Per agganciarci al concetto di “realtà” è necessario ricordare altri due elementi importanti dell’Insegnamento, ovvero: la percezione soggettiva della realtà e, quindi, la sua interpretazione da parte dell’individuo.
Perché, ovviamente, qualsiasi realtà l’individuo incontri nel corso della sua esistenza, la percezione di questa realtà da parte dell’individuo viene adattata a quello che è l’individuo e anche l’interpretazione di questa realtà, ovviamente, viene interpretata secondo certi schemi tipici dell’individuo stesso. Scifo
La creazione interiore di una realtà soggettiva
[…] Com’è che l’individuo percepisce la Realtà? La Realtà viene percepita dall’individuo attraverso un insieme di elementi che fanno parte di ciò che egli è. Ecco quindi che, nell’osservare ciò che lo circonda, egli costruisce al proprio interno una visione, una percezione della realtà. Questo è abbastanza semplice da capire, in fondo, però la difficoltà nasce nel momento in cui ci si rende conto che ogni individuo è diverso da tutti gli altri; questo non può, come logica conseguenza, che portare alla concezione che ogni realtà percepita da ogni individuo in realtà è una cosa diversa dall’uno all’altro. Rodolfo
Il problema che si pone ulteriormente, creature, è questo: se ogni individuo crea al proprio interno una rappresentazione della Realtà adeguata a ciò che egli è, come può riuscire a comunicare con gli altri individui dal momento che tutte le realtà che essi percepiscono sono diverse l’una dall’altra?
Siamo arrivati a concepire la realtà come una rappresentazione individuale in cui vi è qualche cosa di esistente, certamente, ma che però viene raffigurato interiormente da ogni individuo, il quale mette in atto un processo di creazione interna per cui rappresenta, secondo certi schemi personali, quella che è la realtà; il che – ripeto – arriva a definire una realtà personale per ogni individuo che è incarnato e vive la propria esistenza.
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Resta da chiarire come è possibile allora che voi, che vivete tutti assieme sullo stesso piano fisico vivendo interiormente delle realtà diverse, possiate arrivare a comunicare tra di voi, altrimenti perché vi diremmo: “Comunicate, parlate, cercate di comprendervi”…? Sarebbero tutte parole inutili le nostre! Vi deve essere una maniera, un modo che possa permettere a ogni individuo, in realtà, di arrivare a comunicare con la realtà dell’altro.
In che maniera l’individuo si rappresenta la realtà
Vediamo in che maniera l’individuo rappresenta la realtà; potrebbe essere questa la strada che indica i punti di contatto da un individuo all’altro.
La Realtà viene rappresentata attraverso le percezioni fisiche, viene rappresentata attraverso le sensazioni e le emozioni, viene rappresentata attraverso gli schemi mentali, e quindi anche le parole del linguaggio che l’individuo adopera. Quindi, se un individuo dovesse esprimere la realtà all’esterno, la esprimerebbe secondo le proprie percezioni fisiche, secondo le emozioni che questa realtà gli suscita e secondo le parole usate per descrivere fuori di se stesso, agli altri, la realtà che sta rappresentando in se stesso.
Però, purtroppo, si presenta un altro problema non da poco. Il problema che si presenta è costituito dal fatto che ogni percezione, ogni emozione, ogni pensiero e ogni parola non sono cose universali, identiche per tutti, ma sono espresse, all’interno del mondo fisico, attraverso dei “simboli”.
Il linguaggio stesso che voi adoperate, se ci pensate bene, non è niente di reale, niente di concreto, è un’interpretazione della realtà attraverso simboli convenzionali, per cui avete attribuito a certe situazioni, certi oggetti, certe cose, un determinato termine per riuscire a comprendervi tra di voi.
Ecco, quindi, che anche il linguaggio, alla fin fine non ci aiuta ad arrivare a comprendere questa possibilità di comunicazione tra di voi, in quanto è costituito da nulla, in realtà, nient’altro che un insieme di simboli, di convenzioni di comodo per riuscire a comunicare concetti; però è la comunicazione del concetto attraverso quella che è la propria interpretazione; non è una rappresentazione “reale” di quello che esiste.
Anche il gesto affettuoso, il buffetto sulla guancia che si dà al bambino. O, meglio ancora, più semplicemente e che forse serve di più a dare un esempio: il sorriso che si fa all’altro. L’interpretazione comune, da parte di tutti voi, è che il sorriso è qualcosa di piacevole; però, se andate in certe altre zone del vostro pianeta, presso popolazioni apparentemente culturalmente meno progredite di voi, può risultare che un sorriso può invece diventare offensivo, in quanto può significare per quelle popolazioni uno snudare i denti per allontanare, con una sorta di ringhio, gli avversari da se stessi! Quindi, anche in questo – ahimè – non vi è certezza! Ciò non toglie – ripeto – che vi è la possibilità di comunicare con gli altri voi stessi presenti sul piano fisico.
La vera interpretazione della realtà
Ora, mi sembra evidente che tutto questo discorso non possa che portare in un punto ben preciso: la vera interpretazione della Realtà è quella che avviene all’interno del piano akasico grazie alla Vibrazione Prima e agli archetipi permanenti che sono stati creati. Questo è il livello principe di comunicazione. Attraverso questi archetipi che si sono creati, tutta l’umanità risponde allo stesso tipo d’interpretazione di ciò che sta vivendo.
Per ritornare a un livello meno generale, ci si deve avvicinare invece al concetto di archetipo transitorio, ovvero quegli archetipi che si formano per porzioni di umanità; i quali forniscono la base, a certe porzioni della società, per interpretare (all’interno di queste porzioni della società) la realtà alla stessa maniera.
Se chi appartiene a un certo gruppo di archetipi transitori cercasse di comunicare con chi appartiene ad altri archetipi transitori, avrebbe molte più difficoltà di comunicazione – di comunicazione della realtà – di quelle che può avere comunicando con qualcuno che appartiene allo stesso tipo di archetipo. Questo, perché gli elementi sui quali l’interpretazione soggettiva della Realtà si basa sono diversi da quelli del proprio gruppo. Scifo
Dal ciclo Sfumature di sentire 2002-2007
Vorremmo tradurre questo sito in inglese con un traduttore neurale: vuoi dare il tuo piccolo contributo?
Solo attraverso gli archetipi permanenti, entro in comunione con l’altro.
Gli archetipi transitori possono invece creare quel codice comune tale, da non farci sentire monadi.
Anbandonati o riconosciuti nel loro limite posso percepirmi meno solo, se mi affido agli archetipi permanente.
Aggiungo un elemento. Gli archetipi transitori sono fondamentali anche nel momento incarnativo, quando la coscienza in conformità con le sue comprensione e non comprensioni, richiama a sé la materia dei vari piani.
Questo richiamare a sé è mediato dagli archetipi transitori. Perché dico questo.
Perché questo spiega per quale motivo la soggettività della realtà vada interpretata a livello sì personale, ma anche inter-soggettivo.
Per cui esiste una possibilità di comunicazione anche se parziale e imperfetta anche su questo pianto.
Per cui non siamo delle semplici monadi, ma delle monadi interconnesse vibratoriamente e queste connessioni vibratorie danno luogo a possibilità di comunicazione.