Dall’ambiente cosmico alla vita [A169]

L’influenza dell’Io sul percorso di vita di ogni individuo incarnato è individuabile facilmente grazie a tutte le motivazioni, gli artifici e le argomentazioni che esso riesce a mettere in campo allorché si trova davanti alla possibilità di togliere qualche velo di soggettività dalla propria percezione di se stesso.

[Correndo il rischio] di poter rivelare anche ai suoi stessi occhi ciò che – spesso contro ogni logica e contro ogni evidenza – vi è di non compreso al suo interno e che, se portato alla luce, potrebbe avere l’effetto, per lui massimamente sgradevole, di rendere l’immagine di se stesso che vorrebbe proiettare sulla realtà che gli sta intorno e con cui è quotidianamente a contatto, poco verosimile e, certamente, meno appagante di quanto esso vorrebbe che fosse.

In questi casi ci si trova davanti a comportamenti di diverso tipo: dal dare mostra di affrontare la propria interiorità in maniera da apparire ben intenzionato e pieno di buona volontà ma, in realtà, evitando il più possibile di mettersi in gioco, all’arrivare a trovarsi magari la giustificazione che è “periodo di vacanza, in fondo è stato un anno stressante e difficile e ho proprio bisogno di fare un po’ di pausa, senza avere niente di impegnativo a cui pensare”.

Quest’ultimo atteggiamento, a pensarci bene, è anche un po’ ridicolo: sarebbe un po’ come aspettarsi che chi si trovasse all’interno di un campo di battaglia decidesse di andare in ferie perché, fino a quel momento, la battaglia è stata veramente stressante!

Forse non ve ne siete ancora resi del tutto conto, creature mie, ma l’intera vostra vita è un campo di battaglia senza sosta e senza pause perché ha la funzione di traghettare la vostra coscienza lungo il percorso evolutivo che vi compete e all’interno di tale percorso non vi possono essere vere e proprie pause o ferie programmate. E la guerra che, consapevolmente o meno, state combattendo non prevede alcun allontanamento dal campo di battaglia né ipotetiche mediazioni sospensorie o dilatorie decise da un Io inutilmente proteso ad essere l’ONU dell’interiorità dell’individuo.

Così il nostro appello di provare a individuare e definire possibili strumenti o processi oltre a quelli che noi vi siamo andati suggerendo è rimasto praticamente lettera morta. Probabilmente è anche colpa nostra, perché, a quanto pare, non siamo riusciti a interessarvi all’argomento proposto o a farvi comprendere quanto tale argomento sia necessario ed essenziale per comprendere meglio lo sviluppo della Realtà all’interno del Cosmo dal macrocosmo al molteplice, dal momento che tale sviluppo della Realtà – in tutti i suoi livelli e da qualsiasi punto di vista o prospettiva lo si possa osservare – è costituito interamente dal continuo interagire tra strumenti e processi.

Per riconoscere la struttura del Reale nella sua completezza e nel suo strutturarsi all’interno del Cosmo, basterebbe seguire e ricostruire l’ininterrotta catena che dalla materia indifferenziata conduce all’avvio di processi continui che portano alla creazione di strumenti temporanei: visto che la terminologia usata “strumenti fittizi” non a tutti è sembrato accettabile, abbiamo dunque preferito adoperare questa nuova terminologia, sperando che questo semplice cambio di parole possa aiutarvi a non attaccarvi troppo alle parole e a fermarvi di più sui concetti che vi stiamo presentando.

Siccome, però, sono sempre stato un po’ testardo, non posso fare a meno di continuare a ritenere che se, secondo me, la definizione di “strumenti fittizi” era più corretta e più aderente alla Realtà, in quanto essa manteneva intatta la sua duplice natura di ripetizione di un elemento universale e Reale del Macrocosmo all’interno del microcosmo, e della sua trasposizione in ambiente più ristrettamente soggettivo, finendo con l’acquisire, proprio in virtù di questa sua trasposizione nel mondo della percezione, le stesse caratteristiche di irrealtà e di illusorietà che tale mondo, per sua stessa natura, possiede.

