Eccoci arrivati al momento in cui si rende necessario occuparci un po’ più dettagliatamente del simbolo, l’elemento di cui tutto il Cosmo è intriso e che risulta essere necessario per renderlo coerente e fluido nei molteplici percorsi vibrazionali che lo attraversano.
Come abbiamo visto in precedenza, il compito della vibrazione simbolica, in fondo, è abbastanza semplice ovvero quello di permettere, attraverso le varie decodifiche che essa subisce nell’attraversare le diverse materie con cui entra via via in contatto, che le informazioni portate all’interno del Cosmo dalla Vibrazione Prima attraversino il Cosmo nella sua totalità, adempiendo al loro compito di tessere in maniera uniforme in tutti i punti del Cosmo la complessa rete vibrazionale che a esso dà forma, unione e continuità.
In questa maniera viene permesso al Cosmo di strutturarsi e di mantenere intatta e compatta la struttura che si va, così, delineando, ottemperando allo scopo di creare l’ambiente più adatto allo sviluppo e allo svolgimento dei processi evolutivi che debbono venire a essere messi in atto all’interno dell’intero ambiente cosmico.
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Il dizionario simbolico degli Archetipi permanenti
Il punto di partenza della vibrazione simbolica è la Vibrazione Prima e, in maniera più precisa, il dizionario simbolico che è correlato alle emissioni vibrazionali che accompagnano gli Archetipi Permanenti. Tale dizionario che è, per sua stessa natura, il più completo e strutturato che possa esistere, in quanto deve costituire il punto di richiamo e di confronto per ogni corpo della coscienza presente nel Cosmo – può essere immaginato come un faro che segnala senza sosta la meta a cui ogni particella di coscienza deve tendere e che, con l’emissione continua e ininterrotta di vibrazioni, indica il percorso giusto che le coscienze all’interno del Cosmo devono percorrere per adempiere al loro “destino” di ritrovare non solo la loro appartenenza al Cosmo ma, addirittura, la loro reale condizione di indissolubile unità con l’Assoluto.
Il simbolo può essere definito, nella maniera più semplice e più generalizzata, come la rappresentazione di un elemento della Realtà. Mi sembra che risulti evidente che questa definizione è veramente molto semplicistica e che, pur essendo vera nella sua accezione più generale, non dà l’esatta misura della complessità della vibrazione simbolica allorché essa viene esaminata all’interno della struttura degli Archetipi Permanenti.
Un simbolo che appartiene al dizionario simbolico della Vibrazione Prima, infatti, resta senza dubbio la rappresentazione di una porzione della Realtà, tuttavia tale rappresentazione è, ovviamente, molto più complessa di quella, ad esempio, che si genera all’interno dell’individuo allorché la vibrazione simbolica che rappresenta un particolare simbolo ha compiuto il suo percorso arrivando a essere percepita dall’individuo.
È sufficiente applicare un semplice ragionamento logico per arrivare a comprendere che ogni simbolo proveniente dagli Archetipi Permanenti, per adempiere veramente alla sua funzione di guida dello sviluppo della Realtà, deve essere completo in tutte le sue componenti, senza omettere alcuna sfumatura possibile inerente tale simbolo e non solo, ma deve anche avere in sé i collegamenti con tutti gli altri simboli che la Vibrazione Prima usa per comunicare con la Realtà, in maniera da garantire la coerenza e la continuità tra ogni elemento di essa.
Possiamo, di conseguenza, considerare tutti i simboli presenti nel dizionario simbolico degli Archetipi Permanenti come la massima e più completa strutturazione simbolica possibile all’interno del Cosmo, e ritenerli le “madri” di tutti i simboli, dalle quali nascono successivamente i simboli che arrivano, attraverso le varie decodifiche, a diventare il linguaggio interpretativo della Realtà con cui ogni individuo si trova a interagire nel corso del suo cammino evolutivo, tentando di applicare a essa la sua percezione e interpretazione dei simboli con i quali mette in atto la sua particolare interpretazione della Realtà.
Se vogliamo cercare di entrare ancora più nel dettaglio possiamo dire, adoperando un’altra prospettiva di osservazione, che ogni simbolo “madre” ha già inglobati nella sua struttura tutti gli elementi cui possono essere riferite le varie decodifiche attuabili dalle varie materie che incontrerà nel suo percorso; tali simboli, infatti, devono essere completi in ogni loro vibrazione, altrimenti sarebbe impossibile al corpo akasico, sulla scorta dei dati che riceve nel corso dell’esperienza dell’individuo sul piano fisico, fare il raffronto tra ciò che riceve dall’esperienza e ciò che riceve dagli Archetipi Permanenti. Di conseguenza questi “simboli madre” racchiudono in sé anche tutte le informazioni di tipo fisico, astrale e mentale che possono essere a essi collegati dal corpo akasico dell’individuo.
