Fratello mio, questa volta mi rivolgo a te non per portare una mia solita lamentosa preghiera, ma per dirti che sono felice. Già, io, Federico, oggi sono felice ma non riesco a comprendere la ragione di questa felicità.
Infatti non vi è nulla di diverso, non è accaduto nulla che possa avere alimentato questo stato che mi fa sentire così felice.
Immagino che la felicità possa essere definita come una condizione interiore che ti accompagna nel quotidiano, nelle azioni più comuni le quali magari, in altri momenti, venivano fatte in malo modo mentre, quando uno si sente felice, vengono fatte con gioia.
Ecco, questo mi dà un po’ da pensare e ti chiedo, sicuro della tua infinita pazienza, di cercare di spiegarmi che cos’è questa felicità che oggi mi fa sentire così radioso, mi fa vedere tutto così bello, tutto così allegro. Federico
Un momento, un momento, non rispondete, perché, a questo punto, siamo tutti in coda all’amico Federico per fare anche noi delle domande, che poi portano tutte alla stessa domanda, alla fin fine: cos’è la felicità?
Eh sì, perché tutti noi abbiamo cercato la felicità: in fondo, cercare la felicità sembra un po’ l’obiettivo di tutta l’esistenza, della vita di ognuno di noi.
Io, per esempio, ho cercato la felicità nel tentativo di essere libera e per questo non mi legavo con nessuno, non mi lasciavo comandare da nessuno, ero sempre ribelle, prepotente, qualche volta maliziosetta, un po’ ladruncola; tutto per mantenere questa libertà che vedevo come un miraggio davanti a me.
Però poi, alla fin fine, continuavo a cercare la felicità, quindi vuol dire che quello che io pensavo potesse darmela non me la dava; e allora anch’io, come Federico, non posso far altro che chiedere: cos’è poi, in fondo, la felicità? Zifed
Io ho pensato che la felicità potesse derivare dall’appagamento della mente, e così, nel corso della mia vita ho fatto in modo da dare continuamente cibo alla mia mente, che desiderava trovare questa condizione che anelava ma che, tuttavia, non le apparteneva.
Ma, malgrado avessi la possibilità di poter in continuazione fornire nuovi elementi alla mia analisi, alla mia ricerca di comprensione, allorché sono morto, sono morto infelice. Allora, fratelli miei, cos’è… cos’è la felicità? Andrea
Dal canto mio ho cercato la felicità in molte direzioni e, per un lungo periodo di tempo, ho pensato che la felicità fosse legata principalmente ai rapporti d’amore con le altre persone… anche se all’epoca, forse, la mia concezione di “rapporto d’amore” era alquanto esageratamente frammista alla sessualità.
Ecco così che molte persone io ho amato, sperando sempre che l’ultimo amore fosse l’amore finale, quell’amore che finalmente mi avrebbe reso felice; ma non felice per l’accettazione da parte del mondo intorno a me, non felice perché i miei comportamenti magari mi mettevano sulla bocca di tutti (chi mi ammirava, chi mi odiava), ma felice perché amavo ed ero amato.
Ma forse, ahimè, non era veramente amore il mio, o forse quello che io pensavo fosse amore non dà la felicità.
E allora vi chiedo, fratelli, come cercare, come alimentare, come trovare, come afferrare tra le dita la felicità senza che essa sfugga? Billy
Io ho cercato la felicità… sempre, praticamente sempre! Ma la cercavo così come una stupida come in realtà ero, alla fin fine, perché dicevo “Voglio essere felice” ma non sapevo cosa intendevo dire con “essere felice”!
Io sapevo che dovevo vivere, dovevo fare, dovevo agire, sì, cercare di essere allegra, divertirmi, contattare altre persone, gioire magari per un bel quadro, per un bel disegno, quel qualcosa di culturale, di artistico, ma non c’era niente di particolare per cui io potessi dire: “Ecco, quello mi potrebbe dare la felicità”, e così io sono morta senza essere felice.
Io mi chiedo: come è possibile morire felici e cercare la felicità se non si sa che cos’è la felicità? Sembra un grande tormentone che continua a girare per tutte le vite che stiamo facendo, una dopo l’altra, senza trovare una soluzione e poi, magari, immagino che la soluzione sarà lì, semplicissima, facilissima; però, miei cari amici, ditemela… perché io proprio continuo a non vederla!
Ah, ho certamente ancora tante vite davanti! Margeri
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E voi, voi figli, tutti voi figli che ricercate la felicità, e vi disperate, e soffrite, e molte volte sciupate le cose belle che vi capitano e delle quali non sapete far tesoro dentro di voi perché non vi accontentate di ciò che avete…
Facile, figli, sarebbe dirvi che per essere felici basta essere contenti di ciò che si ha, ma non può essere così; non può essere così semplice la risposta, in quanto fa proprio parte della necessità evolutiva dell’individuo il non essere quasi mai contento di ciò che possiede o, quanto meno, il limitare la sua contentezza a un breve periodo per volgersi, poi, ad altre nuove mete, altri nuovi traguardi che gli fanno sembrare l’appagamento avuto fino a poco tempo prima soltanto un punto di passaggio, ormai superato e non più appagante. Moti
Questo, creature, finisce col diventare una sorta di ricerca, senza fine apparente, verso qualcosa che appare chimerico, difficile da trattenere, qualche cosa che però fornisce, indubbiamente, una spinta all’individuo in quanto anche la semplice ricerca della felicità induce l’individuo a porsi domande, a muoversi, ad agire, a interagire con gli altri e, quindi, a fare esperienza, accumulare comprensione e via e via e via, muovendosi sulla scena dell’evoluzione fino ad arrivare all’abbandono della reincarnazione, come diceva la figlia Margeri.
