Nella relazione valutare anche il meglio dell’altro [A209]

Ah, se riusciste, fratelli, se foste sempre capaci, sorelle, di giudicare o criticare inflessibilmente voi stessi tanto quanto tendete a giudicare gli altri, invece di trovare in continuazioni motivazioni e giustificazioni per voi stessi, motivazioni e giustificazioni che non siete soliti trovare quando osservate gli altri!

Ah, se foste altrettanto pronti a perdonare gli altri quanto siete disponibili a perdonare voi stessi! Ma è molto più facile, lo sapete bene, puntare il dito contro la pagliuzza nell’occhio dell’altro per non vedere la trave che vi impedisce di osservare spassionatamente le vostre verità!

Il perdono è un passaggio importante nel vostro cammino, ma perdonare non significa chiudere gli occhi sulla verità propria o altrui, bensì riconoscere e accettare ciò che si è e rendersi conto che sì, avreste anche potuto rapportarvi in maniera diversa ma che, se non siete riusciti a farlo è perché non eravate ancora veramente in grado di accettare i vostri errori, conseguenza delle vostre incomprensioni. 

Molte volte sbagliate perché non avete compreso a sufficienza, e gli errori che avete commesso non peseranno molto sulle vostre coscienze ma, anzi, vi aiuteranno a comprendere in maniera più profonda e sentita quali sono i punti su cui dovete ancora lavorare per ampliare la vostra comprensione. 

Altre volte i vostri modi errati nel relazionarvi con i fatti della vita sono, invece, compiuti perché lasciate che il vostro Io diventi il motore di voi stessi, cosicché finite con lo sbagliare pur sapendo che quello che fate è sbagliato perché, in questo modo, l’Io può mantenere intatta la falsa immagine che ha di stesso. Ed è in questo caso, fratelli e sorelle, dallo scontro interno all’Io tra le sue comprensioni e le sue incomprensioni, che nascono in voi i sensi di colpa più nocivi per il vostro equilibrio e per la vostra serenità perché ben altro peso ha il commettere errori che avreste potuto evitare, se aveste ascoltato di più il vostro sentire, rispetto al commettere errori perché non avevate ancora raggiunto la comprensione sufficiente a mettervi in grado di agire diversamente. Viola

L’osservazione del vostro relazionarvi con chi vi sta accanto vi mette a disposizione una ricca sorgente di elementi utili a comprendere voi stessi: è per questo che vi abbiamo detto così spesso che la presenza delle altre persone accanto a voi, nella vostra vita, è indispensabile alla vostra crescita interiore, perché arricchisce il complesso della vostra esperienza di incarnati. Ma vi è un modo, potreste chiedervi, per migliorare le vostre possibilità di relazione?

È evidente che ogni individuo ha un suo percorso personale per riuscire a farlo, e che una regola generica e veramente utile non è poi così facile da stabilire. Vi posso, però, dare un piccolo consiglio, una sorta di piccola tecnica che potreste cercare di mettere in atto per provare a riequilibrare al vostro interno la vostra soggettiva percezione delle persone che vivono accanto a voi.

Quando vi ponete nella posizione del giudice, se vi osservate con attenzione, vi potrete rendere conto che il vostro giudizio è squilibrato e fazioso, in quanto è basato sull’attenzione che ponete a tutti quegli elementi che, dentro di voi, ritenete negativi nel comportamento degli altri.

Eppure, come ben sapete, ogni individuo, al suo interno, tende verso l’equilibrio e, di conseguenza, a ogni negatività corrisponde anche una positività che cerca di riportare in stato di quiete gli squilibri interiori che, via via, si vanno manifestando.

Così, quando sentite sorgere in voi la spinta a giudicare un’altra persona portando la vostra attenzione su ciò che reputate sbagliato nel suo comportamento, provate a riequilibrare la vostra visione dell’altro ricercando in lui quello che avete trascurato di tenere in considerazione, ovvero un suo comportamento positivo.

In questa maniera non soltanto la vostra percezione risulterà più completa ma anche il vostro giudizio diventerà meno inflessibile, le vostre reazioni saranno più stemperate perché più equilibrate, il vostro giudizio tenderà a trasformarsi in un’opinione e tale trasformazione renderà più facile il relazionarsi con l’altro e vi sosterrà nell’operare per cercare di trovare elementi di interscambio invece di mettere in atto dei diktat rigidi e immodificabili.

Non esiste nessuna persona, in nessuna situazione che possiate immaginare, nella quale non sia possibile trovare qualche elemento che risulti essere in accordo con qualche punto che appartiene anche al vostro sentire.

È forse una piccola soluzione quella che vi sto offrendo, figli nostri, eppure, nella sua piccolezza, può cambiare completamente la vostra visione di chi vi sta accanto, magari non arrivando al perdono di cui parlava Viola ma, quanto meno, all’accettazione serena di ciò che l’altro è e di quella sua complessità interiore che, in fondo, voi siete in grado di riconoscere solamente parzialmente e limitatamente attraverso la vostra soggettività.

In questo mondo in cui siete immersi, nel quale tutto viene esagerato e portato agli estremi, nel quale ogni comportamento viene tenuto in alta considerazione tanto più è escatologico, nel quale il personalismo e il desiderio di apparire unici sembra in continua lotta con i modelli che, contemporaneamente, presentano una desolante uniformità di finti esempi di vita, nel quale l’essere trasgressivi significa essere onesti e l’onestà sembra aver perso il suo valore etico, nel quale la diversità è diventata la normalità e la normalità sembra essersi trasformata nell’eccezione, ritrovare in ogni persona che vi sta accanto delle piccole comunanze di sentire vi può aiutare a sentirvi ancora fratelli tra fratelli e non più spaventati agnelli tra lupi famelici.

Per questo, in vicinanza con le vostre attuali feste religiose, rivolgiamo un pensiero a Colui che Tutto È, cercando di manifestare quell’afflato che, anche se apparentemente inascoltato, continuamente pervade la molteplice struttura del nostro essere:

Padre nostro,
forse non siamo ancora in grado
di sacrificare noi stessi
per amore degli altri
ma possiamo cercare di perdonare gli altri
riconoscendo in essi
le nostre stesse incomprensioni.
Forse non siamo ancora capaci
di rimettere i debiti degli altri
ma possiamo riconoscere i nostri debiti
e cercare di assolverli.
Forse non sappiamo giustificare gli altri,
ma sarà più facile farlo se troveremo in loro
non solo il riflesso del loro Io
ma anche il riflesso, costante e continuo,
della Tua presenza.
Forse non possiamo, adesso, 
cambiare il mondo con le nostre azioni,
ma le nostre azioni possono cambiare
le persone che ci stanno accanto
e il loro cambiamento può condurre ad altri cambiamenti
diventando fonte di un più universale sentire.
Dacci la forza di essere veicoli dei tuoi sussurri
e di diventare, in questo modo, 
creatori di pace invece che di conflitti,
sorgenti di amore invece che di odio,
portatori di aiuto invece che prevaricatori,
dispensatori di perdono invece che di giudizio,
fonti di unione e non di separazione. Moti

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