A questo punto, ricapitoliamo.
Punto primo: chiarite qual è il sintomo che volete esplorare.
Punto secondo: cercate intanto di situare questo sintomo in base alla sua provenienza, ovvero a dove è situato il suo nucleo, se sul corpo mentale, sul corpo astrale o sul corpo fisico.
Cominciate di nuovo a osservare i vostri sogni, vedete mentre fate questo lavoro se i vostri sogni vi danno degli elementi su cui ragionare. Non ha importanza che siano elementi con senso o senza senso, anzi, molte volte quelli senza senso sono quelli più importanti perché sono quelli che nascondo qualche cosa. Però ricordate che i sogni nell’attuare le meccaniche che portano alla costituzione del sogno (per quanto logica essa sia) su che cosa si basano? Si basano sugli archetipi a cui siete collegati.
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Quindi, per fare un esempio, se nel vostro sogno voi doveste manifestare una forte paura della morte, è molto probabile che il vostro sogno vi presenti la vostra paura della morte attraverso un ambiente buio, scuro, opprimente, una notte senza stelle, dell’inchiostro e tutte immagini del genere. Perché, come archetipo occidentale, il concetto della morte è collegato all’esistenza del nulla dopo la vita. È collegato all’idea che, morto l’individuo, non esista più niente, tutto è sconosciuto, tutto è spaventoso, quindi il nero della notte e delle cose che fan paura.
Se apparteneste a una società orientale la vostra concezione della morte sarebbe più facilmente accostata a un colore diverso dal nero. Ecco, quindi, che nei vostri sogni non si presenterebbe più con immagini collegate al colore scuro, ma – che so io – a un paesaggio innevato, a una luce molto forte…
Quindi ricordate che i vostri sogni, comunque sia, per interpretare la vostra interiorità e i riflessi dell’Io da cui deriva il sogno stesso, usano i collegamenti agli archetipi a cui fate riferimento. E questo è un importante aggancio che può aiutarvi a trovare il percorso tra voi e l’esterno di voi, per ritornare, chiudendo il circolo interiore, al vostro voi più intimo.
D – Questa cosa non mi torna. Io credo che noi qui, siamo tutti convinti, io non credo che nessuno abbia mai avuto il dubbio che, dopo la morte, ci sia questo buio, questo nulla, e questa cosa così angosciante. È vero che può farci paura perché non la conosciamo, ma io credo che sia molto radicato in ciascuno di noi il fatto che voi ci siate, e che ci sia un percorso che non è una fine.
[…] In teoria dovrebbe essere così ma non è vero. Non è vero: io sono convinto che nel momento in cui ognuno di voi abbandonerà il piano fisico avrà un momento terribile di dubbio. “E se non ci fosse nulla? E se quanto ho pensato di sapere fino a ora fosse stato solo un sogno o un’illusione?” Il fatto è che in realtà nessuno di voi crede ancora veramente, sentitamente alla nostra esistenza. Nessuno di voi crede ancora veramente alla reincarnazione. Nessuno di voi crede veramente all’esistenza di un sé, di una scintilla, di un Assoluto persino. Voi magari direte: “Ma non è vero, io ci credo!”
Miei cari, se fosse vero, se davvero credeste a queste cose, la vostra vita non sarebbe piena di angosce come la state vivendo. Se veramente credeste a tutte queste cose che ho citato, voi non soffrireste di fronte alle ingiustizie, di fronte ai terremoti, di fronte a tutte le cose che vi tormentano, di fronte alla perdita di cose, di fronte alla mancanza di soddisfazione, perché sapreste che c’è tutta una logica, una certezza che l’equilibrio alla fine si ricomporrà, e a ognuno verrà dato tutto quello che ha dato agli altri, e riceverà dagli altri tutto quello che loro ha dato.
Se vi osservate con attenzione e sincerità vedrete che vivete continuamente i vostri giorni nell’arrabbiarvi, o nel combattere perché magari non avete quello che altri vedete che hanno.
[…] D – E fa parte della nostra consapevolezza vivere queste tensioni, queste rabbie, paure, sapendo che fa parte di noi. La mia domanda era: com’è possibile che siamo ancora così legati a un archetipo nel momento in cui in realtà forse ce ne siamo un po’ staccati.
Evidentemente non è così! Il fatto è che continuate a ragionare col vostro Io, come possa bastare pensarlo mentalmente per dirsi staccati da qualche cosa. Ma quello è un pensiero mentale, una razionalizzazione non è un sentire. Non essendo stato compreso si può razionalizzare, si può dire a se stessi “Io ho compreso, non ho paura della morte”, però, voglio vedervi quando sarà il vostro momento se non avrete paura di morire.
Magari sarà questione di un attimo solo, ma penso che chiunque di voi, nel momento in cui sentirà che è arrivata la fine della vita, avrà un attimo di panico, perché la certezza interiore non l’avrà ancora raggiunta. Nel caso non l’abbia ancora raggiunta, ovviamente. Poi ci sono coloro che invece l’hanno raggiunta e muoiono col sorriso sulle labbra.
