Domanda – È un pregio o un difetto il mio bisogno d’affetto?
Il desiderio di ricevere affetto dagli altri è una cosa bella, giusta e fa parte di una delle tante sfumature dell’amore ed è quindi giusto possedere questo desiderio, in quanto certamente, se si ama davvero gli altri, si può anche accettare di essere rifiutati.
Senza dubbio è altrettanto vero che fa più piacere essere contraccambiati nel proprio amore, vero? Quindi, in linea di massima, questo tuo desiderio è giusto e lecito.
I problemi, invece, nascono dalla tua reazione, dal tuo volere a tutti i costi l’affetto, dal tuo quasi sopraffare l’altro perché l’affetto ti venga dato, quasi costringendolo a darti affetto, col risultato che questa imposizione porta l’altra persona per un po’ a cedere a questo tuo bisogno lasciandosi spingere dai suoi impulsi altruistici poi, però, appena subentrano i bisogni personali, allora tende a mettere un freno, e questo cosa comporta?
Comporta un allontanarsi in qualche modo da te per non trovarsi di fronte questa richiesta d’affetto troppo impositiva, e questo naturalmente porta da parte tua una sofferenza, ed ecco che così tu diventi più aggressivo, la tua aggressività, non espressa apertamente, viene avvertita dall’altra persona che, giustamente, la interpreta con il sintomo di una grossa sofferenza da parte tua, però, per lei, i suoi bisogni sono magari urgenti e pressanti e questo porta, inevitabilmente, a porre i tuoi in secondo piano e arrivando ad allontanarsi per non trovarsi in difficoltà.
È una specie di catena che si autoalimenta.
Dovresti imparare ad essere felice per l’affetto che ricevi e a non disperarti per l’affetto che ti sembra apparentemente minore rispetto a quello che ricevevi prima. Moti
D – Viviamo in un’epoca in cui è difficile essere se stessi, si interagisce con tante altre forze che…
Pensa una cosa, figlio, pensa se il Cristo avesse fatto il tuo stesso discorso: certamente non sarebbe finito sulla croce!. È abbastanza facile crearsi un alibi di questo tipo.
Noi vi chiediamo di essere voi stessi perché sappiamo che è difficile riuscirci.
Potete certamente arrivare ad essere voi stessi di fronte al mondo, senza maschere ma, evidentemente, non siete pronti per farlo: se, vostro malgrado, lo faceste vivreste comunque nella sofferenza in quanto non sareste accettati dagli altri e avete ancora troppo bisogno della considerazione degli altri.
Quello che noi vi chiediamo è di di riuscire a essere voi stessi almeno con quelle poche persone che vi amano o che voi pensate che vi amino, perché altrimenti quei rapporti non saranno mai veri e vi porteranno soltanto dell’infelicità.
Cominciare, quindi, da vicino: dalla propria famiglia. Moti
D – Perché ci chiamate figli, se siamo fratelli?
Perché non esiste e non può esistere un rapporto più profondo di quello che c’è tra figli e genitori: anche l’amore più travolgente tra uomo e donna non potrà mai avere la completezza di sensazione e di sensibilità che possiede un buon rapporto tra genitori e figli. E anche perché, solitamente, il rapporto fra genitori e figli viene considerato, per convenzione umana, un amore puro, senza implicazioni sessuali, fisiche, economiche e via dicendo, anche se è soltanto un’idealizzazione questa concezione che, tuttavia, predispone già internamente a un atteggiamento diverso: sentirsi chiamare “figlio” mette in moto all’interno di chi ascolta un un atteggiamento che facilita il contatto, anche perché riporta, psicologicamente, al rapporto col padre e con la madre. Moti
D – Oggi ho pianto per la mia gattina, era speciale, mi ha dato tanto…
Io direi che, forse, è ancora più vero il contrario: certamente tu hai ricevuto molto da questa piccola bestiola, però non quanto lei ha ricevuto da te.
Pensateci un attimo, alla luce dell’insegnamento: voi avete un corpo akasico più o meno ben strutturato, quindi un corpo astrale e mentale di buona costituzione; negli animali, invece, voi lo sapete, il corpo akasico è ancora in via di formazione, quindi possono ricevere molto dall’entità più evoluta che siete voi rispetto a quello che voi potete ricevere da loro.
Queste creature possono insegnarvi ad esercitare la vostra capacità d’amare e di dare affetto, ad essere gentili e pazienti, a preoccuparvi per un altro essere, mentre l’animale che sta accanto all’uomo impara miriadi di cose: impara a moderare la propria aggressività, ad amarla, ad abbandonarsi, indifeso, tra le braccia di una persona, comportamenti che, per l’animale, vanno contro la sua base istintiva e implicano una nuova serie di messaggi che attraversano i suoi corpi e che contribuiscono a lasciare un’impronta, un imprinting, all’interno della sua individualità. Moti
D – Ma si può parlare di karma negli animali?
In senso lato, nel senso vero e proprio no perché non vi è intenzione akasica in quello che l’animale fa. Moti
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Rifletto sulla difficolta’ nella relazione, ad amare, senza aspettarsi che l’altro risponda alle proprie esigenze e bisogni. Quanto, molto spesso, nei legami prevalga un bisogno egoico e non l’amore gratuito. Credo che la maggior parte dei rapporti rimangono in piedi perche’ funzionali ai propri deficit.
Ma forse tutto questo e’ insito nella condizione umana, manifestazione del nostro limite. L’Amore, termine abusato e molto spesso mistificato, quello assoluto, e’ una prerogativa di Dio. Noi, che ne siamo solo una piccola manifestazione possiamo viverlo solo in maniera parziale.
Sull’essere se stessi: è la modalità di far fluire la propria essenza quale espressione della sorgente. Direi che è la modalità di concretizzare e portare agi altri il Divino
Essere se stessi e’ un bisogno di autenticita’ nella relazione, che riguarda piu chi da che chi riceve,
Penso all’esperienza della relazione di coppia e al fatto che più sono riuscita a togliere fardelli, condizionamenti e narrazioni, più è riuscito a fluire amore.
“Dovresti imparare ad essere felice per l’affetto che ricevi e a non disperarti per l’affetto che ti sembra apparentemente minore rispetto a quello che ricevevi prima”
Parole sante!