La risposta, apparentemente lontana, è invece talmente semplice che, come tutte le cose semplici e immediate, sfugge all’attenzione di chi osserva.
Il fatto è che – ironia della sorte, ironia del Grande Disegno! – colui che è veramente felice non se ne accorge!
L’individuo veramente felice è colui che riesce ad esprimere se stesso nel suo ambiente, è colui che riesce a manifestare la sua interiorità in modo fluido, senza intoppi, senza blocchi interiori emotivi e di energia, è colui, insomma, che riesce veramente ad essere se stesso; anche se, magari, per poter convivere con gli altri individui, fa sì da mettersi consapevolmente (ed è questa la differenza dal mascherarsi dell’Io) delle maschere per poter appartenere al mondo fisico in cui egli vive.
La felicità quindi, creature, non sta nel possedere ricchezze, non sta nell’aver un bel corpo fisico, non sta nell’avere tanti amori, non sta nell’avere tanti tesori, non sta in nulla di ciò che voi osservate intorno a voi e sul quale, malgrado questo, voi proiettate la vostra ricerca di felicità.
In realtà la felicità la potete trovare soltanto dentro di voi e, allorché la troverete, allorché vi apparterrà in quanto voi finalmente avrete un punto evolutivo tale per cui riuscirete a far fluire spontaneamente e con continuità voi stessi, non vi accorgerete di questa felicità perché essa sarà una condizione permanente, spontanea e semplice. Scifo
Sorelle, fratelli, che cos’è la felicità, vi chiedevate.
La felicità è sentirsi uniti così come siete stati in questa serata, e avere abbandonato tutte quelle barriere che la vostra mente si costruisce giorno dopo giorno, attimo dopo attimo.
La felicità è aver dimenticato, anche se solo per poco tempo, di essere diversi da chi vi sta a fianco. Viola
E poi… e poi… e poi, figlio mio, se tu la felicità, la vera felicità, non riesci ancora a sentirla, a raggiungerla, cosa fare allora, cosa fare per non essere infelice (ché l’infelicità quella sì, ahimè così spesso tu prendi tra le mani e te la tieni a fianco!)?
Cerca di fare, figlio, ciò che così difficilmente fai:
cerca di osservare i tuoi momenti di felicità transitoria e di farli diventare preziosi,
cerca di capitalizzarli dentro di te e di farli diventare dei semi dai quali farne sbocciare molti altri.
Cerca di non dimenticarti di questi semi che in gran quantità l’esistenza invece ti regala,
cerca di tenerli dentro di te e di far sì che essi si uniscano, alla fine, in un concerto meraviglioso che soltanto tu, con la tua sensibilità, ma più che altro con la tua comprensione, puoi veramente riuscire a dirigere. Moti
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Dal dolore alla felicità come stato di Grazia. Le conquiste dell’uomo.
La felicità per me è l’espressione di se mista al risiedere nell’essere..
Non ho mai pensato alla felicità che per me si traduce in quiete. Tanti semini di quiete posso riconoscere nella mia vita ora come allora e ringrazio.
Felicita per me e’ calma.,e’armonia, e.’ proprio quel fluire libero di se’, di cui si parla qui. Quei semi vanno coltivati con cura per diventare strumenti efficaci da riutilizzare nella vita di ogni giorno
Forse da adolescente mi interrogavo sulla felicità, oggi non è una questione aperta.
Questa lettura ha fatto venire in mente un post simile che parlava della ricerca del Paradiso. Entrambi interrogativi che non interpellato, ne indagherò i perché.
La forza evolutiva dell’infelicità la rende una legge dell’evoluzione. Comprendere questo pienamente apre alla felicità autentica come libero fluire di se stesso, della propria energia.
Anche a me come a Nadia mi è tornata in mente la lettura sulla ricerca del paradiso di alcuni giorni fa. .
Riuscire a trovare un sorriso quando ti guardi allo specchio, si troverà poi quella condizione interiore di calma e armonia con tutti gli esseri.
La vera felicità è, per me,
incontrare l’altro,
sentirsi in comunione.
Trovo strepitoso che le Guide abbiano indagato il tema della felicità. Tema che in definitiva penso sia il tema dei temi. Ciò a cui veramente tende il cammino incarnativo dell’uomo.
La felicità non come meta ma come condizione quotidiana, mi pare un po’ la cifra della realizzazione della propria esperienza incarnativa.
Trovo assai avvincente e preziosa la definizione che viene data del libero fluire di sé. Ringrazio tanto.
Con questa lettura si amplia il concetto di felicità come condizione interiore. La felicità, mi sembra di capire, è una condizione vibratoria: si arriva alla felicità senza saperlo, perché si raggiunge la vibrazione unitaria. Il nostro lavoro allora consiste nel rimuovere tutti quei blocchi che ci impediscono il libero vibrare. Per questo coscienza ed Io appartengono ad un unico centro, solo con un lavoro congiunto pur con differenti funzioni si possono rimuovere ostacoli e sciogliere nodi che impediscono il cammino da ego ad Amore.
E’ proprio così: la felicità è il libro fluire di sè.
Questa condizione presuppone però la conoscenza e l’accettazione di sè….lavoro che non finisce mai!
Sottolineo il passaggio in cui quel libero fluire va modulato per poter stare nel mondo…argomento a me caro. Le maschere sono indispensabili.
La consapevolezza del loro utilizzo non ci allontana dalla felicità