Buchi neri e buchi bianchi nell’equilibrio di un Cosmo [A80]

Il concetto di cristallizzazione che vi abbiamo ripresentato, riveduto e ampliato in base alle nostre ultime considerazioni, può, effettivamente, far sorgere nuovi dubbi e nuove domande.

Se, infatti, per esempio, consideriamo la cristallizzazione un sistema chiuso, sulla scorta delle nostre affermazioni bisognerebbe arrivare a concludere che esse non possano venire dissolte, dal momento che le vibrazioni sia interne che esterne non hanno la possibilità di scaricarsi all’esterno o di introdursi all’interno della cristallizzazione.

In un altro passaggio dei nostri messaggi, tuttavia, avevamo affermato che le cristallizzazioni si sciolgono allorché le vibrazioni provenienti dall’akasico, a seguito della più ampia strutturazione del sentire susseguente al raggiungimento di ulteriori comprensioni trovano quella qualità, quella frequenza vibratoria, che riesce a penetrare la rigidità vibratoria che avvolge la cristallizzazione.

Ora, è evidente a qualunque lettore attento che questi due passaggi sembrano essere in evidente contraddizione tra di loro. D’altra parte vi abbiamo dimostrato nel tempo che difficilmente cadiamo in errori logici, specialmente di tale evidenza, per cui ci auguriamo che tutti voi siate giunti alla giusta considerazione che, evidentemente, c’è ancora qualche dettaglio che sfugge alla vostra attenzione.

Vediamo si riusciamo a rimettere nella giusta prospettiva l’intero discorso riguardante i concetti di “sistema aperto” e “sistema chiuso”. È tipico del ragionamento dell’individuo incarnato considerare i concetti che si trova a dover affrontare nel corso della sua esistenza (e non solo quelli di ordine razionale o filosofico) fermandosi alle definizioni, senza cercare di osservare i processi che investono, creano, alimentano o modificano quegli stessi processi nel corso del loro accadere.

[…] Se vogliamo esaminare il concetto di sistema chiuso dal punto di vista filosofico non possiamo che affermare che esista un solo, vero ed eterno “sistema chiuso”, ovvero l’Assoluto: per sua stessa definizione, infatti, niente può essere al di fuori di esso ma tutto gli appartiene, cosicché non esiste, non può esistere un momento in cui un qualsiasi tipo di vibrazione possa non essere parte di esso.

Se ricordate avevamo indicato il Cosmo come sistema chiuso: le energie che lo attraversano, le vibrazioni che lo vivificano non escono dalla sua area di definizione tant’è vero, avevamo detto, che non è possibile la comunicazione tra i molteplici Cosmi che costituiscono la Realtà.

Quindi, apparentemente, il Cosmo sembra essere un’applicazione del principio “così in alto così in basso”, ripetendo al suo interno la struttura dell’Assoluto stesso. Ovviamente vi deve essere una diversità rispetto all’Assoluto, altrimenti ogni Cosmo sarebbe un Assoluto e questo, ovviamente, non è possibile. Qual è la qualità essenziale che rende impossibile l’identificazione tra Assoluto e Cosmo?

La risposta è semplice da individuare: il Cosmo è in divenire, mentre l’Assoluto È. Questo, però, ci conduce verso una successiva considerazione logica: se il Cosmo è in divenire questo significa che passa, necessariamente, da uno stato di esistenza a uno di non esistenza. Che significato può avere tutto questo in seguito alla definizione di Cosmo come sistema chiuso?

Ancora una volta il passo logico successivo mi sembra chiaro: poiché il Cosmo è in divenire ciò non può significare altro che, almeno inizialmente, esso è definibile come un sistema aperto: infatti alla sua costruzione contribuiscono le vibrazioni provenienti dall’Assoluto che gli danno forma, caratteristiche peculiari (come avevamo detto anni fa, diverse da Cosmo a Cosmo) fino a creare l’intero tessuto della struttura che lo delimita e che lo definisce.

L’intuizione di Einstein che, per primo, ipotizzò l’esistenza dei buchi neri all’interno del Cosmo ci fornisce la localizzazione dei punti, all’interno della materia del Cosmo circoscritta dall’Assoluto per delimitarne i confini, attraverso i quali fluiscono le energie provenienti dall’Assoluto per vitalizzare e mettere in moto i processi che porteranno alla strutturazione del Cosmo e delle meccaniche che lo attraversano, così come (per mantenere intatta la legge dell’equilibrio) l’esistenza di altri punti, teorizzati da Einstein con il nome di “buchi bianchi” attraverso i quali le energie provenienti dall’Assoluto che andranno a formare altri Cosmi con qualità differenti usciranno dal Cosmo col quale non devono interagire.

Le energie proprie del Cosmo ritorneranno all’origine nel momento in cui il Cosmo stesso terminerà la sua esistenza, riportando le vibrazioni generatrici all’interno dell’Assoluto e mantenendo valido, al suo interno, quel perfetto equilibrio che gli appartiene e che costituisce la più eclatante immagine di conservazione delle energie all’interno del “sistema chiuso-Assoluto”.

Tutto questo ragionamento ci indica, di conseguenza, che il Cosmo non è sempre stato un sistema chiuso, ma lo diventa a un certo punto della sua esistenza, coincidente col momento in cui tutte le parti che sono necessarie alla sua esistenza e al suo processo evolutivo gli appartengono e i meccanismi che le smuovono iniziano a operare. A quel punto i buchi neri e i buchi bianchi cambiano le loro proprietà impedendo a nuove energie vibrazionali di entrare o uscire dal Cosmo, rendendo, di conseguenza, il Cosmo un “sistema chiuso”.

Immagino che vi chiederete a questo punto che funzione e utilità abbiano buchi neri e bianchi all’interno del Cosmo allorché diventa un sistema chiuso. Curiosità legittima ma non pertinente con quello che andiamo dicendo attualmente. Per non lasciarvi, però, insoddisfatti, vi posso intanto dire che essi hanno, per esempio, la funzione di canalizzazione delle energie all’interno del Cosmo, contribuendo a mantenerne l’equilibrio e a ridistribuire le energie cosmiche quando vi è la necessità di farlo, per esempio, per l’improvvisa turbolenza vibrazionale che segue alla trasformazione in nova di una stella; del resto, se sarà possibile e se vi interesserà ancora, parleremo in un altro momento.

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Leonardo

Grazie

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