Al sognatore, al ricercatore, al sorridente, all’umile

Uomo così perso nei tuoi sogni da crearti intorno un labirinto intricato, ricorda che in ogni costruzione esiste una strada che porta alla luce, e che soltanto il tuo delirio onirico crea mura dal nulla per sbarrarti l’uscita; soffia dentro di te il tuo anelito d’amore e spazza da te le nebbie ingannevoli di una mente rinchiusa in se stessa, vestita di vesti sgargianti ma fatte di nulla.
Resta nudo almeno di fronte a te stesso, se non sai restare nudo di fronte ai tuoi simili. Osservati, conosciti, vediti come veramente sei e ti accorgerai di saperti coprire con vesti che veramente saranno adatte a te stesso.

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La legge di causa ed effetto, o di azione e reazione (IF1)

Insegnamento filosofico 1
Eterna, immutabile, onnipresente, infallibile legge di azione e reazione, di causa ed effetto!
Basteresti da sola a convincere dell’esistenza di Dio anche l’ateo più incallito: sempre che davvero volesse cercare di trovare la prova dell’esistenza di un Dio anche solo esaminando la natura!
Tu sei giusta e imparziale; nessuno nei millenni può mai imputarti di aver risposto in modo diverso e fazioso a una stessa azione, indipendentemente dal sesso, dalla posizione sociale, dalla cultura, dalla religione o da qualunque altro parametro che diversifichi in qualche modo l’agente dall’azione.

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Al tormentato, al deluso, all’affannato, al dubbioso

Uomo così tormentato, lascia che il tormento della tua mente – parte materiale del tuo corpo materiale, ma strumento del tuo corpo spirituale – venga stemperato dal tuo “sentire”, perché solo se riuscirai in questo diventerai finalmente qualcosa di più di un nome, di un’etichetta, di un groviglio di contrasti tormentosi.

Uomo così deluso, non rendere inutile la tua delusione privandola dei perché che devi risolvere, negandole il riscatto della tua comprensione, impedendo che essa assolva i suoi compiti dentro di te come dentro ad ogni uomo; accoglila come una sorella che ti indica dov’è stato il perché che l’ha generata, dove è stato il punto preciso in cui essa è nata.

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Il mito della solitudine umana

Uomo solo, sono millenni che giri intorno al nocciolo dei tuoi problemi, adeguando te stesso ai tuoi bisogni e ai tuoi impulsi, creando complesse teorie per mascherare quanto siano questi bisogni e questi impulsi – peraltro facilmente governabili, se tu davvero lo volessi – a governare te stesso come capricciosi e crudeli padroni.
La solitudine dell’uomo e la sua eterna ricerca per annullarla: quanti romanzi, quante poesie, quante musiche, quante opere d’arte hai creato per giustificare ciò che tu vuoi essere, fino a far affondare le radici della tua stessa tradizione nel mito della solitudine umana, usato come scudo per occultare – inserendola in una falsa cornice di forza d’animo – la tua innata tendenza al vittimismo e all’autocommiserazione più gretta!

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La necessità di conoscere e gestire il proprio Io

L’immagine che si ha degli altri è più o meno precisa a seconda dei dati che si sono acquisiti sull’altra persona, ovviamente; dati che non riguardano soltanto il comportamento ma anche le reazioni, gli atteggiamenti, lo scambio che c’è tra le persone.
Ecco, quindi, che per poter veramente avere un’immagine e una certa conoscenza reale di com’è l’altro, è necessario che ci sia uno scambio sempre più forte, sempre più complesso e sempre più attento; quindi, magari, i piccoli particolari sono quelli che più aiutano a precisare com’è l’altra persona.

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Ogni essere torna all’origine, ogni vita ne è lo strumento

Forse, chissà, anche voi, come me, sarete riusciti a cogliere la meraviglia e lo stupore per quel Grande Disegno in cui sta scritta la storia di ognuno di voi.
Pensate: miliardi e miliardi di esseri umani che hanno attraversato le varie epoche dell’uomo su questo pianeta, ed ogni storia, ogni vita, è un piccolo miracolo di equilibri, di esperienze, di comprensioni, di dolori e di gioie e nessuna vita si può considerare identica a quella di un’altra persona perché, anche se magari gli avvenimenti possono in gran parte essere simili, c’è poi quel meraviglioso insieme di interiorità, di maniera in cui l’individuo vive ciò che gli capita e che rende il tracciato della sua vita, nella sua enorme complessità, qualcosa di unico, personalissimo e, oserei dire, persino irripetibile.

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La paura di fronte all’ignoto e all’impossibilità del controllo

Vi sono dei momenti in cui la vita, l’esistenza, vi mettono davanti ad esperienze traumatizzanti e spaventose di fronte alle quali quasi sempre siete impreparati e ognuno di voi reagisce secondo la modalità che gli è propria e possibile.
Come ho sentito dire da voi, è anche possibile percepirsi come all’interno di un buco nero e trovarsi su una sponda isolata, in una solitudine irriducibile in cui sembra che nulla possa servire a distogliere dal dramma che si sta vivendo.

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La terza età: incominciare un nuovo modo di vivere

Questa splendida terza età, questa nuova stagione della vita di ogni individuo che arriva a una certa età che sembra sconvolgere tutta la sua vita rendendola così diversa da com’era in precedenza; eppure, se ci pensate bene, cos’è che cambia nell’individuo che supera i sessant’anni?
C’è un cambiamento fisico, questo senza ombra di dubbio; ma il cambiamento fisico c’è anche tra il trentenne e il cinquantenne;
cambiano i diversi modi di porsi nei confronti della società – magari perché si è conclusa la carriera lavorativa – però questi cambiamenti sono avvenuti anche, ad esempio, nel momento in cui si è finito il liceo, o l’università e si è incominciata un’eventuale carriera lavorativa;

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I punti di contatto, gli allacciamenti, tra le persone

Molti di voi si sono interrogati su certe frasi che noi diciamo; ad esempio: “Non trovate i punti di contatto tra di voi, non riuscite a formare un gruppo omogeneo perché non riuscite a individuare i punti di contatto”; e allora, affannosamente, e anche talvolta caparbiamente, cercate con la vostra mente di individuare e trovare questi famosi “punti di contatto” come se fossero l’Eldorado e vi permettessero di scoprire una realtà meravigliosa che, altrimenti, non riuscireste mai a raggiungere.
E poi non vi accorgete che noi vi abbiamo già dato la risposta precisa su quali sono questi “punti di contatto”.

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L’Io e l’aggiornamento senza fine dell’immagine di sé

A cosa serve l’immagine di ? Serve all’Io per illudersi di esistere.
Se l’Io non creasse questa immagine con cui rappresentare se stesso, non avrebbe nessun elemento – secondo lui “palpabile” – per poter affermare che egli è reale, che egli appartiene al mondo della realtà fisica.
Ecco quindi che questa è la necessità prima dell’esistenza dell’immagine che l’individuo ha di se stesso.
Come abbiamo sempre detto, l’Io ha in se stesso le armi per la propria distruzione; ecco che, infatti, questa immagine, pur essendo necessaria all’Io per rafforzarsi e per convincersi di esistere, è anche quel fattore che induce l’individuo con un minimo di consapevolezza e di attenzione,

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