Volevo parlare della rabbia, considerandone l’aspetto sociale. Ovvero come si può osservare la rabbia inserendola nel contesto della società e quindi con i collegamenti con gli archetipi transitori.
Osservando l’andamento della vostra società è facile vedere come accadano in continuazione episodi di violenze, di rabbia un po’ in tutti i paesi del mondo. I fatti recenti ne sono testimoni: avrete visto tutti quello che è successo durante la partita della Nazionale, avrete sentito le notizie collegate a quelli che venivano da Belgrado, con la città messa a ferro e fuoco da dei «teppisti»; sentite tutti giorni episodi di violenza su bambini, su donne, su anziani, o anche solo tra persona e persona; e tutto questo – secondo noi – ha certamente delle radici sociali particolari, ma può essere anche in gran parte collegato al discorso della rabbia. Quella che definirei una rabbia sociale.
E’ innegabile che il periodo che sta attraversando l’umanità intera, sia un periodo difficile: come in tutti i periodi di cambiamento, forze opposte sballottano un po’ da tutte le parti e cercano di prendere il sopravvento l’una sull’altra, facendo di questo «prendere il sopravvento» lo scopo delle loro azioni, invece di essere lo scopo delle loro azioni quello di migliorare le condizioni delle persone che si affidano a esse. Ed ecco che, un po’ alla volta, in questo modo, le tensioni sociali aumentano, e aumentano perché le tensioni individuali delle persone appartenenti a quella società aumentano.
Tutti voi, un po’ alla volta, sentite aumentare le tensioni per l’insoddisfazione di come vanno le cose, magari per l’impotenza che avvertite nel non poter cambiare ciò che vedete non essere giusto. Fino a quando, accumulo dopo accumulo, le tensioni e le vibrazioni che queste tensioni provocano arrivano al loro picco ed ecco che scoppia la rabbia.
E poiché gli elementi di partenza dal punto di vista sociale accomunano grandi porzioni delle società, ecco che accade una specie di contagio psichico della rabbia all’interno dei vari gruppi per cui un intero gruppo esprime la propria rabbia, il più delle volte, in maniera «forte» perché alimentata dalla rabbia di tutti quanti e così si arriva all’esplosione di violenza.
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D – Nei gruppi sociali si può fare un discorso analogo a quello fatto per il corpo fisico, astrale, mentale, akasico: un insieme di persone intese come gruppo che accumulano queste tensioni, possono essere considerate un corpo secondo la stessa modalità con cui abbiamo considerato ciascuno di noi?
Come figura teorica direi di sì, come pratica direi di no, perché nel momento in cui poi le tensioni vengono meno e il gruppo finisce con lo sgretolarsi (cosa che non avviene per i corpi individuali, se non dopo la morte fisica), quindi non ha più un perdurare di emozioni, di sensazioni, di esperienze, di spinte come può avere un corpo come lo intendiamo noi con le sue costituenti; in realtà quelli che fanno parte di questo gruppo sono come tanti piccoli elementi che si aggregano sotto la spinta di qualche cosa, e, forse, bisognerebbe cercare di capire, prima di tutto, quali sono le spinte che portano a queste aggregazioni.
D – Ma queste spinte di cui parli e che sfociano in questa rabbia collettiva per contagio psichico, alla fin fine hanno una matrice comune, oppure possono nascere da episodi e situazioni diverse?
Per parlare di questo aspetto, bisogna fare riferimento agli archetipi quelli transitori in particolare. Quello che caratterizza un gruppo è l’appartenenza, il collegamento a un archetipo particolare (ma anche a una serie di altri archetipi, ovviamente) che è comune a tutti gli individui che hanno contribuito a formarlo; questo significa che questi gruppi, con la loro evoluzione, con i loro bisogni e la loro comprensione hanno creato una sorta di ambiente in cui – come sapete – sono radunate tutte le possibilità di espressione dal punto di vista di questo gruppo, ovvero tutte le possibilità di comprensione che ha questo gruppo attraverso questo archetipo.
Ecco, così, che essendoci nell’archetipo tutte le variazioni dalla minima comprensione alla massima comprensione, è possibile che a questo archetipo si colleghino tante persone diverse, arrivando ad avere una parte in comune e in più tutte le varie sfaccettature attinenti ogni individuo collegato a esso, rendendo l’archetipo contemporaneamente monolitico e poliedrico. Un gruppo, quindi, è costituito, formato, tenuto insieme dai bisogni di comprensione comuni che permettono di sperimentare quelle che sono le esperienze utili alla comprensione.
D – Quindi non è solo per lo scontento nei confronti della società attuale, la crisi del lavoro, la crisi economica, ma può essere un cambiamento dell’interiorità dell’individuo?
