Sorelle, fratelli, vi ho osservati, vi ho guardati, vi ho studiati nell’arco di tempo in cui siamo stati assieme. Ho visto la vostra buona volontà e vi ringrazio per questo, ho visto tutti i vostri sforzi e sono felice per questo. Ho visto in alcuni momenti anche il vostro entusiasmo e ne sono rallegrata.
Ma ho anche visto, sorelle mie, ho anche notato, fratelli miei, come alcune delle catene che vi tengono legati non sono da voi rifiutate bensì amate, cercate e volute, e tutto questo mi ha dato una grande pena, tutto questo mi ha fatto soffrire, figli miei.
Oh, come vorrei potervi comunicare almeno una goccia di quell’Amore che io sento, di quell’Amore che tutto fa veramente dimenticare, di quell’Amore che non fa vedere se uno è favorito dalla sorte, se uno è più fortunato, se uno è più felice, se uno ha più cose che l’altro non ha, se a una persona sembra andare tutto bene.
L’Amore che fa invece nascere dentro il desiderio di far qualcosa per chi è inferiore, sotto qualsiasi aspetto egli lo sia.
Oh, figli, se potessi davvero darvi questa piccola goccia dell’Amore che io sento, e che è ben misera cosa rispetto all’Amore dell’Assoluto, senz’altro qualcosa cambierebbe in ognuno di voi.
Continuate, figli, non fermatevi, non esitate, lasciate che l’invidia, le ipocrisie, la rabbia, la gelosia, l’affermazione di se stessi, l’egoismo, l’egocentrismo, lasciate che queste catene vengano spezzate e corrose con le piccole gocce che tutti noi, ad ogni incontro cerchiamo di inviarvi.
Sorelle, fratelli, ricordate che mai vi abbandoneremo, anche quando il vostro comportamento ci riempie il cuore di tristezza! Viola
Noi vi abbiamo parlato cercando di spiegarvi quello che secondo noi andava mutato nel vostro comportamento, per far sì che esso diventasse utile e portatore di benefici non soltanto a voi, che le nostre parole ascoltate direttamente, ma, attraverso voi, anche a tutte le persone che nel corso delle vostre vite quotidianamente incontrate.
Non vi abbiamo però, in definitiva, detto quali sono le qualità, i pregi, che noi desidereremmo riscontrare in voi, e che, secondo noi, sono il substrato necessario per costruire finalmente quell’insieme di persone che davvero riesca a portare l’insegnamento che noi mettiamo a disposizione di tutti.
Certamente, figli, voi vi aspetterete che noi approfittiamo di questo discorso per chiedervi chissà quale sforzo, per chiedervi di trovare in voi chissà quale entusiasmo, chissà quale qualità nascosta; ebbene, figli, nulla di tutto ciò noi vi chiediamo, ma, secondo noi, v’è una sola dote necessaria per rendere produttivo il nostro intervento tra di voi.
Una dote che, naturalmente, non esclude la presenza di altre doti, ma che, invece, le include e le facilita, le aiuta ad essere trovate, a venire alla luce, perché sono doti che, in realtà, anche se voi non ve ne rendete conto, voi già possedete.
Qual è dunque questo dono, questa dote, questa qualità, figli, che voi dovreste avere?
Basta semplicemente che ognuno di voi, figli nostri, sia sempre pronto a mutare se stesso.
Basta questo, perché essere pronti a mutare se stessi significa avere coscienza dei propri limiti, significa rendersi conto che per quanto si conosca, per quanto si sappia, in realtà, la conoscenza e la sapienza individuale sono limitate e contingenti, e sono soltanto un piccolo frammento di ciò che è possibile conoscere e sapere, cosicché sotto questo punto di vista, la conoscenza e la sapienza non possono portare con sé orgoglio e presunzione, ma sono il terreno fertile per quella grande dote che è l’umiltà.
Essere pronti sempre a mutare se stessi, figli, significa rendersi conto che vi è la possibilità di essere migliori di ciò che si è, e questo vuol dire prendere coscienza degli aspetti non propriamente positivi del proprio agire, del proprio essere, e cercare di mutare questi aspetti nella speranza di ottenere un individuo migliore.
