Questo è il diciassettesimo anno dei nostri interventi presso di voi e, per un momento, oggi avete dato l’impressione che veramente il 17 sia un numero sfortunato (così come nelle vostre tradizioni) in quanto, nel corso di quella poco più di mezz’ora di discussione, avete dimostrato – chi più, chi meno – di avere veramente tante idee, tutte però molto confuse.
È quasi come se questi diciassette anni non vi avessero insegnato alla fin fine poi molto. In compenso, abbiamo scoperto che tra di voi vi sono molti che hanno quello che in linguaggio moderno potrebbe venir definito “il trip del Maestro”!
Ma veniamo per prima cosa alla domanda che avevo messo lì per voi e sulla quale ho notato che avete tutti meditato molto durante l’estate: “Chi è….”. Com’era la domanda?
D – (Risposte varie: Il Dna., Sulla genetica,…)
Figuratevi che non siete neppure d’accordo su quale era la domanda!
“Chi è che decide?”
E se io dicessi che non decide nessuno, voi cosa trovereste da obiettare e perché?
D – Fa parte di una legge, forse. Seguiamo “la Legge”.
No, no, no.
D – Che “nessuno” non esiste.
Nuova teoria!
D – Una questione karmica.
Neppure. E’ una risposta logica la mia, non è una risposta balzana, come a volte trovo per stimolare il vostro interesse o per smuovere le vostre facoltà mentali.
D – Forse una conseguenza dell’evoluzione che hai.
Neppure.
D – Nessuno decide, forse, perché la realtà è quella che è. Noi pensiamo, dal punto di vista umano, che ci sia qualcosa che decide, ma in effetti la realtà è quella che è.
Come avete detto, tutti concordi, il corpo akasico non decide; e abbiamo visto, in base a quanto abbiamo detto parlando del corpo akasico dell’individualità, che effettivamente il corpo akasico non ha altra funzione che quella di fornire degli stimoli per far sì che un po’ alla volta la coscienza si allarghi, il sentire si allarghi, e l’individualità arrivi un po’ alla volta a riconoscere la propria verità e, quindi, a fondersi di nuovo con l’Assoluto. Quindi su questo siamo d’accordo.
E allora, siccome avevate deciso che il corpo akasico non poteva decidere, chiaramente dovevate andare un po’ più su. E quale è la prima cosa che viene in mente a tutti voi allorché si dice “qualcosa più su del corpo akasico”?
Ecco: la Scintilla. In realtà, dovevate andare ancora più su, creature: ricordatevi che siete nell’illusione, che tutto ciò che vivete, o pensate di vivere, in realtà è soltanto un sogno, sotto un certo punto di vista; che voi non siete staccati dall’Assoluto ma fate parte del disegno che Egli ha intessuto, in cui tutti voi siete dei punti ricamati, messi in bella mostra.
Allora, voi direte: “Non è la Scintilla che decide, ma l’Assoluto”, no?
E invece no, creature, non va bene neppure questo. In realtà l’Assoluto non può decidere, l’Assoluto non decide: l’Assoluto E’. E all’interno di qualcosa che E’, immutabile, perfetto, per sempre, non vi può essere scelta, non vi può essere quindi decisione, vi può essere soltanto già la presenza di tutto ciò che LUI E’. Vi sembra chiaro questo?
Era un po’ una domanda-trabocchetto e anche un po’ difficile; su questo ne posso convenire. Anche perché ritorno a parlare di quell’Assoluto da cui ci siamo discostati nell’insegnamento tempo fa, in quanto avevamo detto che non eravate ancora pronti, ma è forse un modo per ribadire certi concetti e cercare ancora di tenere presenti i punti fondamentali, che sono quelli di arrivare, un po’ alla volta, a comprendere come tutto poi, alla fin fine, debba necessariamente, assolutamente, per forza di cose, ricondursi a Lui.
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Il libero arbitrio, creature. Che argomento difficile!
In tutti questi anni è stato un po’ il canovaccio su cui vi siete e ci siamo dibattuti per cercare di comprendere le cose, ed è un punto che non riuscite ad afferrare compiutamente, un punto essenziale: voi continuate a parlare (quasi sempre e quasi tutti, se non tutti) di libero arbitrio riferendo questo ipotetico libero arbitrio alla vostra vita come individui incarnati, ma il libero arbitrio non si esplica sul piano fisico!
In realtà voi, all’interno del piano fisico, nelle azioni che fate, non avete libero arbitrio perché in nessuna azione siete privi di influenze, siete privi di stimoli provenienti da altre parti.
D’accordo? Quindi il libero arbitrio non si può assolutamente pensare che sia qualcosa appartenente al piano fisico.
