Come posso avere una vita migliore di quella che ho?
Questa domanda mi frulla nella testa da tanto tempo ma, malgrado i miei tentativi di cambiare la mia vita per renderla migliore, non ho mai trovato veramente quello che cercavo.
Forse è la mia concezione di “migliore” che non va bene. Credo che ci siano diverse direzioni in cui una vita possa svilupparsi ed essere migliore.
Prima di tutto (ma forse non è davvero questa la priorità giusta) vorrei che fosse migliore almeno dal punto di vista materiale, per attenuare la mia continua corsa al denaro, e costruire qualcosa di tangibile sul piano fisico che mi dia sicurezza, stabilità, che sappia soccorrermi nei momenti di difficoltà economica, che sappia aiutarmi a distrarmi, anche solo per un po’, dalla sofferenza, non solo fisica ma anche morale, che così spesso finisce con l’influire sul mio rapporto con la vita e le mie relazioni con chi mi accompagna nel suo dipanarsi.
Lo so, per essere una persona che si occupa molto di spiritualità, non sembro essere poi così diverso da chi non lo fa, cadendo anche io nella trappola dell’avere, del possedere, del competere per avere una posizione più remunerativa che mi permetta di avere anch’io a mia disposizione quei vantaggi materiali che altri hanno e che la società attuale continuamente propone, in maniera tambureggiante alla stregua di un irrefrenabile mantra, come necessari e addirittura indispensabili alla felicità dell’individuo.
D’altra parte, vivo e sperimento la materia quindi non posso fare a meno di relazionarmi con essa nelle sue varie forme.
E poi c’è la mia vita affettiva ed emotiva, che è una parte sostanziosa del mio muovermi nell’esistenza.
Posso davvero migliorarla e diventare più spontaneo e caloroso nei miei affetti, più disponibile ad andare incontro agli altri e a tendere una mano a chi è in difficoltà?
Io sono quel che sono, con le mie poche comprensioni e le mie molte incomprensioni e riesco difficile riuscire a immaginarmi diverso da come sono, dato che sono il risultato di ciò che ho compreso durante la vita o, addirittura, durante le tante vite che, mi hanno detto, ho già attraversato.
Se mi guardo con occhio spietato mi sembra di non essere cambiato di una virgola nel tempo della mia vita: forse i miei egoismi si sono qua e là attenuati o, forse, sono solamente riuscito a renderli meno evidenti o a ricoprirli di maschere su maschere che finiscono col dissimulare la loro realtà.
Ma tutto questo non ha, comunque, migliorato la qualità della mia vita.
E, infine, c’è il rapporto con me stesso, non quello che di me mostro agli altri, ma la mia personale valutazione di come sono, di come dovrei essere, di come vorrei essere.
Vorrei accettarmi di più, con i miei relativi pregi e i miei evidenti difetti, stare sempre bene in mia compagnia, perdonarmi più facilmente quando commetto degli errori, sentirmi felice di ogni piccola e faticosa conquista raggiunta, ma non riesco a distogliere lo sguardo dalle piccole o grandi meschinità che commetto, né riesco a sciogliere i miei sensi di colpa per tutto ciò che avrei potuto fare e non ho fatto con l’accettazione di me stesso.
E mi accorgo che, allora, mi intestardisco sulle mie posizioni, spesso evidentemente illogiche, preferendo trovare colpe negli altri piuttosto che riconoscere i miei errori.
E mi rendo conto, in quei momenti, che niente di tutto quello che pensavo di aver compreso in tutti questi anni mi dà sollievo e che, anzi, cerco di cancellare ciò che sogno col colpo di spugna delle mie reazioni, col risultato di lacerarmi e di lasciare che questa lacerazione deteriori la mia vita, pur sforzandomi di apparire sereno e privo di tensioni.
