L’individuo evoluto è l’individuo che vive la propria vita soffrendo per le situazioni difficili che gli si presentano, oppure rallegrandosi ed essendo felice per le situazioni belle, piacevoli che la vita gli porta.
L’individuo evoluto è colui che lavora e dal suo lavoro trae a volte gratificazione, a volte insoddisfazione.
L’individuo evoluto è l’individuo che ha, magari, una famiglia o dei rapporti affettivi, e a volte reagisce con trasporto, a volte invece si lascia andare, e si mostra magari più egoista di quello che ci si potrebbe aspettare.
Insomma, l’individuo evoluto non è altro che un essere umano come tutti gli altri immerso in una esperienza da essere umano, nella quale si presentano tutte le esperienze che anche gli altri esseri umani hanno.
Dove sta però la differenza?
L’individuo evoluto si trova ancora davanti a esperienze dolorose, difficili, ma, pur soffrendo o pur sentendo queste difficoltà, non lascia che queste esperienze lo sovrastino e gli facciano dimenticare le persone che ha intorno, le responsabilità che aveva già prima di affrontare queste esperienze; non lascia, quindi, che queste esperienze dolorose vadano contro a quelli che sono i suoi doveri e i suoi voleri, non lascia che siano esse a guidare la sua vita, ma le accetta come parte della sua vita, da vivere e da risolvere se soltanto è possibile.
L’individuo evoluto è quello che si reca al lavoro e incontra – come dicevamo prima – le difficoltà, le gratificazioni o le insoddisfazioni che può incontrare qualunque persona in ambiente lavorativo e che, purtuttavia, non è recalcitrante a fare ciò che sa che deve fare, perché si rende conto che se ogni persona facesse per la società, in campo lavorativo, quello che dovrebbe fare, onestamente, sinceramente, cercando di fare del proprio meglio, senza cercare di calpestare gli altri e via dicendo, tante cose potrebbero cambiare nella società stessa.
L’individuo evoluto è quello che si rapporta con le persone con cui ha un rapporto affettivo, riuscendo a dare a queste persone ciò che sente che esse abbisognano di avere.
Il che vuol dire, saper essere dolci quando è il momento, saper essere duri in altri momenti, sapersi magari dimostrare egoisti al fine di far comprendere una parte dell’egoismo altrui, attraverso lo specchio di se stesso.
E, questo, è forse il compito più difficile che l’individuo evoluto possa assumersi, in quanto essere esempio, maestro per gli altri, non è mai una cosa da prendersi alla leggera.
L’individuo evoluto, quindi, non è necessariamente, come qualcuno può immaginare, l’individuo carismatico, il Cristo, l’illuminato che chiunque lo osserva può dire: «Costui è all’ultima incarnazione».
Se così fosse, creature, quante persone che vedete intorno a voi potrebbero mai essere veramente all’ultima incarnazione? Scifo
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Leggendo mi è venuto in mente il canto “Se”. Grazie.
Buono a sapersi ma a nulla mi giova sapere se io o altri siamo più o meno evoluti. Non mi devo affliggere se osservo che i miei comportamenti non sono da evoluto e viceversa. Per quanto riguarda gli altri poi non è affar mio misurarne l’evoluzione. Ecco, forse ci sono arrivato: non serve fare paragoni e prendersi le misure.
Un individuo evoluto é colui che cerca, vive e alimenta la fiducia. Grande insegnamento. Grazie.
È la capacità di stare sul pezzo senza perdere di vista la globalità, la capacità di interpretare il singolo fatto all’interno di una dimensione più grande, l’essere attore e regista allo stesso momento…solo cosi la vita è pienamente vissuta!
Sì potrebbe forse anche dire che l’individuo evoluto è colui che si comporta secondo coscienza perché ode la voce della sua coscienza, ne è in contatto, e la stessa non gli permette più di agire senza tenere conto dell’altro da sé.