Essere pronti a mutare se stessi, significa restare sempre giovani, anche voi, figli, che già avete raggiunto una certa età, ricordate che questo non significa che voi dobbiate restare sempre fermi sulle vostre posizioni; non significa che voi non possiate essere alla pari con gli altri, se soltanto lo volete; non significa non essere giovani al di là di quello che può voler dire la semplice età cronologica.
Molte volte, il numero degli anni vissuti porta con sé un cristallizzarsi su certe posizioni, un ritenere che ciò che si è vissuto e che si crede di aver capito sia giusto, debba essere per forza condiviso e accettato dagli altri; porta a pensare che i giovani, con il loro impeto, con la loro focosità, con la loro labilità affettiva, a volte, non avendo il substrato dell’esperienza degli anziani non hanno ancora gli strumenti per comprendere veramente la maturità.
Molte volte questa posizione è indice, di per se stessa, di immaturità, perché se fosse vero che l’aver vissuto un certo numero di anni dà maturità e saggezza, attualmente il vostro pianeta non verserebbe nelle condizioni in cui versa; perché, non dimenticatelo, non sono i giovani gli immaturi, quelli che governano il mondo, ma sono gli anziani gli immaturi, coloro che dovrebbero aver acquisito attraverso l’esperienza dei loro anni la maturità, la conoscenza, la tranquillità adatta per poter essere strumento di beneficio per gli altri fratelli non ancora giunti alle loro conquiste.
Non pensate quindi che il vessillo dell’anzianità costituisca dei privilegi particolari sotto questo punto di vista, non pensate che il numero degli anni vissuti possa essere davvero e per forza sinonimo di evoluzione, e voi giovani, d’altra parte, non credete che soltanto perché una persona è anziana, non possa trovare in sé la forza di mutare, non possa avere la spinta, l’impulso a cambiare il proprio modo di essere, a superare un egoismo che appare, a volte, fossilizzato, e ricordate che basta, in realtà, un attimo solo per mutare radicalmente una vita intera, sia che questo mutamento avvenga in tenera età, sia che questo mutamento avvenga quando una persona è già anziana.
Ognuno di voi, figli, indipendentemente dall’età che possiede, ha in sé la capacità e il germe per un rinnovamento che non vuol dire cambiamento incerto, ma raggiungimento di posizioni più avanzate, allargamento di coscienza, di sentire più grande.
Vedete, figli, noi riteniamo che la capacità di saper mutare se stesso e il proprio modo di vita, allorché questo si rende evidente e necessario per riuscire a conseguire un miglioramento, è una dote essenziale all’individuo affinché non cristallizzi su posizioni che a nulla di positivo potrebbero portare, se non a un ristagnare della coscienza e ad uno spreco di anni e anni di un’esistenza.
Se non vi fosse stata questa forza, se non fosse esistito questo impulso a mutare contro la tradizione e anche contro il proprio Io, molti dei grandi Maestri che voi conoscete non sarebbero mai diventati grandi Maestri.
Voi pensate, per restare vicini alla vostra cultura, alle belle parole di San Francesco, che tutti voi conoscete, e che molte volte avete ammirato e, a volte, anche citato, e cercate di immaginare, figli nostri, cosa sarebbe successo a San Francesco se non avesse trovato in sé la forza di mutare se stesso, cambiando completamente la vita che stava conducendo.
Altri esempi di questa forza, di questa forza necessaria a portare un miglioramento, io potrei portarvi, figli; basterebbe parlare del Buddha, il quale ebbe la forza e il coraggio di mutare se stesso ed abbandonare la sua famiglia ed anche i suoi figli alla ricerca di un mutamento interiore, perché si rendeva conto che per quanto amasse la sua famiglia e i suoi figli, se voleva davvero poter fare qualcosa per loro, doveva riuscire a cambiare il suo modo d’essere, abbandonare le mollezze e l’agiatezza in cui viveva, andare tra la gente comune e sofferente e riuscire a comprendere una parte della Verità.
