D – A me il concetto di personalità entra un po’ in conflitto con il concetto di Io: se in questo momento mi chiedessero qual è la differenza, o le cose in comune tra questi due concetti, non l’avrei chiaro.
Bene, quello è già un punto importante da tener presente. Effettivamente la differenza tra personalità e Io è molto difficile da trovare, perché sono due aspetti che coincidono per la maggior parte delle cose. Il fatto è che la personalità, come abbiamo detto l’altra volta, nasce dallo sviluppo delle caratteristiche innate geneticamente, principalmente dell’individuo allorché vengono messe in atto all’interno del piano fisico.
Quindi, è qualche cosa che vi permette di dare una connotazione di vario tipo (mentale, fisico o emotivo) a tutte le esperienze che vivete. La personalità è qualche cosa – ripeto – che vi permette di connotare le esperienze che vivete secondo i corpi transitori che possedete al momento dell’incarnazione.
Se non ci fosse l’Io, cosa succederebbe? Succederebbe che tutto quello che voi vivete, tutto quanto, non farebbe altro che portare alla vostra consapevolezza, direttamente e immediatamente, tutto quello che l’esperienza vi insegna, perché non ci sarebbe nessun elemento che si frapporrebbe fra voi e la percezione delle vostre reazioni.
L’Io – che, invece, voi sapete, è illusorio e nasce dallo scontro tra le reazioni dei vostri corpi inferiori e la realtà che vivete – ha una vita fittizia che tende a mantenere lo status quo, tende a far sì che nulla sfugga alla sua attenzione e, quindi, tutto sia più rigido e fermo possibile.
Ecco, quindi, che se vogliamo trovare una differenza tra personalità e Io, possiamo dire che la personalità è uno strumento che sarebbe estremamente utile se non ci fosse l’Io perché permetterebbe di acquisire immediatamente gli elementi della comprensione – mentre l’Io è lo strumento che, al contrario, non dico che è dannoso, ma è quanto meno noioso, nel far sì che gli elementi che si avvicinano alla vostra possibilità di comprensione possano essere fraintesi o travisati, o modificati, dalla percezione dei corpi inferiori.
È sottile come differenza, me ne rendo conto. Spero che voi abbiate capito, altrimenti continuate a chiedere e vediamo di precisare al meglio possibile.
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D – Scifo, è possibile, come carattere, essere portati verso l’altruismo e poi con l’Io manifestare all’esterno non un altruismo puro ma confuso da altre intenzioni?
Beh, direi proprio di sì. Ecco, prendiamo questo caso che ha citato la nostra amica: supponiamo che una caratteristica del vostro carattere (mi dispiace, è brutto ma non si può dire altrimenti) sia quella di essere tendenzialmente altruistici. Cosa succede? Succede che vi è questo «dono» all’interno dell’individuo che gli dà la possibilità nel corso delle sue esperienze di comportarsi non in maniera egoistica ma altruistica, tenendo conto anche dei bisogni degli altri.
Se potesse mettere in atto la sua personalità senza nessuna interferenza da parte dell’Io, l’individuo, nel fare le sue esperienze, riuscirebbe sempre a tener conto degli altri e, quindi, a essere tendenzialmente altruistico anche nella sua manifestazione nel mondo fisico; poiché, invece, c’è l’Io che cerca di avere la preminenza, di essere il centro della realtà, di essere la cosa più importante del mondo (così, almeno, lui tende a considerarsi), ecco che l’attenzione dell’individuo, invece di manifestarsi come personalità attraverso la capacità di essere altruisti, tende a spostare invece l’attenzione verso se stesso e, quindi, in qualche modo per far ciò deve ovviamente rendere minore l’espressione dell’altruismo tipica del carattere.
D – Quindi, a questo punto, l’Io non è altro che il filtro delle nostre comprensioni e incomprensioni sul piano fisico, che distorce anche la nostra personalità?
Certo. C’è un altro punto importante di cui tener conto: l’Io – come sapete – non esiste in realtà, è fittizio, è illusorio, la personalità invece no; la personalità è reale perché è collegata a quello che ognuno di voi è, allorché è incarnato; è questa la grossa differenza, ed è anche per questo che dicevo che, se riusciste a esprimere la vostra personalità – e quindi, alla fonte, il vostro carattere – riuscireste ad arrivare direttamente alla comprensione, alla vostra capacità di coscienza della vostra comprensione/non-comprensione.
D – Quindi, in pratica, se ho capito bene, è sempre il solito ragionamento: fare estrema attenzione ai nostri moti interiori per vedere effettivamente cosa del nostro carattere si può percepire e manifestare sul piano fisico, senza le interferenze dell’Io?
Certamente. Allora, a questo punto, forse prende anche una connotazione più comprensibile la nostra insistenza nel parlare di «osservazione passiva». Come può essere intesa, allora, con questi elementi, l’osservazione passiva?
L’osservazione passiva include la capacità di interagire con la realtà, attraverso la personalità, tenendo da parte l’Io; o meglio: osservando senza interagire – e chi interagisce con quello che fate è il vostro Io – e lasciare che siano le vostre emozioni, i vostri pensieri, i vostri desideri, la vostra comprensione, la vostra coscienza, il vostro carattere a muovere le vostre azioni.
D – Mi è parso di capire che mentre c’è un collegamento diretto tra il corpo akasico e la personalità. O no?
Certo, passando attraverso il carattere.
Differenza tra personalità ed io :chiara
“l’Io – come sapete – non esiste in realtà, è fittizio, è illusorio, la personalità invece no; la personalità è reale perché è collegata a quello che ognuno di voi è, allorché è incarnato”
Non sono molto d’accordo con questa posizione. Anche l’Io è collegato con quello che l’individuo ha compreso e (soprattutto) non compreso: l’Io è lo specchio della coscienza durante l’incarnazione.