sognò un personaggio bellissimo, luminosissimo – forse un maestro, forse un angelo – che gli disse: «Re Tlav, io so il tuo problema e, affinché tu lo conosca, ti dico: il tuo problema è causato dal fatto che gli altri non sanno nulla di te».
La natura della mente e il suo governo
La mente, figli miei: quel grande dono della misericordia divina, la mente che ghettizza, separa, divide, allontana gli individui l’uno dall’altro.
La mente che crea opere che sfiorano, quasi, la grandezza divina.
La mente che porta ad annullare, ad uccidere gli altri.
La mente: quest’arma a doppio taglio, così importante e così meschina. Ma che cosa potete fare affinché il suo operare, il suo operato, non sia più negativo, ma possa portarvi, gradualmente, lentamente, alla comunione con tutti gli altri fratelli?
La sensibilità alla natura, all’arte, alla mistica, all’altro da sé (IF25)
Insegnamento filosofico 25
Direi che, effettivamente, anche per quanto riguarda la sensibilità è possibile fare un raffronto con quella che è l’evoluzione; infatti mi sembra evidente con quanto è stato detto nei discorsi precedenti, che la sensibilità deve per forza aumentare gradatamente a mano a mano che l’evoluzione aumenta.
Questo perché? Perché è logico che aumentando l’evoluzione dell’individuo anche i suoi sensi si fanno sempre più raffinati, sempre più precisi, ed è inevitabile, quindi, che diventino sempre più sensibili.
Cos’è il karma, cosa insegna, come imparare
Ormai non soltanto all’interno, nell’ambito esoterico, è facile sentir proclamare il termine “karma”. Non è inconsueto infatti sentir affermare, anche da persone che non sono molto ferrate in materia esoterica, che tutto accade secondo la legge del karma, che una disgrazia capitata a qualcuno è dovuta ad una reazione karmica.
Vediamo un attimo, prima di andare avanti – per coloro che non sono molto ferrati in materia – in che modo si può spiegare il termine “karma”, pur restando – come nostro solito – in termini molto semplici e adatti ai componenti del cerchio, quindi in termini facilmente accessibili e comprensibili a tutti.
Come l’Io modula la sua rappresentazione
“L’Io questo sconosciuto” si dice; no, no, l’Io questo conosciuto, se ognuno di voi, ed anche di noi, quando eravamo incarnati, si osservasse un attimo…
Prendete il mio caso, miei cari; io prendo questa forma, questo modo di parlare per venire tra voi, semplicemente per distinguermi dagli altri, per avere un carattere ben preciso, per essere sempre riconoscibile nel tempo con tutte le caratteristiche che fanno parte di questa personalità; quindi parlo tanto, sono verboso, a volte cerco anche di confondermi quando parlo, per darmi un po’ di tono, e qualche volta cerco parole strane e via dicendo.
Le fasi dello sviluppo dell’Io e la consapevolezza del suo agire
È bene ricordarvi, allo scopo di non farvi incorrere in errori di cattiva interpretazione e valutazione, che è sempre molto difficile riuscire a scorgere dove finisce l’“esaltazione” dell’Io e dove inizia l’“annullamento”.
Mi spiegherò meglio: qualcuno tra voi potrà pensare o affermare di compiere una determinata azione (fors’anche umile o “degradante”) non per l’Io, ma, anzi al contrario, a spese del proprio Io; il nostro consiglio è quello di non fare mai affermazioni di questo genere poiché riuscire a distinguere dove sta il confine tra “esaltazione” e “annullamento” non è poi una cosa così semplice;