Le speculazioni filosofiche che vi allontanano da voi stessi [A57]

Ho osservato il vostro parlare e ho l’impressione che abbiate perso di vista – la maggior parte di voi – qual è lo scopo di questi incontri; certamente tagliare il capello in quattro va bene, cercare di capire questo o quell’altro, è tutto giusto, però è stato perso di vista qual era lo scopo di questi nostri ultimi interventi. Ve lo ricordate qual era lo scopo?

D – Quello di cercare di applicare il più possibile a quello che viviamo?

Giusto. Mentre, invece, siete finiti tutti a parlare di filosofia. Il fatto è che, quando si è incarnati, non soltanto si è figli del proprio Io, ma si è anche genitori del proprio Io; quindi questo significa che l’Io di ognuno di voi appena può la fa da padrone sul vostro comportamento, il vostro modo di vivere le esperienze che dovete affrontare.

Cosa accade, quindi? Accade che l’Io si rende conto della pericolosità dell’Insegnamento, si rende conto che potrebbe essere costretto a guardare veramente se stesso, e allora – cosa che fate molto spesso, sia voi che tutti gli altri – preferite addentrarvi in speculazioni filosofiche che vi allontanano da voi stessi, in modo tale da non dover veramente guardare alla vostra interiorità.

Non abbattetevi, è un meccanismo normale, giusto, lecito; però, da voi che seguite il nostro insegnamento, ci aspettiamo che vi rendiate consapevoli di questo e prendiate quindi le debite distanze, le debite contromisure per far sì che quanto noi diciamo non resti soltanto parola stampata o belle frasi, ma diventi veramente qualche cosa che serve alla vostra vita, altrimenti il nostro parlare non ha poi molto senso.

Ognuno di voi possiede – lo sapete – anche un corpo mentale; quindi è giusto che quello che si possiede venga usato e venga applicato per poter ottenere la migliore comprensione possibile di quello che si vive, però questo è valido se l’individuo che usa il proprio corpo mentale non perde di vista se stesso, non si perde nella ricerca di cose utopistiche o nel cercare di immaginare astrattamente quello che il nostro insegnamento porta a considerare, ma cerca invece, attraverso il proprio ragionamento, attraverso le proprie deduzioni e intuizioni, di arrivare ad applicare alla sua vita, e in particolare a se stesso, quello che l’insegnamento va dicendo nel tempo.

Quindi, non dimentichiamo che ognuno di voi incarnati possiede i vari corpi, che tutti i corpi sono importanti, dal primo all’ultimo, che nessuno è più importante di un altro ma sono tutti estremamente necessari per la conduzione del proprio percorso.

Quindi, se – senza ombra di dubbio – usare la propria mente, il proprio corpo mentale per comprendere l’insegnamento è valido e buono, è altrettanto valido e buono cercare di recepire le emozioni che si incontrano allorché qualche cosa dell’insegnamento ci tocca e ci fa reagire. E, nello stesso modo, è giusto anche notare quando il nostro corpo fisico ha delle reazioni a quanto l’insieme dell’individualità che sta ascoltando ha recepito e manifesta.

È in questo senso che stiamo esaminando la rabbia come elemento di emozione; ovvero nel senso che vorremmo che tutti voi vi rendeste conto che tutto il vostro essere è impegnato nella costruzione di voi stessi; non vi è mai una singola porzione che è più impegnata di un’altra, o più attiva o più utile di un’altra; e questo vi permetterà, un po’ alla volta, di considerare che non soltanto mente, emozioni, sensazioni e corpo fisico appartengono a voi stessi, ma vi è qualche cosa in più che, in qualche modo, fa da filo conduttore tra i vari elementi che voi siete abituati a considerare generalmente la vostra identità e che, in realtà, sono soltanto il risultato del vostro Io, poi, alla fin fine.

I vostri corpi inferiori, voi sapete, sono quelli che fanno scaturire l’Io; sotto un certo punto di vista l’Io è il risultato delle reazioni dei corpi inferiori ma, sotto un altro punto di vista più ampio, i vostri corpi inferiori sono, alla fin fine, il risultato delle reazioni del vostro Io. Ma non vorrei complicarvi troppo la vita! Fatto sta – come dicevamo l’altra volta – che noi vorremmo che voi, un po’ alla volta, spostaste la vostra attenzione al fatto di non essere semplicemente il vostro Io ma di essere qualche cosa in più, e questo qualche cosa in più è la vostra coscienza.

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Elena

Vivere a pieno i corpi e sentire quel “qualche cosa in più” che spinge le nostre direzioni.

Catia Belacchi

Chiaro

Natascia

L’io o quello che definiamo identità , non è altro che uno strumento, che ha a disposizione i vari corpi inferiori.
La comprensione avviene ad un altro livello.
Se ci fermiamo al corpo mentale, non abbiamo compreso

Leonardo

Grazie

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