Aspetti filosofici del potere [A167-pot7]

Il concetto di potere, dal punto di vista concettuale e filosofico, ha in , magari inespresse apertamente ma tuttavia indispensabili come corollari alla possibilità di esercitarlo, alcune caratteristiche essenziali che ne definiscono e indirizzano l’attuazione, graduandone gli effetti e le conseguenze.

La più complessa e intricata è la volontà, in quanto porta con sé una notevole quantità di distinguo e di possibilità. Indubbiamente esercitare il potere – in qualsiasi direzione esso venga esercitato – implica il fatto che chi mette in atto tale esercizio lo faccia sostenuto dalla volontà di esercitarlo: se non ci fosse tale volontà il potere non potrebbe essere esercitato, perché verrebbe a mancare la spinta interiore a compiere quell’azione all’interno della realtà in cui l’individuo si trova a fare la sua esperienza.

D’altra parte questo è vero e riscontrabile in qualunque atto compiuto dall’essere incarnato: senza la volontà che lo spinga ad agire e a reagire all’interno del percorso incarnativo, l’individuo risulterebbe statico, non avrebbe la possibilità di fare l’esperienza né di trarre un utile dalle esperienze che la vita talvolta addirittura gli impone di fare, rimanendo inerte e in completa balia degli avvenimenti che lo coinvolgono più o meno direttamente.

Per dirla in breve: il potere, per poter essere esercitato deve trovare all’interno dell’individuo la volontà di esercitarlo. Ed ecco che, fatta questa semplice considerazione, immediatamente, la faccenda si complica, dal momento che richiama a sé molti degli elementi che abbiamo esaminato in passato e che rendono la situazione molto complessa e, in fondo, di difficile generalizzazione.

  1. Per esempio, poniamoci una domanda: chi è che mette in atto la volontà?
  2. E ancora: qual è il collegamento tra la volontà dell’individuo e la sua evoluzione e, quindi, il suo sentire?
  3. E, andando avanti: fino a che punto può spingersi la volontà e, di conseguenza, l’esercizio del potere, senza risultare in netto e aperto contrasto con il Grande Disegno e con l’Eterno Presente?
  4. E, domanda accessoria: come fa la volontà del singolo a esprimersi nella Realtà senza entrare in un dannoso conflitto con la volontà degli altri individui che compiono lo stesso viaggio assieme a lui?
  5. E, se vogliamo – e immagino che lo vogliate, conoscendovi, dato che è un argomento che negli anni vi è sempre piaciuto tirare in ballo: come possono la volontà e il potere venire espressi manifestando il libero arbitrio di un individuo senza che ne risulti annullato il libero arbitrio altrui?

Come vedete la questione è veramente complicata e trovare delle risposte che salvino l’interezza dell’insegnamento inserendosi armonicamente in esso senza mandarlo a carte quarantotto non è cosa da poco.

Purtroppo per voi, inoltre, non è finita qui, e diverse altre domande si agganciano a quanto abbiamo detto fino a questo punto. Se ricordate le domande che vi sono state poste sul potere, avrete notato che una di esse tirava in ballo la consapevolezza dell’individuo.

Cos’è la consapevolezza? È il rendersi conto (l’essere consapevoli) dell’uso che facciamo degli strumenti che abbiamo a disposizione, non solo limitatamente a tale uso, ma anche alle conseguenze che esso avrà, come ricaduta, non soltanto su noi stessi ma anche su chi ci sta attorno, in onde sempre più ampie, visto che le nostre azioni smuoveranno cause sempre più ampie che tenderanno a propagarsi sempre più distanti dal circoscritto ambito individuale – ricordate le onde smosse nell’acqua dalla foglia caduta fino a contribuire a mettere in essere effetti personali, famigliari, sociali e, perfino, mondiali?

Ma la consapevolezza dell’individuo è strettamente collegata alla sua evoluzione! Ne deriva come conseguenza che il grado di consapevolezza dell’individuo ha certamente delle influenze sulla sua volontà e sull’esercizio del potere messo in atto dall’individuo, quanto meno diventando un elemento che ha la funzione di graduarne l’intensità e la portata. E, allora, ecco sorgere l’ovvia domanda: quali sono le influenze della consapevolezza sull’esercizio del potere?

Se, poi, non volessimo proprio farci mancare niente, ecco che possiamo trovare un altro settore collegato all’esercizio del potere, anch’esso implicito nel termine stesso.
Infatti, come abbiamo osservato nel parlare degli Archetipi Transitori, essi entrano in azione – certamente come strumenti temporanei, ma non per questo trascurabili – nello sviluppo dell’evoluzione all’interno del piano fisico e, di conseguenza assumono un’importanza considerevole nella conduzione della vostra vita pratica di tutti i giorni.

Agiscono, quindi, nello stesso territorio di azione dell’Io e con esso si trovano a operare, talvolta in accordo con esso, talaltra in aperto conflitto mentre si compie quel percorso di sperimentazione dell’attributo del potere che lo porterà a trasformarsi, al termine della sperimentazione, dall’essere usato come strumento di prevaricazione al diventare un dono offerto agli altri affinché possa essere d’aiuto nel loro percorso personale.
Di conseguenza, ci si potrebbe chiedere, a ragion veduta: qual è il rapporto che lega, collega e gestisce la coreografia del balletto messo in scena dall’uso del potere da parte dell’Io?

Infine, per non tralasciare nulla, non dimentichiamoci che sull’Io influisce la dotazione di base fornita a ogni individuo al momento della nascita, cioè il carattere. Dal che la domanda: che influenza ha il carattere sull’esercizio del potere da parte dell’individuo?

Pensate che possa bastare? Probabilmente a voi basta e avanza, tuttavia non possiamo perdere di vista da dove hanno preso il via queste nostre considerazioni, cioè dall’esame dei somatismi. E allora non possiamo esimerci dal domandarci: quale rapporto esiste (e la sua esistenza, a mio parere, non può essere messa in dubbio) tra l’attributo del potere e i somatismi che costellano la vita di ogni individuo incarnato sul piano fisico?

E, così, ecco che il nostro cerchio si chiude, un cerchio fatto essenzialmente di molteplici domande a cui, consapevolmente, non ho fornito alcuna risposta, e non perché non abbia risposte da fornirvi, ma perché, per una volta, divento uno strumento temporaneo anche io nelle mani del karma: sapete che quando non affrontate qualcosa che dovreste invece affrontare per i vostri bisogni evolutivi, l’esistenza vi ripropone una nuova situazione ancora più pressante e faticosa che vi spinga e vi stimoli a interagire con l’esperienza.

Bene, vista la vostra collaborazione alle mie precedenti domande ho pensato bene di riproporvi l’esperienza fornendovene altre altrettanto (se non di più) di difficile risposta, con la speranza che questa mia mossa inaspettata possa esservi da stimolo per andare a viso aperto verso voi stessi.

Naturalmente, poiché tendo a essere più realista del re, non mi aspetto davvero che voi cerchiate di dare una risposta a questa serie di domande e siccome, fondamentalmente, sono un buono, posso dirvi, che comunque – e come sempre – le risposte a tutte le domande poste vi verranno date lasciando a ognuno di voi la responsabilità – magari da ottemperare in una prossima vita – di non esercitare la vostra volontà e il vostro potere accontentandovi, come spesso accade, di trovare la pappa bella pronta, oppure di esercitare volontà e potere cercando di cucinarvi il pranzo da soli per avere modo di verificare se ciò che avete elaborato è in sintonia con quella che noi andremo a dirvi, diventando degli Urzuk non passivi e in balia dell’esistenza. Scifo

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