D – Scusa Scifo, ma come facciamo ad analizzare i sogni attraverso gli archetipi se non sappiamo neanche di essere condizionati da quell’archetipo?
Ma se osservate il sogno dagli elementi che il sogno vi presenta potete riconoscere quel particolare archetipo che ha messo l’elemento all’interno del sogno, e poi ci saremo sempre noi ad aiutarvi
D – Noi possiamo dare per scontato più o meno che gli archetipi della società in cui viviamo ci stanno influenzando, possiamo partire da questo presupposto…
Certamente, senza ombra di dubbio.
[…] D – Nell’esempio che hai fatto, hai parlato dell’archetipo occidentale legato alla morte. Però se adesso ci troviamo a vivere un’incarnazione all’interno di una società occidentale, allora automaticamente gli archetipi a cui facciamo riferimento fanno capo solo a questa area culturale? Non potrebbe essere più complicata di così la cosa?
Diciamo che, senza dubbio, gli archetipi per avere una grossa influenza su di voi devono essere archetipi operanti essenzialmente sulla società in cui vi trovate a sperimentare. Vi possono poi essere influenze di archetipi provenienti da altre società, da altre popolazioni, ma sono sempre archetipi che vengono sovrastati da quelli della società in cui state vivendo.
D – Questo semplifica un po‘.
Certo, altrimenti diventerebbe impossibile dipanare la matassa.
D – Io riflettevo ancora sull’esempio che avevi fatto. Tu hai associato la paura della morte al sognare qualcosa di buio però non è poi così automatico riuscire a fare questo collegamento nel momento in cui ti ricordi un sogno, è come se mancasse il percorso nel mezzo…
Certo manca, manca parecchio perché io mi sono riferito all’immagine che viene presentata nel sogno, ma l’immagine non viene presentata sola in se stessa, ma insieme all’immagine ci sono le emozioni, che suscitano questa immagine e i pensieri che all’interno del sogno vengono suscitati dall’immagine. È l’unione di questi tre fattori che può dare l’idea di quale sia l’elemento presentato nel sogno perché il solo elemento “nero” potrebbe essere qualsiasi altra cosa.
D – Ma non è che per caso l’Io, spaventato da questo scavare, indagare, possa arrivare ad agire sui sogni impedendo loro di esprimerli direttamente ma facendoli diventare qualcosa di rassicurante?
Direi di no. Perché dopo tutti questi mesi ormai l’Io ha capito che forse può trarre un beneficio da tutto questo, anche soltanto per il fatto che, almeno per una sera, sarà la prima donna, e questo all’Io fa sempre piacere, lo ringalluzzisce sempre; in quanto al travisare i sogni per mascherare altre cose, quella è una cosa che già succede normalmente, naturalmente, non è che sia niente di nuovo.
D – Io avevo proprio la sensazione che, in qualche modo, potesse agire facendo da filtro anche nel sogno, edulcorando un po’ tutto in modo tale da non essere attaccato alle spalle.
Ma è quello che fa continuamente: in fondo i sogni sono il prodotto delle illusioni elaborate dall’Io.
D – E quindi si fa una scorpacciata di cioccolata lì …
Sì certamente, potrebbe anche farsi una scorpacciata di cioccolata lì, però anche solo il fatto di farsi una scorpacciata di cioccolato anziché di fragole, intanto può già fornirvi una strada per analizzare. E comunque sia non crediate che l’Io sia poi così furbo. Perché certamente non si accontenterebbe di fare una scorpacciata di cioccolata, ma cercherebbe di mangiare tutta la cioccolata che c’è, magari davanti a qualcuno che gli sta antipatico in modo da fargli vedere che per lui non ce n’è, mentre lui ce l’ha tutta… Questo sarebbe un bel sogno che l’Io accetterebbe volentieri!
[…] Bene allora stavamo ricapitolando.
1. Intanto precisare con chiarezza qual è il sintomo che volete analizzare.
2. Poi cercare di usare gli strumenti che vi abbiamo dato; voi che siete in gruppo, potreste usare le parole associate l’uno con l’altro dopo aver sognato.
3. Poi l’esame dei vostri sogni, non vi spaventate se non sognerete, potrebbe anche capitare che il vostro Io decida che tutto sommato farebbe meglio a non farvi ricordare i vostri sogni, in modo da evitare i pericoli. Abbiate pazienza in qualche modo si potrà fare anche perché l’Io tende a non agire fino a quando non toccherà a lui e siccome non è detto che voi siate il primo, mentre gli altri lavoreranno voi sognerete.
4. Poi cercate di posizionare il nucleo del vostro somatismo in modo da avere qualche altra indicazione su dove è avvenuta la principale decodifica sbagliata che dovreste cercare di individuare per arrivare all’incomprensione.
Il percorso mi sembra chiaro, il farlo forse un po’ meno, ma con molta buona volontà cercheremo di trarre qualcosa di utile per tutti voi, se no sarà un corso di curiosità che magari vi verrà in mente fra 10 o 20 anni o chissà magari vi tornerà utile per la prossima vita, che chissà come sarà!
Utile capire che elementi ricorrenti del sogno, sono rivelatori di nostre paure.
Grazie
Grazie