Senza dubbio l’applicazione delle direttive alla materia presente all’interno dell’ambiente cosmico porta all’innesco di processi temporanei e di temporanei strumenti, in un continuo susseguirsi che, come mi sembra sia facile comprendere, diventa un percorso inevitabile sia come conseguenza delle necessità evolutive che si vanno via via manifestando all’interno del Cosmo, sia per il fatto che il processo di evoluzione del Cosmo è, comunque e sempre, un percorso di causa ed effetto, senza che vi sia mai la possibilità di effettuare salti di logica o di includere zone di ombra in cui la logica venga, per qualche motivo, sovvertita o ignorata, pena la dissoluzione e l’impossibilità di esistenza del Cosmo stesso.

Mi sembra che possa risultare evidente, giunti a questo punto, che le definizioni di strumento e di processo che vi abbiamo fornito in partenza possano essere definite come la definizione di “strumento assoluto” o “processo assoluto”, in quanto è soltanto osservando la Realtà dal punto di vista dell’Assoluto che esse mantengono intatte quelle caratteristiche di inalterabilità e persistenza di proprietà che rimangono costanti nello sviluppo del Cosmo, sia a livello qualitativo che a livello quantitativo.

In fondo, il nostro chiedervi di ragionare e di cercare di individuare altri processi e strumenti era un po’ malizioso (e voi sapete che io tendo ad esserlo spesso) e aveva la funzione di farvi arrivare ad assimilare il più possibile alcuni concetti che già traspaiono senza dubbio da quanto abbiamo elaborato nel corso di tutti questi anni ma che, tuttavia, non erano stati veramente acquisiti bensì accettati senza l’adeguata riflessione e direi quasi “per fede”.

1- Il primo concetto è che la struttura e lo sviluppo del Cosmo non sono poi così complicati quanto potrebbe apparire vista la vastità degli elementi in gioco, dal momento che, in realtà, provengono dall’impiego di pochi e relativamente semplici elementi (strumenti e processi che, a questo punto, sarà dunque bene chiamare assoluti) quali la vibrazione prima, portatrice delle informazioni che forniscono una direzione precisa e predeterminata alla costituzione e allo sviluppo del Cosmo, e l’unità elementare grazie alla quale è possibile il passaggio dall’Assoluto al relativo all’interno della realtà cosmica, permettendone la strutturazione e fornendole la costituzione del “campo di battaglia” all’interno del quale il processo evolutivo svilupperà il suo percorso che riposizionerà l’intero Cosmo all’interno dell’Uno.

2- Il secondo concetto è la ripetizione (“Ancora!” esclamerete, forse anche un po’ spazientiti) di quanto così spesso vi abbiamo ripetuto nel corso di questi decenni: all’interno dello sviluppo del Cosmo ogni strumento e ogni processo non può essere concepito che come illusorio, relativo e transitorio, dal momento che gli strumenti e i processi che si manifestano in tale ambito, nascono via via sulla spinta delle necessità evolutive che si presentano all’interno del Cosmo e possiedono, di conseguenza, un inizio e una fine strettamente collegati a particolari necessità evolutive che vengono in essere nel corso della vita del Cosmo, e una temporaneità di esistenza più o meno lunga a seconda della forza o dell’importanza che essi possiedono in relazione al corretto sviluppo delle necessità evolutive della coscienza cosmica.

Non bisogna dimenticare, d’altra parte, che il Cosmo, al suo interno, tende all’equilibrio, ma neanche che anche questo concetto ha peculiarità diverse se osservato dalla prospettiva dell’Assoluto e dell’interezza del Cosmo oppure se osservato nei piccoli cicli relativi e interpretabili soggettivamente che concorrono allo sviluppo dell’evoluzione all’interno di ogni Cosmo.

