Medium e sensitivi: l’interesse personale [ms2]

D – Mi sembra quindi di capire che diventi molto importante un discorso di responsabilità nei confronti degli altri; cioè, mentre per quanto riguarda il medium sotto un certo punto di vista queste responsabilità potrebbero anche essere ridotte, in quanto lo strumento – come tu hai detto – è una canna vuota, sembra invece che per il sensitivo, essendo frutto di una sua capacità, ciò dovrebbe comportare un maggiore senso di responsabilità.

Questo maggiore senso di responsabilità mi sembra che dovrebbe essere contornato, in qualche modo, da qualità morali ben particolari da parte del sensitivo; cioè non riesco a immaginare un sensitivo che sia una persona… che so… estremamente egoista, che pensa solo a se stesso, ma l’immagino come una persona di spiccata sensibilità, una persona in grado di saper ascoltare gli altri. O sbaglio? (Robert) 

Mais guarda, io sarei abbastanza d’accordo con quello che hai detto tu fino a questo punto, però c’è qualcosa su cui non sono totalmente d’accordo: il discorso della responsabilità, ad esempio.

Non è affatto vero che vi è più responsabilità del sensitivo e, teoricamente, meno responsabilità del medium; in realtà le responsabilità esistono in tutti e due i casi perché vi è anche il momento dopo il fenomeno; ed è in quel momento che le responsabilità del medium diventano forse più grandi, più importanti di quelle del sensitivo.

Perché il sensitivo, finito magari il momento, finito di farsi pagare per la sua prestazione – come succede il più delle volte, vuoi in soldi, vuoi in natura, vuoi in gratificazione – poi la persona, il «cliente» con cui è in contatto, molto spesso non lo incontrerà più, quindi la sua responsabilità resta soltanto una cosa sua, non più nei confronti degli altri, dopo l’esperienza.

Mentre invece, per quello che riguarda il medium, la sua responsabilità è continua, perché certamente è una canna vuota attraverso cui passa la vibrazione di queste entità di evoluzione più o meno grande per manifestarsi a esseri viventi, mais egli stesso diventa poi … come si può dire … un esempio osservato dagli altri, e quindi il suo comportamento, il suo modo di essere si può riflettere su ciò che attraverso lui accade.

Quindi se non è onesto, se non è umile, se non è sincero, se non è disponibile, se non si dimostra insomma in qualche modo uno strumento adatto per lasciar passare quelle vibrazioni superiori, allora il danno [che può provocare] è ancora più allargato di quello che può fare il sensitivo con una, due o tre persone.

Voi sapete che le parole di un eventuale Maestro [veicolate da quel medium] poi non si fermano al gruppo a cui il Maestro si rivolge, ma vanno là dove sono aspettate, cioè a tutte le persone che cercano la strada; quindi hanno un’influenza che si allarga un po’ alla volta a macchia d’olio all’intorno dell’ambiente vicino a queste parole, no? 

Il sensitivo che si fa pagare

Il nostro amico A. a volte dice: «Io capisco il sensitivo che, per vivere, si fa pagare; magari non tantissimo ma in parte si fa pagare perché, in fondo, anche il sensitivo deve vivere».
«E allora, diciamo noi, fatevi pagare perché parlate, fatevi pagare perché mangiate, fatevi pagare perché osservate, fatevi pagare perché ascoltate, fatevi pagare perché vivete. Cosa c’è di diverso?».
Il sensitivo usa, in fondo, dei sensi come gli altri, che ognuno di voi possiede, e non si possono far pagare le altre persone perché si mettono in moto le proprie capacità. 

Nel momento stesso in cui voi osservate un sensitivo che si fa pagare, bien, in quel momento state pur certi che le sue capacità, se pure le possedeva in partenza, vengono attutite, smorzate dal fatto che si faccia pagare, perché farsi pagare vuol dire non rendersi conto del dono che si possiede, che quel dono non appartiene veramente a lui ma gli è stato dato per essere al servizio degli altri, e allora nasce una vibrazione contraria che scompiglia il dono e rende difficili le possibilità di mettere in moto i meccanismi che fanno agire il dono. 

Il medium che approfitta

Naturalmente lo stesso discorso vale per quello che concerne il medium: perché delle entità con un certo tipo di vibrazioni possano venire a parlare, è necessario che trovino persone con quel tipo di vibrazione, altrimenti  come abbiamo sempre detto fin dall’inizio  le vibrazioni … che so io … di un Gesù Cristo in chiunque di voi che facesse da tramite provocherebbero un tale scompiglio che voi ne uscireste fuori di mente, certamente; quindi vi è necessità che vi sia una certa risonanza tra le vibrazioni del medium e le vibrazioni delle entità che partecipano

E state pur certi, ancora, che nel momento in cui un medium si mettesse a usare le parole delle «voci» o quanto le voci fanno o dicono attraverso lui, per ottenere effetti personali – anche soltanto tesi a diventare una prima donna e diventare qualcuno che ottiene dei benefici, delle gratificazioni dall’intervento delle Guide – da quel momento in poi le Guide non interverrebbero più. 

Questa è forse una delle grosse differenze tra sensitività e medianità. Il sensitivo, malgrado il suo comportamento, potrà avere dei momenti in cui certe vibrazioni particolari gli permetteranno ancora di mettere in atto le sue doti; ma il medium, nel momento in cui si comporta in modo non adeguato a ciò che attraverso lui può venire, in quel momento creerà un campo di vibrazioni tale per cui le entità che solitamente si presentano non si presenteranno più.

Voi direte: «Mais allora, se guardiamo il passato, la storia della medianità, vi erano dei medium che c’era veramente da stare allegri, perché ne combinavano proprio di tutti i colori!». 

Bien, io vi dico: «Buona parte di quelle persone, se non la quasi totalità, non erano veramente medium ma erano dei sensitivi». Direte che ci sono stati dei casi in cui medium provati, attraverso cui venivano entità importanti, e così via, di punto in bianco si sono messi a guardare più ai loro interessi che a tenere una vita spirituale consona a quello che loro stava succedendo, eppure le sedute sono continuate e questi grandi spiriti hanno continuato a venire.

Bien, vi dico io, non è vero questo; voi «credete» che siano continuati a venire, ma in realtà erano drammatizzazioni, quando addirittura erano falsificazioni da parte del medium in quanto il suo inconscio aveva in parte assorbito quello che veniva come eloquio, come personalità dalle entità che si presentavano e lo riproponeva a modo suo.

Ve ne accorgereste poi, guardando nel tempo, le parole che vengono dette, che diventano ripetitive, senza più slanci, senza niente di nuovo, senza che un insegnamento prenda nuovi corsi, nuove direttive, nuove conoscenze; guardando le contraddizioni che così spesso, poi, si incontrano, a un certo punto, in questi casi. Margeri 


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