Il silenzio, poche cose sono imbarazzanti per l’individuo come il silenzio; poche sono le persone che riescono a restare nel silenzio e non restare intimidite da quell’apparente assenza di rumori. Ma cos’è che provoca questa paura?
Certamente non la paura che il mondo non esista più, perché, anche malgrado ci sia un apparente silenzio intorno, la consapevolezza di ogni individuo percepisce l’esistenza del resto del mondo.
Non è il silenzio che si accomuna all’idea della morte, è il silenzio che circonda l’attenzione dell’uomo vivo e incarnato. In fondo, questo silenzio che fa paura è la paura di dover riempire con qualcosa di se stessi il silenzio. Rodolfo
- Letture per l’interiore: ogni giorno una lettura spirituale breve del Cerchio Ifior e del Cerchio Firenze 77, su Whatsapp e su Telegram
- Sintesi dell’insegnamento filosofico del Cerchio Ifior: COME LA COSCIENZA CREA LA REALTA’ PERSONALE, qui puoi ordinare il libro. Se lo stai leggendo e vuoi supporto, scrivici
- L’insegnamento filosofico del Cerchio Ifior
- Tutti i libri del Cerchio Ifior scaricabili gratuitamente
- Da dove cominciare, una guida al sito e al Cerchio Ifior
Eh già, il silenzio fa paura perché va riempito; è qualche cosa che diventa un bisogno insopprimibile; pensate a tutti voi quando siete immersi in quell’apparente silenzio che a volte vi circonda: accendete la televisione, o parlate, o ascoltate musica, senza riuscire mai una volta a prendere quel silenzio come un dono supremo che vi offre le condizioni migliori per osservare voi stessi con soltanto un sottofondo di percezione sensoriale, di modo che i vostri pensieri sono più puliti, più precisi, più individuabili, e voi potete veramente, nel silenzio, osservare voi stessi.
Ecco, ecco cos’è che fa paura; non è il silenzio, è il fatto che il silenzio vi richiama all’osservazione di voi stessi; è il fatto che il vostro silenzio, se voi state attenti, può essere riempito da quelle che sono le vostre spinte interiori, i vostri bisogni, la concezione o la percezione degli errori che avete fatto…
Ricordando che la vostra vita ha lo scopo di farvi comprendere, siate consapevoli che i momenti di silenzio, che inevitabilmente e fortunatamente riuscite ad affrontare, portano con sé quei germi di comprensione che, altrimenti, distratti dai rumori di tutti i giorni, difficilmente riuscireste a percepire.
Invece di sentirvi in soggezione nei confronti del silenzio, cercate d’imparare a usarlo perché esso è uno strumento ed è un dono magnifico che l’esistenza talvolta, anche se raramente, riesce a concedervi. Scifo
I momenti di silenzio sono benedetti e non tanto perché ci inducono ad osservare noi stessi, ma perché ci abituano a stare con noi stessi.
Benedetto silenzio.
Osservare se stessi ma anche andare oltre sé stessi.
Silenzio anche di sé, per far spazio ad altro; per ascoltare il respiro della vita.
Non so ben distinguere se e in che misura questo tipo di ascolto della vita possa avvenire in assenza di sé.
Per quel che mi riguarda mi sa che spesso si tratta di essere in presenza di un sé più profondo, meno rumoroso perché meno trafficato da pensieri, emozioni, gesti.
Il silenzio è la dimensione necessaria per riequilibrarsi. Peccato che da molti venga evitato.
Come già accennato dagli altri commentatori il silenzio come pratica del “conosci te stesso” conduce oltre se stessi nell’irrilevanza di sé, oltre le logiche del divenire e del conoscere: si approda all’Essere.