Congiunzione tra Archetipi Transitori e Permanenti [A158-ap4]

Nella vastità di questo immenso affresco creato dall’Assoluto può essere facile perdere di vista la stretta interconnessione e dipendenza tra i colori adoperati per dipingerlo.

Così può sembrare, a prima vista, che i due elementi di cui vi stiamo parlando ultimamente (ovvero gli Archetipi Permanenti e gli Archetipi Transitori) siano due fattori indipendenti tra di loro, anche a causa delle loro diverse qualità e caratteristiche.

Ciò che sembra rendere non omogenei tra di loro i due concetti facendoli percepire diversamente sono le loro definizioni di base: gli Archetipi Permanenti, essendo fissi, immutabili ed eterni, non possono essere definiti come dei processi bensì come degli strumenti (e mi auguro che abbiate chiaro nel vostro pensiero la differenza tra questi due termini, per sicurezza, comunque, vi suggerisco che lo strumento è qualcosa che è sempre uguale a se stesso, mentre il processo indica qualche cosa che muta nel tempo), mentre gli Archetipi Transitori sono chiaramente dei processi: essi, infatti, si formano sotto la spinta delle necessità di sperimentazione degli individui che contribuiscono alla sua formazione, e si completano e si strutturano linearmente tra i due estremi evolutivi sperimentabili all’interno dell’Archetipo Transitorio, offrendo agli individui a esso collegati la possibilità di percorrere la sperimentazione tra questi estremi, fino a terminare la sperimentazione del particolare aspetto di comprensione che quel determinato Archetipo Transitorio offre all’individuo che compie il suo transito verso un sentire più ampio.

Ma dove sta il punto di congiunzione tra gli Archetipi Transitori e gli Archetipi Permanenti?
Il punto di congiunzione è costituito dal fatto che ogni Archetipo Transitorio è il riflesso all’interno della molteplicità dei vari attributi che appartengono all’Archetipo dell’Amore e che la loro funzione nei confronti degli individui in via di evoluzione è quella di sperimentare direttamente, attraverso le esperienze di vita, ognuno di questi attributi, permettendo loro, in questo modo, di ampliare la loro coscienza avvicinando sempre più il loro sentire al flusso vibratorio degli Archetipi permanenti attraverso la sperimentazione e la successiva comprensione dei suoi molteplici attributi.
Indubbiamente ogni Archetipo Transitorio ha la sua ragione d’essere in un attributo dell’Archetipo Permanente dell’amore, e tutti concorrono ad aiutarne la comprensione e l’acquisizione da parte delle coscienze degli individui che a esso sono collegati.

E il fatto che, per esempio, non si possa comprendere la fratellanza se non si è compresa l’amicizia e che non si possa comprendere l’amicizia se non si è compresa l’uguaglianza, e che non si possa comprendere l’uguaglianza se non si è compresa l’umiltà, e così via, crea il tessuto di Archetipi Transitori che permettono i collegamenti tra i vari elementi in gioco, favorendo i collegamenti all’interno del corpo della coscienza dell’individuo i quali, a loro volta, finiscono col creare la spinta vibrazionale interna all’individuo per salire un ulteriore gradino della nostra simbolica piramide che conduce a ritrovare il contatto definitivo con l’Archetipo dell’Amore e, di conseguenza, con la Vibrazione Prima tracciando il percorso finale fino al ritrovamento della propria unità e appartenenza con il Tutto.

All’interno di questo intreccio che vi abbiamo appena descritto troviamo l’intero percorso dell’evoluzione della coscienza dell’individuo: in quest’ottica è forse più facile comprendere la fusione dei sentire data dal raggiungimento delle analoghe comprensioni riguardanti determinati attributi dell’Archetipo dell’Amore, portando alla costituzione di quegli agglomerati di materia akasica che abbiamo chiamato “isole akasiche” (e, scherzosamente, “ciccioni akasici”), punti di passaggio verso quell’unificazione della materia akasica che finirà col permettere a ogni coscienza individuale di trovare, sentire e fare propria l’appartenenza e l’unità con l’Assoluto, chiudendo così il ciclo che dall’Uno porta al molteplice per ritornare all’Uno, sua reale e definitiva condizione d’esistenza al di fuori dell’illusione. Scifo

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