Riprendendo, modificandolo, un esempio presentato da un fratello qualche tempo fa, cerchiamo di costruirci un’immagine fatta di simboli semplici e accessibili per fissare meglio nelle vostre menti quanto sto cercando di dirvi. Immaginiamo che il Cosmo sia uno stagno di acqua immobile (la materia indifferenziata all’interno del Cosmo).

Prendiamo un sasso (strumento) e lanciamolo al centro dello stagno (vibrazione prima) assumendoci, per un attimo e per la gratificazione illusoria del nostro Io, il ruolo dell’Assoluto.
L’acqua riceve la vibrazione indotta dal lancio del sasso e la vibrazione si trasmette alla materia indifferenziata che reagisce entrando a sua volta in movimento avviando il processo di propagazione della vibrazione iniziale all’interno dello stagno, con la conseguenza che dal punto di impatto si allargano delle onde circolari (processo vibratorio), via via sempre più ampie e gradatamente meno intense dal punto di vista vibratorio a mano a mano che il processo innescato si è allontanano dal punto dell’impatto, fino a sfumarsi e a diventare talmente deboli da non essere più percepibili allorché raggiungono le rive che circondano lo stagno.

Se voi foste un girino vicino al punto di impatto del sasso con l’acqua dello stagno e osservaste lo svolgersi del processo certamente vivreste lo svolgersi del processo di cui siete partecipi come un sommovimento incontrollabile e turbolento in cui difficilmente potreste riconoscere elementi di equilibrio: il vostro punto di vista percepirebbe essenzialmente la turbolenza e lo scompiglio che il processo in atto porta nella vostra esistenza.

Ma se osservaste lo stesso processo dalla riva dello stagno vi rendereste conto, con un piccolo sforzo di ragionamento, che l’acqua dello stagno gradatamente tende a ritornare alla condizione quieta di partenza e quest’osservazione vi potrebbe far comprendere che, comunque, all’interno del sistema-stagno operano altre forze che collaborano per riportare l’acqua dello stagno alle condizioni iniziali esistenti prima che il processo venisse messo in atto. Abbiamo, così, tratteggiato con una certa profusione di dettagli (e spero di non avervi annoiato troppo) come avviene la creazione dell’ambiente cosmico.

Dal momento che il messaggio precedente non sembra aver molto stimolato la maggior parte di chi l’ha letto, immagino che alcuni di voi si domanderanno come mai non abbiamo tenuto lo stesso comportamento che abbiamo tenuto in passato quando vi abbiamo presentato qualche argomento che non è stato accolto con molto interesse, mettendolo da parte in attesa di poterlo riprendere quando i tempi sarebbero stati più adatti a suscitare una vostra maggiore attenzione.

Il fatto è che quanto detto è essenziale se vogliamo comprendere la struttura, la vita e l’evoluzione del Cosmo. Fino a questo punto, infatti, abbiamo semplicemente descritto l’ambiente cosmico in cui verrà a manifestarsi il processo evolutivo, ma sono certo che se vi domandassi qualcosa del tipo “come si inserisce e si attiva la vita delle creature all’interno del Cosmo?” otterrei le vostre più notevoli espressioni confuse e annaspanti, perché non sapreste proprio quale risposta darmi.

È evidente, di conseguenza, che a questo punto manca il passaggio logico che porta a situare all’interno del Cosmo le coscienze, per l’evoluzione delle quali il Cosmo stesso è stato costituito, altrimenti niente avrebbe un vero senso e la costruzione dell’ambiente cosmico diventerebbe un semplice esercizio di potere da parte di un Assoluto intento a chissà quali giochetti autoappaganti, un po’ come se Egli avesse deciso di costruirsi una playstation virtuale personale per riempire la noia di un’infinita eternità!
Dovremmo, di conseguenza, arrivare a porci il problema di come sia definibile il concetto di vita e di come essa diventi parte integrante, essenziale e insostituibile nell’architettura del Cosmo. Ma di questo parleremo una prossima volta. Scifo

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