Ma è mai possibile, mi chiedo, che i fiumi di parole che ho ascoltato negli anni, che ho apprezzato, che ho amato, che ho cercato di comprendere alla fin fine, in quei momenti, mi scivolino addosso come se non avessero alcun potere, invece di diventare fonte di cambiamento in meglio della mia vita? Fabius
Figlio mio,
rendere la propria vita migliore è la legittima aspirazione di qualsiasi individuo che si trova a sperimentare l’esistenza all’interno del piano fisico: se non ci fosse questa spinta, anelito del raggiungimento di quell’ineffabile appartenenza che l’individuo percepisce sempre, pur non riuscendola a definire in maniera accettabile nella sua mente, l’uomo sarebbe privo di quegli stimoli di base che lo portano sì a commettere errori ma anche a interagire con le vicende che attraversa, ricavando da questa interazione piccole ma importanti briciole di comprensione che, poco alla volta, lo rendono sempre più vicino all’essere completamente consapevole della sua unione con il Tutto.
Tu sei quel che sei, ma non sei un solo tu, bensì un’infinità di tu, sempre diversi attimo dopo attimo, anche se alla tua limitata possibilità di osservazione le piccole variazioni di te stesso che continuamente avvengono dentro di te risultano così spesso talmente lievi da apparirti insignificanti o, addirittura, inesistenti.
Per rendere migliore la tua vita basterebbe che tu attribuissi diversa priorità a quanto stai vivendo.
La tua vita sarà migliore quando il possedere non sarà uno scopo, bensì un mezzo non solo per andare incontro a chi ha meno di te, ma anche per affrontare più serenamente le difficoltà che la vita, di volta in volta ti presenta.
La tua vita sarà migliore
– quando porterai avanti i tuoi rapporti su una base di fiducia, invece che di diffidenza,
– sul tentativo di esprimere te stesso in tutte le tue sfumature interiori, invece che sullo sforzo continuo di difendere a oltranza una tua immagine che è più la proiezione di come tu vuoi apparire al mondo, piuttosto che di come sei veramente, sull’onda del timore di mostrare agli altri le tue fragilità e di correre il rischio di venire ferito.
La tua vita sarà migliore quando non vorrai essere per forza diverso da quello che sei, ma cercherai di essere obiettivo su te stesso per tentare di prendere coscienza di quali sono le direzioni in cui muoverti e gli sforzi che dovrai mettere in atto per trovare una maggiore armonia, un maggiore equilibrio tra ciò che sei, ciò che vorresti essere e ciò che pensi di poter essere.
La tua vita sarà migliore quando ciò che hai appreso in questi anni non si sarà soltanto fermato nella tua mente, ma sarà arrivato a toccare il tuo cuore, sentendolo veramente parte di te.
Ma questo, figlio mio, tutto questo, mio amato figlio non puoi credere che possa essere semplicemente voluto e desiderato perché ti appartenga veramente: esso deve arrivare ad essere sentito dalla tua coscienza.
Questo non significa che la tua vita non possa, comunque, essere migliore.
Guarda quello che hai, e che è molto di più di quello che pensi, e apprezzalo e sii grato delle piccole o grandi cose materiali che sono a tua disposizione, tenendoti pronto ad essere felice se altre cose ti verranno donate.
Guarda gli affetti e le amicizie che ti circondano e gioisci dei momenti di condivisione che ti regalano così come degli attimi di contrasto che puoi incontrare, perché gli istanti di condivisione ti aiutano a non sentirti solo e poco amato e i momenti di conflitto ti spingono a prendere coscienza dei tuoi limiti e del fatto che, in fondo, basta veramente poco per rendere qualsiasi conflitto la spinta a costruire in maniera più aperta e sincera il tuo rapporto con gli altri.
Guarda i doni che ti sono stati dati e che fanno parte della tua costituzione, del tuo carattere, quei doni e quelle qualità che sono tuoi e che ti appartengono molto di più di quanto possa essere davvero tuo un qualsiasi altro bene materiale, e cerca di fare di essi la base della tua vita, non dando preminenza, come invece tendi solitamente a fare, ai tuoi difetti, alle tue mancanze, alle tue meschinità, alle tue rivalse, alle tue ripicche e a tutti quegli aspetti di te che solo apparentemente possono sembrare punti di forza ma che, in realtà, sono elementi di debolezza e di fragilità e, come tali, fonte di errori e di sofferenza.