Diciamo che lo scontento è diverso, in realtà, per ogni individuo: non vi è un individuo che abbia esattamente gli stessi motivi di scontentezza che ha un altro, perché i motivi di scontentezza, ovviamente, sono mediati dalla propria comprensione, dalla propria evoluzione e dal proprio Io, tutte componenti diverse da quelle possedute dagli altri individui.
Quindi, l’individuo legato a quel gruppo porta la sua porzione di scontentezza, quella porzione di scontentezza va a influire sull’archetipo e si collega alle scontentezze di tutti gli altri. Ecco, così, che si crea una catena tra individuo e individuo che rende possibile il passaggio di vibrazioni «forti» all’interno di un gruppo, e questo spiega quello che viene chiamato «contagio psichico»: attraverso queste vibrazioni tutti gli individui si muovono e reagiscono, in un determinato momento, alla stessa maniera.
Questo è favorito anche dalla creazione delle atmosfere. Voi sapete che ogni individuo con i propri pensieri, con le proprie emozioni, con i propri desideri (e con lo stesso corpo fisico anche se in minima parte) è avvolto in un bozzolo di vibrazioni che creano una specie di sfera intorno a lui, e questa sfera di vibrazioni descrive esattamente, se voi poteste vederla, com’è l’individuo nel suo insieme nelle varie componenti.
Quando due individui sono vicini, le atmosfere si compenetrano ed ecco, così, che particolari fenomeni possono avvenire; per esempio pensate al bambino che piange, perché si sente solo, perché ha fame, perché ha il mal pancia o per qualsiasi altro motivo: nel momento stesso in cui viene preso in braccio dalla madre o dal padre o da qualcuno che lo ama in maniera particolare, tende a rilassarsi e a diminuire le sue reazioni forti.
Questo perché? Perché le due atmosfere si combinano e l’atmosfera di amore e di serenità di chi lo sta cullando in quel momento riesce in qualche modo a tranquillizzare le vibrazioni perturbate del piccolo. Ecco questo avviene anche a livello di adulti: le vibrazioni di due persone si possono unire attraverso le atmosfere e lo stesso può accadere quando si tratta di un gruppo: siccome sono vibrazioni «forti» le atmosfere sono molto ampie ed è facile che riescano a raggiungere tutto il gruppo.
D – In ogni caso, comunque perché questo avvenga ci vuole la vicinanza dei corpi fisici, quindi delle atmosfere e una insoddisfazione di base comune?
Certamente.
D – Ci potrebbe essere anche un condizionamento che avviene attraverso la televisione?
Quella è una cosa esterna, ma l’insoddisfazione è una cosa interna, tutt’al più la cosa esterna può alimentare quello che c’è all’interno, può metterla in evidenza, aiutare a portarla a galla.
D – Però la manifestazione violenta nasconde anche delle incomprensioni grosse, al punto che con il picco di rabbia si può arrivare anche a uccidere delle persone?
Senza dubbio! Come avevamo detto in passato, quando il picco di rabbia è veramente forte riesce a travolgere tutte le componenti dell’individuo, tutti i suoi corpi inferiori, e a quel punto è ovvio che il sentire non riesce più a farsi ascoltare veramente, e quindi persino la persona evoluta se viene coinvolta da questa rabbia, da questo vortice di rabbia e non riesce a districarsi da essa, può anche arrivare a commettere qualcosa non in linea con la sua evoluzione. Non è un caso molto frequente ma potrebbe anche capitare.
D – Quindi staccato da quello che è il condizionamento dell’archetipo transitorio...
Tieni presente che all’interno di un archetipo ci sono tutte le variazioni di comprensione, quindi si può andare dalla violenza al pacifismo, dipende poi dalla quantità di persone che stanno andando verso il pacifismo, alla non violenza all’interno del gruppo. Ma se tutti quanti sono collegati a un livello inferiore dell’archetipo, ecco che è più facile che la loro manifestazione sia violenta.
D – Ma qual è lo scopo, la ragione, a cosa serve? Noi abbiamo sempre analizzato le cose dal punto di vista individuale, ma quello che succede in questo genere di interazione a livello di gruppo – che possono portare le individualità, come dicevi, a comportarsi in maniera diversa rispetto alla propria evoluzione – hanno un senso a livello individuale o hanno un senso a livello globale?
Io direi che, ovviamente, hanno un senso a tutti i livelli. A livello individuale, indubbiamente sì, per permettere all’individuo di fare le esperienze di cui ha bisogno, però non dimentichiamoci che un individuo interagisce con gli altri, quindi quello che l’individuo fa come individuo o come gruppo in realtà è osservato, visto e talvolta subito dagli altri, quindi serve anche agli altri come esperienza.
E’ tutto collegato, nulla nella realtà con la R maiuscola è scollegato da un elemento all’altro, tutto è collegato: quello che serve a uno, in realtà, serve a tutti quanti.
Grazie. Ancora una volta si afferma l’importanza degli archetipi transitori nel processo di comprensione individuale.