D – Gli archetipi in cui non ci si riconosce, è chiaro che si tende poi a vivere secondo degli schemi diversi, magari meno diffusi nella società. Tutto questo, però, comporta un conflitto, o un contrasto, con chi si riconosce in essi. Qual è l’atteggiamento migliore: andare per la propria strada o scontrarsi?
Io direi che la via migliore sia quella del giusto mezzo; o meglio: fare quello che si ritiene giusto, tenendo conto però delle necessità degli altri. Se voi ricordate, era stato detto in passato «non date scandalo». Cosa significava non dare scandalo? Non certamente nel senso che dareste voi attualmente alla parola «scandalo”, ma nel senso che non è necessario avere reazioni pesanti se gli altri non vi possono capire!
Quindi, il comportamento dell’uomo giusto sarebbe quello di seguire il proprio Sentire – e quindi anche il proprio carattere, la propria coscienza – ricordando però che può farlo sempre e soltanto nei momenti in cui è giusto che lo faccia senza danneggiare gli altri; tenendo quindi conto che l’importante è che lui sappia qual è la sua reale intenzione, qual è il suo reale carattere.
Che sia consapevole di questo e non si convinca di essere diverso da quello che è, per qualsiasi motivo, sia per gli altri che per se stesso. Quindi, molte volte – e mi rendo conto che questo può sembrare una forma d’ipocrisia – ma molte volte è necessario adeguarsi a un archetipo che non si sente, in maniera tale da poter condurre la propria vita e aiutare chi è vicino, per esempio.
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D – La personalità può far sì che il carattere invece si cristallizzi perché non riceve i messaggi che vorrebbe, o anche perché – condizionata dall’Io – la personalità risponde in modo diverso da come si aspetta il carattere.
Ma il carattere non si può cristallizzare, perché è condizionato dal corpo akasico, e il corpo akasico non cristallizza!
D – Cristallizzato nel senso che non porta a casa quello che vorrebbe, che non gli perviene la risposta che lui cercava.
Eh, non è proprio così, perché non cerca nessuna risposta il carattere! Il carattere è semplicemente un modo di essere; è sempre il corpo akasico che cerca una risposta. E le risposte, comunque, al corpo akasico, anche se sono negative, servono.
Non esiste un’esperienza negativa e un’esperienza positiva per il corpo akasico; esiste un’esperienza utile o inutile ma, comunque sia, tale da portare elementi che gli possono servire. Quindi, tutte le connotazioni che date alle vostre esperienze: di dolore, di sofferenza, di utilità o inutilità, sono connotazioni che date voi, ma per il corpo akasico non c’è nessuna connotazione sull’esperienza che compite. Non c’è l’esperienza più utile o meno utile.
Il vostro corpo akasico può capire un elemento che gli serve facendo decine di esperienze diverse, e ognuna di loro può portare in realtà quel tipo di comprensione al corpo akasico.
[…] Se voi imparate a osservarvi, avete il benefico effetto che riuscite a comprendere quali sono le motivazioni del vostro Io e da quelle potete risalire a comprendere qualche cosa di più, però questo a livello consapevole di persona incarnata. Tenete conto che il vostro corpo akasico non sta cercando di comprendere, non gli interessa comprendere, in realtà; gli interessa semplicemente mettere assieme i tasselli della vostra comprensione.
Per il corpo akasico, che voi facciate esperienza dando testate nel muro o buttandovi giù dal quinto piano non cambia niente; a lui interessano i dati che gli fate arrivare.
Noi lo abbiamo sempre detto anche in passato: noi non siamo necessari e indispensabili per la vostra evoluzione; per combinazione vi siete trovati – per motivi karmici o per chissà quale motivo utile all’Assoluto – nella possibilità di intervenire a questi incontri e seguire per un certo periodo di tempo l’Insegnamento; però, se non fosse stato necessario per voi o per le vostre esigenze evolutive e aveste seguito tutt’altra strada, per il vostro percorso evolutivo non sarebbe cambiato niente; voi sareste andati avanti comunque sia. L’umanità può fare anche a meno delle parole di Scifo! Lo so che sembra impossibile, però in realtà è così. Ha fatto a meno per dei millenni delle parole del Cristo, figuratevi per quelle di Scifo!
D – Stavo riflettendo che mi risulta difficile poter esprimere il mio carattere con qualcosa che la mia personalità trovi soddisfacente come il contatto con voi!
Beh, certamente; ma perché? Perché nel momento in cui voi vi trovate a contatto con noi, il vostro Io sta bene attento a stare tranquillo e a fare in modo da non scoprirsi! Quando siete con noi il vostro Io è tenuto più a bada; anzi, dovreste stare attenti a voi stessi e rendervi conto – perché ne avreste la possibilità – di come il vostro Io sta tacendo, di come siete diversi rispetto a quando non siete al nostro confronto diretto e consapevole.
D – Siamo più concentrati.
Come mai non lo siete sempre? Perché il vostro Io, quando non siete a contatto con noi, è molto più invasivo e molto più prepotente di quando siete a contatto con noi!
D – Forse perché certi argomenti sono più gratificanti per l’Io di altri.
Anche, anche questa componente, senza dubbio. Anche se poi, magari, si scatenano le discussioni in cui ognuno cerca di prevaricare gli altri o di fare il maestro degli altri invece di insegnare qualche cosa a se stesso, ma questo rientra nella normalità degli sviluppi di un Io.
Il titolo del post ha tratto in inganno.
Riconosco ciò che viene detto, grazie.