[Segue da A178] Prima di salutarci vorrei porgervi alcune altre considerazioni, non più di tipo principalmente filosofico bensì di tipo pratico, volte ad aiutarvi nel cambiare le vostre abitudini di osservazione di ciò che si muove al vostro interno e, in particolare, dell’argomento che stiamo affrontando, ovvero l’osservazione dei vostri sensi di colpa.
Vedete, per abitudine di pensiero e di cultura, è facile che, nel compiere la vostra osservazione, voi tendiate a occuparvi del vostro passato, pensando che sia esso l’elemento da comprendere o da risolvere, identificandolo, in qualche modo, come il portatore delle cause che hanno fatto nascere in voi i sensi di colpa che vi turbano. Questa è una prospettiva che, pur non essendo teoricamente sbagliata, tuttavia non vi può aiutare molto, e questo per diversi motivi.
Prima di tutto perché non è ciò che in passato avete vissuto, specialmente se osservato con il vostro Io attuale, quello che può aiutarvi a comprendere i vostri errori: a disposizione della vostra elaborazione attuale resta ciò che a voi era ed è comunque esterno, ovvero, il ricordo delle vostre azioni, reazioni od omissioni, o, meglio ancora, la vostra percezione soggettiva e illusoria di essi, ma non sono i vostri atti, da soli, che possono darvi una vera spiegazione delle vostre incomprensioni, perché non è di importanza preminente ciò che avete vissuto nel corso della vita, bensì la maniera in cui l’avete vissuto.
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Infatti, le vostre azioni e reazioni sono e rimangono, comunque, qualcosa di esterno a voi mentre sono i vostri perché interiori quelli che veramente definiscono e precisano l’ampiezza della vostra comprensione e sono gli elementi che più hanno importanza e che più contano per la vostra osservazione di voi stessi.
Non va dimenticato che, comunque, voi e la vostra rappresentazione attuale di voi stessi nel mondo (ovvero il vostro Io) non siete più gli stessi rispetto a ciò che eravate in passato e pretendere di analizzare i vostri perché su elementi ormai obsoleti – anche senza tener conto che, nel frattempo, certamente l’Io ha messo in atto i suoi meccanismi di difesa e di censura trasformando sinanco il vostro ricordo degli avvenimenti del passato falsandoli, avendoli sottoposti alla sua interpretazione e percezione soggettiva – sarebbe un po’ come voler spiegare la nascita dell’Universo ricorrendo alle sole teorie animistiche degli inizi culturali dell’umanità.
La vostra abitudine di cercare di operare l’osservazione di voi stessi secondo concezioni di tipo psicanalitico finisce spesso col portarvi a occuparvi con maggiore frequenza e attenzione del passato, di ciò che eravate, piuttosto che del presente e di ciò che siete, distogliendovi dalla vostra realtà attuale a favore di una vostra immagine ormai stantia e superata, anche se a ognuno di voi sembrerà di aver raggiunto, toccato e scoperto chissà quali importanti rivelazioni sulla vostra realtà interiore. Questo, indubbiamente, vi può dare la sensazione di essere attivi e non inerti nella vostra esplorazione di voi stessi e vi può far sentire soddisfatti e appagati per quello che ritenete di aver scoperto sul voi stessi del passato.
Ma che cosa avrete scoperto veramente, in realtà? Avrete magari portato faticosamente alla luce qualche piccolo frammento della vostra realtà di allora, ma sarà stato un po’ come ridare un simulacro di vita a un voi stessi ormai mummificato e privo di una reale importanza per ciò che voi, nel fattempo, siete diventati e che conserva con esso ormai soltanto la continuità di un processo che vi ha portato a essere ciò che siete attualmente ma che è ormai ben diverso da ciò che eravate in tempi precedenti.
Il risultato è che nei vostri processi di elaborazione dell’osservazione si accumuleranno dati di scarsa utilità perché non aggiornati che forniranno al vostro Io il materiale per trovare giustificazioni a se stesso soffermandosi su elementi ormai di scarsa importanza evitando di osservare ciò che veramente è importante e preminente per voi, ovvero il vostro sentire attuale e ciò che siete ora, nel momento in cui vi state osservando.
Questo mio parlare potrebbe scoraggiarvi e portarvi ad avvertire un forte senso di inutilità e di impossibilità di proseguire in questo percorso. Ma vi garantisco che stareste commettendo un errore.
Se la base dei vostri sensi di colpa e dei vostri somatismi risale a qualche cosa che da voi non è stato compreso non c’è bisogno di rivolgersi per forza al passato, dal momento che l’incomprensione – visto che non è stata ancora risolta – è ancora qui, presente nel vostro Io attuale.
Ed è qui, nell’oggi, nel “qui e ora” – come siamo soliti dirvi – che la potete trovare e riconoscere, osservando come essa si manifesta in ciò che dite, pensate o fate. Osservare non le vostre azioni e reazioni del passato ma le azioni e reazioni che applicate nell’oggi vi fornisce il necessario rapporto con ciò che oggi siete, lasciandovi a disposizione tutti gli altri doni che vi sono stai fatti per permettervi di esplorare voi stessi a mano a mano che attraversate il vostro percorso evolutivo, appoggiandovi non su un’irreale immagine evanescente di un voi stessi che, in fondo, non esiste più ma sulla concreta reazione di un voi stessi pienamente vivo e attivo in tutte le sue componenti reattive e analitiche.
In fondo, malgrado la sofferenza che il senso di colpa può portare nella vostra vita, esso può e deve essere considerato un dono, uno strumento da adoperare per cercare di arrivare a una migliore comprensione di se stessi.
Ci rendiamo conto che ultimamente vi stiamo chiedendo degli sforzi concettuali, dei ribaltamenti di abitudini pensiero, dei cambi di prospettiva che non sono facili da fare propri da un momento all’altro e senza trovarsi di fronte a indubbie difficoltà, dal momento che mutare la propria visione della realtà comporta, sempre e comunque, il sentirsi destabilizzati e spaesati di fronte a qualcosa di nuovo che è ancora da scoprire e da comprendere e che, per questo motivo, l’Io cerca di contrastare per paura di perdere se stesso.
Eppure, adesso che siamo giunti se non al termine del nostro insegnamento quanto meno a un punto in cui se ne può intravvedere la sua temporanea interruzione in questa vostra fase temporale, sappiamo che un’ultima cosa possiamo cercare di fare per ognuno di voi: prendervi per mano e farvi sentire che è giunto il tempo di mutare le vostre prospettive, aiutandovi a compiere quel salto di qualità del vostro sentire che ritroverete, come parte inseparabile e inalienabile di voi stessi, nelle vite che ancora avrete da vivere prima di riconoscervi definitivamente – finalmente sereni, in pace e in armonia con voi stessi e con la Realtà – come piccola e insostituibile particella di Colui che Tutto È. Moti
Ciclo sul senso di colpa