Non intendo dire con questo che dovete abbandonare le vostre famiglie, d’altra parte il Buddha stesso, in realtà, non abbandonò la sua famiglia, ma ebbe sempre contatti con essa, ed anzi alcuni dei suoi figli divennero poi suoi discepoli; vi chiediamo soltanto di trovare sempre in voi la forza di osservare voi stessi, di scorgere gli aspetti che vanno cambiati e non trovare giustificazioni per questi aspetti, ma mutare voi stessi, alla ricerca di un “voi stessi” migliore.
In questo figli, noi vi saremo sempre vicini in ogni attimo, e per questo veniamo tra di voi a porgervi le nostre parole, il nostro amore. Moti
Un giorno un muto incontrò un sordo.
A gesti gli fece capire: “Guarda come sono sfortunato che non riesco a parlare come gli altri!
Beato te che invece non puoi sentire gli altri perché a questo modo hai la possibilità di non essere tediato con richieste e con sciocchezze.
Io invece, sfortunato come sono, non posso tediare gli altri ma sono sempre in condizione di essere tediato”.
Il sordo si allontanò e mentre si allontanava incontrò una persona che era cieca, e incominciò a parlare con lei.
Ad un certo punto le disse: “Guarda io come sono sfortunato, non posso sentire la buona musica, non posso sentire la voce dei miei figli, della mia donna, dei miei amici, e tu invece, guarda che fortuna che hai: puoi ascoltare tutto questo, puoi godere delle vibrazioni, gioire nel sentirti chiamare amore, padre e via dicendo, e in più hai la fortuna di non vedere le brutture che intorno a te succedono.
Eh, sì amico mio, sei veramente fortunato!”.
Il cieco si allontanò a sua volta.
Per la strada incontrò un suo amico.
Questi era una persona completamente sana, normale, e il cieco gli disse: “Amico mio tu sì che sei fortunato, tu hai tutti i tuoi sensi integri, puoi vedere, puoi sentire, puoi parlare, puoi godere la vita, sei completamente immerso nel mondo.
Io, invece, sfortunato, vivo in un mondo completamente buio e per me la vita è una continua ombra”.
L’altra persona lo guardò piangendo e gli disse: “Amico mio, in realtà quanto tu stai dicendo non è per niente vero, sei tu il fortunato, è la persona sorda la fortunata, è la persona muta la fortunata, io sono sommerso da tutto ciò che vedo intorno a me, da tutto ciò che ascolto, da tutto ciò che dico, che sento, invece voi fortunati, avete almeno una parte delle vostre percezioni eliminata, così che certamente avete maggiori possibilità di vedere dentro voi stessi e di comprendere voi stessi.
Se soltanto voi che vi lamentate riusciste a comprendere la possibilità che avete, allora non vi direste sfortunati ma vi rendereste conto che siete più fortunati di altri”. Billy
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“Ogni età ha il germe del rinnovamento”, accolgo l’invito delle Guide ad essere sempre pronta a mutare me stessa, nonostante le frequenti cadute.
L’anziano, come il giovane sia pronto al cambiamento, al superamento del proprio limite. Questo invito a mutare le proprie convinzioni è molto stimolante. Apre al nuovo, ad orizzonti, prima neanche immaginabili. Un viaggio nell’interiore che ci permette di rinnovare la “realtà” del quotidiano, così che essa non sia mai uguale, perché ad ogni comprensione si dischiude una “realtà” un po’ differente in un processo continuo di apprendimento.
Il cambiamento è il cardine del cammino. Che cammino sarebbe se non fosse contemplato il cambiamento! Il paesaggio resterebbe immobile senza offrire spunti di riflessione. La giovinezza sta proprio nella consapevolezza che nulla è statico, tutto è in evoluzione all’ interno di un micro e macro equilibrio.
Proprio stamattina parlavo con mio figlio Emanuele della nostra capacità di cambiare, di controllare le nostre pulsioni, di reggere le frustrazioni. È lui mi detto: ” anche tu mamma puoi cambiare…” da parte mia ho confermato aggiungendo però che a lui sarebbe venuto più facile essendo più giovane e meno costituito. Leggendo questo post forse mi sbagliavo mentre lui aveva visto meglio di me.
L’invito a rimanere giovani è un pungolo, data la tendenza di questo ultimo periodo a “sdraiarsi”… grazie!
Insegnamento le parole di Moti, cardine che deve essere bel oleato per aprire e chiudere la porta nel nostro quotidiano.