Ciò che voi fate, le scelte che “apparentemente” pensate di fare liberamente, invece, nella totalità dei casi, sono fatte sotto la spinta – come minimo – di vostri bisogni, di vostre necessità evolutive e, quindi, non sono più completamente, assolutamente libere.
Non esiste perciò sul piano fisico un libero arbitrio assoluto.
Passiamo sul piano astrale: si può dire esattamente la stessa cosa, in quanto tutto ciò che compite, desiderate e via dicendo è condizionato (così come per quello che riguarda il piano mentale) dagli impulsi che provengono dal corpo akasico; quindi non vi può essere, in realtà, un libero arbitrio assoluto.
Se poi continuate questo cammino a ritroso, vi rendete conto che il libero arbitrio assoluto non può esistere che quando fate parte dell’Assoluto, in quanto tutto, come dicevamo prima, esiste in Lui e, quindi, anche l’ipotetica possibilità di scelta esiste nell’Assoluto.
La differenza però è che nell’Assoluto esistono “tutte” le scelte, quindi non è che vi sia un libero arbitrio assoluto in quanto colui che si fonde nell’Assoluto può scegliere, ma semplicemente perché ha già fatto tutte le scelte possibili e immaginabili e, quindi, è assolutamente libero. Riuscite ad afferrare questo? Non è molto facile.
Esiste però un libero arbitrio relativo che è quello che possiede l’individuo, l’individualità, allorché vive le esperienze nel corso delle sue esistenze, e questo libero arbitrio è qualcosa che si lega, allora, a quel libero arbitrio di cui parlavate voi, che è un libero arbitrio però – ripeto – relativo, e consiste non tanto nello scegliere le azioni che la persona compie, quanto “nel modo” in cui vive queste sue azioni, nel modo in cui cioè queste azioni si riflettono nel suo interno ed egli riesce ad accettarle, assecondarle oppure a rifiutarle, a contestarle, a combatterle.
È quindi un libero arbitrio molto relativo, che ha soltanto la semplice funzione di aiutare l’individuo a muoversi all’interno di se stesso, in modo da smuovere tutti quegli stimoli, quegli impulsi, quelle pulsioni, quelle addizioni di sentire che servono poi al corpo akasico per ampliare la propria coscienza e, quindi, aiutarlo ancora ad andare avanti, a fare il solito cammino di cui tanto abbiamo parlato. È forse un po’ più chiaro, oppure ho confuso ancora di più le idee? Qualcosa da chiedere su questo?
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Credo che potremmo paragonare il libero arbitrio relativo con il “conosci te stesso”: consapevolezza sulla realtà, in quanto rappresentazione, che accade e che porta accogliere ogni fatto come un piccolo passo nel nostro cammino. La consapevolezza, come del resto il libero arbitrio relativo, non sono “scorciatoie” per l’Assoluto, bensì cambiano radicalmente il modo di vivere delle scene essenziali ai nostri apprendimenti, con conseguenze importanti, per esempio un minor tasso di dolore nel viverle.
Grazie.
Libero arbitrio come modo in cui vivere le azioni.
Ma questo modo non riguarda chi ha già un certo tipo di evoluzione e conosce sufficientemente se stesso?
Chi è alle prime incarnazioni ha gli strumenti psichici e un sentire sufficiente dovuti alle esperienze e al compreso, per poter essere libero di leggere un’azione in un modo piuttosto che in un altro?
Il libero arbitrio è la capacità di essere consapevoli delle proprie scelte
Il libero arbitrio è un’illusione e una realtà al tempo stesso. Così lo vedo. Tutto e niente coincidenti.
Quindi la libertà del soggetto attiene a come reagire alle scene della vita: accettarle, assecondarle oppure rifiutarle, contestarle, combatterle.
Grazie.
“l’Assoluto è” . grazie.
“il libero arbitrio consiste non tanto nello scegliere le azioni che la persona compie, quanto “nel modo” in cui vive queste sue azioni,”.
In questa affermazione, trovo la sintesi di un processo di comprensioni.
Ci sono momenti, nella vita, che tutto sembra pesantissimo, difficile, doloroso, poi le stesse cose, con una disposizione diversa, perdono il loro carico di sofferenza e sono semplici fatti che si affrontano e che non lasciano particolari strascichi.
Certo, si e’ meno identificati, questo permette anche di essere meno coinvolti emotivamente e affrontare con maggior chiarezza la situazione e non si e’ in balia dei condizionamenti.
Questa diversa disposizione, che mi permetteva di vivere in maniera completamente diversa, situazioni anche molto simili, l’ho sempre colta e, mi sono spesso chiesta perche’ accadesse.
Non ero consapevole che i fatti di per se’ sono neutrali e che quel carico di dolore o di eccitazione, ero io ad attribuirglielo.
Comprendere questo, forse, mi permette ora di essere meno soggetta ai condizionamenti della mente e delle emozioni.