[…] Prendiamo un’ipotetica amica che ha degli psicosomatismi piuttosto forti, molto forti.
Ora le cose non sono così semplici come potreste pensare, perché uno potrebbe pensare: “Ci troviamo davanti a una sorta di psoriasi quindi basta capire da dove viene la psoriasi e la psoriasi sparisce”.
Eh, creature sarebbe troppo bello e troppo facile se così fosse! Anche perché, ahimè, la nostra amica porta avanti se stessa da tanti anni senza mai andare veramente a fondo alle cose, e continua a evitare una parte dei suoi comportamenti che più fa fatica ad accettare e la disturbano, cosicché questi tendono a cristallizzarsi, anche se non sono ancora cristallizzati. Non è una cristallizzazione perché si sta rendendo conto di avere un problema, quindi è ancora in una fase relativamente tranquilla e di natura psicosomatica.
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A questo punto c’è da pensare a come migliorare la situazione della persona che si trova in una condizione del genere. Certamente il sintomo psicosomatico arriva e si manifesta sul fisico, quindi significa che sul piano fisico c’è qualche cosa da poter fare, da poter cambiare. Per arrivare a manifestarsi sul piano fisico ha bisogno delle spinte provenienti dal piano mentale, quindi significa che anche sul piano mentale c’è qualche cosa da poter fare. Ma le spinte che provengono dall’akasico attraversano anche il corpo astrale quindi significa che anche a livello emotivo è possibile fare qualche cosa. Questo cosa fa pensare? Fa pensare che all’interno dello piscosomatismo le sfere su cui si può intervenire sono multiple.
Nel caso ipotetico della nostra amica, proviamo a partire dal corpo fisico. Indubbiamente, dal punto di vista fisico, all’interno del suo DNA vi è una predisposizione alla manifestazione dei particolari sintomi che la tormentano. Però, attenzione: si tratta di una predisposizione non necessariamente di una effettiva reazione psico somatica di quel tipo.
Questo significa, tanto per cominciare, che per prima cosa bisogna cercare di intervenire in qualche maniera sul corpo fisco in modo da poter attenuare i sintomi, o renderli più sopportabili, meno evidenti, e fare sì che in qualche maniera disturbino un po’ meno l’andamento normale della sua vita.
Io direi che vi sono alcune cose da poter fare, che certamente non risolveranno fisicamente la situazione, perché essendoci la predisposizione e il meccanismo essendo quasi al limite della cristallizzazione, diventa difficile da poter sciogliere sul piano fisico, questi elementi riguardano un po’ tutto il corpo fisico della nostra amica. La prima cosa da fare è, dunque, cercare di rendere il sintomo il meno invadente possibile, intervenendo sia attraverso l’alimentazione, sia mediante specifiche sostanze, naturali o, quand’è il caso, sintetiche, in maniera da migliorare, intanto la qualità della vita sul piano fisico dell’individuo. Ovviamente questo non è altro che un palliativo temporaneo, che non risolve il problema che sta alla base ma ne attenua soltanto i sintomi.
Ovviamente agire sul sintomo solamente non basta ma, come in tutti gli psicosomatismi è necessario dopo aver cercato di alleviare il sintomo e, quindi, di rendere la vita attiva, di relazione dello psicosomatizzato più semplice di arrivare ai perché mentali ed emotivi che hanno messo in moto il meccanismo della psicosomatizzazione.
A questo punto deve intervenire l’individuo ed è necessario che trovi una buona volta il coraggio di guardare dentro se stesso, e trovare quello che vuole o non vuole fare, essere sincero con se stesso, e non solo con se stesso perché spesso non si dice ciò che veramente si prova neanche alle persone più vicine, preferendo di frequente fingere che tutto vada normalmente piuttosto che mostrare la propria vulnerabilità, cosa che costringerebbe l’Io a vedere ciò che, invece, cerca di nascondere anche a se stesso.
Questo è il percorso che chi soffre di psicosomatismi dovrebbe cercare di fare. Era così che pensavate la cosa?
D – No, molto più semplice.
Non poteva essere più semplice perché siete talmente abituati a complicarvi la vita che se non la complicate non siete contenti. Questo è l’esempio di base di come andrebbe trattata la sua psicosomatizzazione. Il percorso che l’individuo deve seguire per risolvere gli psicosomatismi dovrebbe essere questo.
[…] Abbiamo detto che lo psicosomatismo ha in sé degli elementi che possono far risalire alla causa della sua nascita. Voi pensate un attimo simbolicamente, nell’ipotetico caso che stiamo usando come esempio, cosa significhi, per l’individuo, la perdita dei capelli: i capelli sono un’interfaccia tra se stessi e l’esterno, quindi, simbolicamente, concentrare il sintomo in quell’ambito particolare significa manifestare il fatto che vi sono delle difficoltà con l’esterno che stanno creando dei problemi. Già questo è un punto di partenza.
D – Sì, volevo appunto capire se c’era una chiave simbolica dietro a tutto ciò.
Senza dubbio.
D – Io ho mal di gola e ho delle difficoltà a capire la causa di questo psicosomatismo: è qualcosa che non ho detto e che si è fermato alla gola, oppure ho detto qualcosa di troppo che mi ha fatto bruciare la gola? Che faccio, visto che mi sembrano due ipotesi plausibili?
Potrebbero essere vere tutte e due, non è detto che non vi siano tutte e due…
D – Quindi la gola si blocca per bloccare una reazione aggressiva?
Sì, nel tuo caso sì.
D – Certo che simbolicamente è tutto molto semplice.
Certo “tutto è uno, uno è tutto”. Scifo
Capisco la causa degli psicosomatismi e delle cristallizzazioni, tuttavia capita che, anche dopo essersi guardati, rigirati, fatto psicoterapia e quanto altro, i sintomi alcuni rimangano, altri spariscano anche molto tempo dopo.
Evidentemente alcuni attengono a comprensioni,, da raggiungere altri servono ad accogliere la resa.