Ci troviamo, così, d’innanzi a una vibrazione simbolica estremamente complessa e che, proprio a causa della sua enorme complessità, non può essere immediatamente percepita e recepita nella sua totalità dai vari corpi akasici individuali.
La necessità di un dizionario di base
Per questo motivo si rende necessaria la creazione di un dizionario simbolico di base, molto più semplificato rispetto a quello espresso dalle vibrazioni degli Archetipi Permanenti ma tale da poter incominciare a essere adoperato dai vari corpi akasici nel loro percorso verso la completa strutturazione della coscienza.
Come si forma questo dizionario di base? Si tratta, chiaramente, di un dizionario in continua espansione, che si arricchisce via via di simboli e di sfumature a mano a mano che il corpo akasico individuale struttura la sua materia grazie ai dati che gli provengono dalle esperienze che compie all’interno del piano fisico durante il processo incarnativo.
È un processo di arricchimento del dizionario akasico che ricorda molto da vicino processi che abbiamo già più volte incontrato nel corso di questi anni e la cui presenza riporta alla mente il concetto del “così in alto, così in basso” grazie al quale possiamo osservare come, in fondo, le dinamiche interne del Cosmo si sviluppano spesso in percorsi simili, rendendo in fondo la Realtà meno complessa e incomprensibile di quanto potrebbe apparire a un’analisi superficiale.
Se volessimo trovare una pietra di paragone potremmo trovarla, per esempio, nel processo evolutivo dell’individuo e della sua coscienza, nel corso del quale ci si trova di fronte a una continua espansione dell’evoluzione individuale derivante dai nuovi dati via via acquisiti dall’esperienza, che arricchiscono e ampliano senza sosta la sua struttura e la sua espansione.
In questa prospettiva risulta evidente che, affinché vi possa essere l’effettuazione di una rappresentazione della Realtà, vi debba essere anche un soggetto che la percepisce, che la fa sua e che, in qualche maniera, la elabora e la adopera per entrare in contatto sempre più intimo con la Realtà, contatto intimo che permette al soggetto percipiente di sentirsi inserito e parte attiva della Realtà stessa.
Ogni individualità e ogni sua derivazione, ovvero ogni individuo che essa anima all’interno del piano fisico, è un soggetto percipiente che adopera i suoi elementi costitutivi per percepire e rapportarsi con la porzione di Realtà in cui si trova a essere inserito ed effettua la sua personale rappresentazione della Realtà la quale, di conseguenza, assume sfumature percettive diverse in stretta correlazione con quelle che sono le possibilità percettive che gli offrono gli strumenti che ha a sua disposizione ovvero, principalmente, i corpi transitori e quell’immagine illusoria della loro sintesi che, come ormai sappiamo, è l’Io.
È come conseguenza dell’uso di tali strumenti limitati che la percezione del simbolo da parte dell’individuo muta con il passare del tempo e delle incarnazioni. Infatti, in realtà, non è la vibrazione simbolica partita dal fascio vibratorio proveniente dagli Archetipi Permanenti che si modifica, ma è la sua percezione da parte dell’individuo e degli strumenti che adopera, ed è questa individuale percezione che finisce col dare vita alla percezione come molteplicità di ciò che, invece, è unicità. Ombra
Applicando il concetto che “repetita juvant” abbiamo cercato di fornirvi una specie di compendio di quanto vi avevamo detto fino a questo punto, tentando, nel contempo, di unificare e collegare tra loro i vari punti della parte “teorica” sul simbolo che vi siamo andati presentando in questi ultimi tempi.
Il passaggio successivo sarà quello di cercare di isolare – per quanto sia possibile farlo e con le inevitabili imprecisioni e salti di immaginazione che ciò comporterà – un simbolo appartenente al dizionario degli Archetipi Permanenti e di provare a seguire il suo cammino all’interno della Realtà e delle sue materie tentando di focalizzare le trasformazioni interpretative che via via si trova a dover subire fino ad arrivare a manifestarsi all’interno del piano fisico e a influenzare e indirizzare la sua espressione pratica all’interno della vita di ogni individuo incarnato, riflettendosi non soltanto nella personalità dell’individuo e nella maniera in cui la sua dotazione caratteriale interagisce con tale simbolo, ma anche nel suo finire con il dare vita alla creazione di quelli che abbiamo chiamato Archetipi Transitori. Scifo
Testo importante, da approfondire. Aspettiamo l’esempio di cui parla Scifo per meglio comprendere.
Grazie