Uomo così tormentato, lascia che il tormento della tua mente – parte materiale del tuo corpo materiale, ma strumento del tuo corpo spirituale – venga stemperato dal tuo “sentire”, perché solo se riuscirai in questo diventerai finalmente qualcosa di più di un nome, di un’etichetta, di un groviglio di contrasti tormentosi.
Uomo così deluso, non rendere inutile la tua delusione privandola dei perché che devi risolvere, negandole il riscatto della tua comprensione, impedendo che essa assolva i suoi compiti dentro di te come dentro ad ogni uomo; accoglila come una sorella che ti indica dov’è stato il perché che l’ha generata, dove è stato il punto preciso in cui essa è nata.
Solo così, uomo deluso, potrai cambiarle nome e chiamarla “Sorella Che Mi Mostri Quale è La Mia Realtà”.
Uomo così affannato da rincorrere una meta indefinita, volutamente indefinita, affinché tu possa correre senza un attimo di tregua, con il fiato mozzo che ti intorpidisce la mente impedendoti di soffermarti su mille altre mete che superi od ignori, relegandole nel limbo delle cose belle ma inutili, frena i tuoi passi, rallenta il tuo ansito e scoprirai con gioia che quanto tu vai cercando è dentro di te e che la tua corsa è stata inutile poiché sei tu la meta: quella meta che inseguivi e che non riconoscevi perché ti rifiutavi di conoscere te stesso.
Uomo così dubbioso, tu che crei i tuoi dubbi, tu che fai tuoi i dubbi altrui, tu che fai del dubbio il motore della tua vita, tu che vivi con dolore quei dubbi, tu che senti in te l’impotenza a risolverli, tu che cerchi veramente in te e intorno a te un’arma che li possa annullare; tu, proprio tu, non capisci – non vuoi capire – che l’unico modo in cui puoi ottenere ciò che cerchi è far sì che non sia proprio tu a creare dubbi dentro di te.
Uomo così addolorato che ti disseti alla fonte del pianto, lascia che ciò che hai bevuto esca dai tuoi occhi rendendoli luminosi e chiari, lavando l’ombra del dolore da te stesso fino ad essere bianco di serenità e di accettazione per ciò che è stato e non può non essere più, di certezza che proprio nel ricordo di ciò che hai sofferto puoi trovare la forza per non dolerti più, poiché quel dolore ti ha fatto capire quanta intensità può avere, anche se non voluto; e ti servirà per capire che non devi essere tu stesso a rinnovare dentro di te quell’intensità dolorante, perché il dolore non deve divenire per te strumento per creare altro dolore. (Continua)
Grazie alle Guide che ci hanno donato queste profondissime parole
Grazie per queste chiare indicazioni.
Grazie per questi utili e pratici suggerimenti.
“Rallenta il tuo ansito e scoprirai con gioia che quanto tu vai cercando è dentro di te e che la tua corsa è stata inutile poiché sei tu la meta: quella meta che inseguivi e che non riconoscevi perché ti rifiutavi di conoscere te stesso”: un mantra da ripetere ogni giorno.
Grazie
Grazie!
Namaste’
Parole che oggi poco risuonano ma, ne colgo il senso riappacificante. Grazie.