Se, poi, riesci a trovare un attimo di serenità nella tua lotta all’interno della tua esistenza, cerca di trovare in te la certezza che quanto stai vivendo, per difficile e doloroso possa essere, rappresenta già di per sé la vita migliore che tu possa mai avere, perché è la sola che ti può aiutare veramente a crescere e a ritrovare la via che porta dal tuo Io tormentato, alla serenità dell’estrema consapevolezza di essere un tutt’unico con l’intera Realtà. Moti, 5 febbraio 2013
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Leggere queste parole con il sole di questa primavera anticipata, è pacificante…
“…rappresenta già di per sé la vita migliore che tu possa mai avere, perché è la sola che ti può aiutare veramente a crescere e a ritrovare la via”. Così è, possa entrare ogni giorno di più nel nostro sentire.
Sento queste parole come fondamentali per il mio procedere interiore…specie in questo momento…senso di pace e di conferma
Si, come ha evidenziato Maria, anche io mi sono soffermato su ciò.
Non ne esiste un’altra più corrispondente che possa venire dall’esterno.
” La tua vita sarà migliore quando ciò che hai appreso in questi anni non si sarà soltanto fermato nella tua mente, ma sarà arrivato a toccare il tuo cuore, sentendolo veramente parte di te.”
“Non sei un solo tu, bensì un’infinità di tu, sempre diversi attimi dopo attimo”… Non posso che dire: è proprio così. Quando si prende consapevolezza di questo, la domanda su come migliorare la propria vita passa in secondo piano, direi che perde consistenza. Al momento non saprei cosa può essere migliore di così e non mi pongo il problema, almeno a livello consapevole. Forse nella vita si sono acquisiti alcuni automatismi, per cui si anela al miglioramento senza neanche rendersene conto. La frase che ho citato testé mi ricorda il modello dei fotogrammi del Cerchio Firenze 77, un infinità di tu, attimo dopo attimo, “fotogramma dopo fotogramma”, potremmo dire. Se penso a come percepisco ora il mio essere rispetto al passato, neanche mi riconosco e quelli che vengono vissuti come “cambiamenti”, ma potremmo chiamarli “passaggi”, avvengono da un giorno all’altro, e piano piano, tassello dopo tassello, il quadro si trasforma e si delinea, nel prendere forma.
Cosa c’è da migliorare allora? Anelare al miglioramento in fondo significa impegnarsi nel cambiare il modo di guardare ai fatti, agli eventi, alle persone, per avvicinarsi sempre di più alla Realtà, come bene ci spiega Moti : “ritrovare la via che porta dal tuo Io tormentato, alla serenità dell’estrema consapevolezza di essere un tutt’unico con l’intera Realtà”.
Di fondo siamo quelli di sempre, se penso a me bambina ritrovo le stesse caratteristiche che ora hanno preso consapevolezza. I mutamenti all’interno di una vita non sono così eclatanti. L’essere migliori diventa quindi un semplice cambio di prospettiva, una continua nuova lettura della realtà che giorno dopo giorno, attraverso le esperienze, si svela fino all’ultimo giorno in cui ci distaccheremo dalla materia
“Se vuoi cambiare la tua vita cambiala”
Ma la Vita non è un continuo cambiamento? Non è forse la coscienza che manda gli input che noi fatichiamo a decodificare? Il problema forse, è di comprensione, non di staticità. Se il libero arbitrio è un’illusione, allora veramente cambiare la propria vita non può essere inteso come stravolgere le proprie abitudini, quello semmai potrebbe essere una conseguenza. Il cambiamento è conseguente alle comprensioni acquisite, a quanto cioè riusciamo ad avvicinarci alla realtà della vita.
Non ho una risposta Nati ma forse c’è un po’ dell’uno e un po’ dell’altro..
L’uno interagisce con l’altro perché i confini non sono definiti e fluttuano.
Se ti accorgi che c’è anche un’altra strada che potrebbe portarti dove devi andare puoi decidere di provare anziché prendere la solita.
Scegliere il non conosciuto piuttosto che il conosciuto.
Poi puoi fare un incidente perché in una strada nuova c’è uno stop che non hai visto o trovi al contrario una nuova comprensione che era lí proprio dietro l’angolo.
Grazie Ale!
Straordinaria l’ultima parte.
Ho molto da ringraziare per quello che ho, per gli affetti e le amicizie, per i doni che mi sono stati elargiti. Grazie di cuore alle Guide e a chi ha postato lo scritto perchè settimanalmente non ci fa mai mancare il nutrimento per lo Spirito.