Come può, allora, l’individuo uscire da questa situazione di apparente stallo? Cos’è che gli può fornire la spinta a riconoscere come tale il somatismo comportamentale che gli appartiene?
Può farlo, ricollegandoci a quanto abbiamo incominciato a esaminare negli ultimi nostri interventi, grazie all’aiuto che gli viene fornito dall’insorgenza dei sensi di colpa che lo scontro tra quanto suggerito dagli Archetipi Permanenti e quanto proposto dagli Archetipi Transitori fa nascere al suo interno.
Un processo che interessa tutte le tipologie di somatismi (e che è addirittura fondamentale sia per la loro gestione che per il loro superamento) e quello che avevamo indicato come processo di conoscenza/consapevolezza/comprensione. È inevitabile che sia così, dal momento che alla base dei somatismi sta un problema di comprensione e che è solo arrivando alla comprensione di quello che è stato mal decodificato nel passaggio delle vibrazioni dal corpo akasico a quello fisico che può venire definitivamente risolto qualsiasi tipologia di somatismo, eliminandone alla radice la causa scatenante.
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Anche osservando il somatismo fisico e quello comportamentale secondo questa particolare ottica si possono individuare delle differenze di rapporto con tale processo: nel primo caso la conoscenza e la consapevolezza sono più a portata di mano, dal momento che l’Io, sulla spinta della sofferenza fisica, tende a fare minori resistenze al processo in questione. Nel caso dei somatismi comportamentali, invece, le resistenze dell’Io sono molto più forti, rendendo quasi sempre difficoltoso per l’individuo non solo comprendere, ma anche essere consapevole di essere spinto da un somatismo comportamentale e, addirittura, di riconoscerne l’esistenza.
Le censure poste in atto dall’Io, infatti, sono così forti e articolate che diventa difficile per l’individuo riconoscere il fatto che il suo comportamento ripetitivo di fronte a determinati stimoli indica un suo disagio interiore dovuto a un’errata comprensione da parte sua. Ecco, così, che vengono messe in atto – come abbiamo detto in precedenza – autogiustificazioni fornite dalle regole stabilite dagli archetipi transitori a cui l’individuo è collegato, proiettando sugli accadimenti esterni la causa della sintomatologia comportamentale messa in atto per evitare di riconoscere che essa non è da ricercarsi all’esterno e nel comportamento e nelle reazioni degli altri, bensì all’interno di se stesso. E, per far questo, l’Io arriva al punto, per esempio, di cancellare immediatamente dalla propria reazione al vissuto individuale tutto ciò che potrebbe costringerlo a rivolgere la sua attenzione all’interno invece che all’esterno.
Un ultimo punto che vorrei toccare, per concludere questo mio lungo discorso, riguarda la possibilità che ognuna delle due forme di somatismo possano includere anche la presenza di elementi appartenenti all’altra forma.
Prendiamo il somatismo di tipo fisico: è possibile che in esso sia inclusa anche la presenza di somatismi comportamentali? Non possiamo dimenticare che l’individuo incarnato, in ogni caso, è sempre attivo all’interno del piano fisico, vivendo un complesso intreccio di relazione con le persone con le quali viene a contatto e che, di conseguenza, ha sempre delle reazioni comportamentali nel corso delle esperienze che attraversa.
Senza dubbio ogni somatismo fisico è accompagnato da reazioni comportamentali (ad esempio una forte sudorazione alle mani indurrà nell’individuo la tendenza a limitare o a rendere problematica la stretta di mano con le altre persone), ma si tratta di sintomi comportamentali “accessori” che sono conseguenza del somatismo fisico, e non la sua causa, distinguendosi nettamente, in questo, da quelli che sono i veri e propri somatismi comportamentali i quali, invece, sono la causa del somatismo e non una conseguenza.
Stiamo attenti, dunque, a non confondere le reazioni comportamentali che appartengono, per forza di cose, alla gestione dell’esistenza dell’individuo all’interno del suo mondo di relazione con l’esterno da sé con quelli che sono i somatismi comportamentali reali.
Sulla base di quanto ho appena detto si può concludere che è sempre possibile riscontrare la presenza di un aspetto comportamentale collegato a qualsiasi tipo di somatismo si sta cercando di osservare, anche se è soltanto nel caso del somatismo comportamentale che tale componente risulta essere non solo preminente su ogni altro aspetto ma addirittura determinante per la genesi del somatismo stesso.
Diversa è, invece, la questione opposta, ovvero se in ogni somatismo comportamentale è inclusa la presenza di sintomatologia fisica (ovviamente, come abbiamo detto poc’anzi, intesa come sintomo accessorio, come effetto secondario e non come causa dell’esistenza del somatismo comportamentale).
Senza dubbio possono essere presenti reazioni di tipo somatico anche nei somatismi comportamentali (ad esempio l’insonnia, una forte reazione emotiva o uno stato ansiogeno acuto o, al contrario, un’intensa freddezza emozionale e un’estrema razionalizzazione), ma difficilmente tale situazione sfocia in sintomi psicosomatici che si riflettono con evidenza in reazioni fisiche evidenti e stabili: si tratta quasi sempre, invece, di reazioni che coinvolgono essenzialmente le componenti emotive e intellettive dell’individuo. Senza dubbio queste reazioni possono arrivare a manifestarsi anche a livello fisico (anche in questo caso possiamo prendere come esempio l’intensa e improvvisa sudorazione del corpo dell’individuo) ma si tratta semplicemente dell’innescarsi delle normali reazioni fisiologiche che accompagnano la presenza di picchi emotivi o intellettivi all’interno dell’individuo. Ombra
Ciclo sul senso di colpa