Medianità col piattino e scrittura automatica 2 [A141]

A questo punto, vorrei provare ad aiutarvi cercando di farvi comprendere gli elementi che entrano in gioco quando si fanno queste tipo di esperimenti “paranormali”, in modo che possiate avere un’idea di quali sono le meccaniche che possono concorrere a creare e a dar vita a un fenomeno di questo tipo.

Questo sia che si tratti di entità, sia che – cosa forse ancora più interessante, dal mio punto di vista – si tratti invece di una produzione proveniente dalle vostre vibrazioni. Per fare questo dobbiamo pensare un attimo a un concetto che abbiamo affrontato negli anni passati e che riveste un’importanza non indifferente, ovvero l’atmosfera.

L’atmosfera di gruppo

Quando alcune persone si riuniscono per fare una “seduta spiritica” – chiamiamola così anche se non è un termine proprio, attraverso l’uso di un piattino o attraverso quella che viene definita “scrittura automatica” – accade che le atmosfere tipiche di ogni individuo entrino in contatto con quelle delle altre persone del gruppo.

Questo cosa significa? Significa che tutte le vibrazioni di tutte le persone arrivano a mescolarsi tra di loro e questo potete arrivare a comprenderlo facilmente; è come se da 4 atmosfere separate, piccole si arrivasse a creare un’atmosfera unica più ampia che comprende tutti gli individui che le hanno create. Però questo crearsi di un’atmosfera cos’ha al suo interno, cosa smuove, cosa provoca al suo interno, cosa provoca al suo Interno?

Provoca il passaggio di vibrazioni da un individuo all’altro; ma questo significa che allora, all’interno di un’atmosfera di questo tipo, è difficile pensare che quello che una persona pensa, essendo il suo pensiero una vibrazione, non possa influenzare, coinvolgere, contribuire, passare da una persona all’altra.

In definitiva si può dire che la creazione di questa “atmosfera di gruppo” permette alle vibrazioni individuali di circolare all’interno dell’ambiente di questa atmosfera e produce la risonanza con le vibrazioni che sono presenti in tutte le piccole atmosfere individuali che hanno contribuito a formarla; ecco, così, che si forma un circolo di emozioni, di sensazioni, di pensieri…

La forma pensiero e il movimento del piattino

Quanto ho appena detto, se ci fate caso è lo stesso processo che abbiamo individuato per descrivervi come si costituisce una “forma pensiero”, ovvero un agglomerato di vibrazioni che in qualche maniera, attraverso il circolo delle vibrazioni che lo compongono, arriva a influire sul comportamento delle persone che l’hanno creata.

Quando si forma questa atmosfera di gruppo vi è, dunque, la possibilità del costituirsi di un circolo di informazioni tra gli individui, informazioni che possono essere recepite dall’atmosfera comune e, quindi, circolare all’interno di essa.

Il fatto che tutte le persone siano concentrate – più o meno, perché molte volte c’è chi si distrae, chi gli scappa da ridere e le cose non possono essere fatte a lungo in maniera molto seria – si ritiene spesso che porti a indirizzare le energie verso il movimento del piattino che, in effetti, si muove.

Non è proprio così. In realtà sono pochi i casi in cui è veramente il piattino che si muove: nella maggior parte dei casi, il piattino si muove perché indirizzato inconsciamente dall’atmosfera che viene creata dalla forma pensiero che viene creata, per cui tutti, guidati da questa onda vibrazionale, tendono a dare una direzione particolare al piattino attraverso a inconsapevoli e leggere spinte delle dita di tutti, in modo che si muova in una certa direzione, altrimenti senza questo contatto vibrazionale tra tutte le persone il piattino sarebbe sottoposto a tensioni differenti e vagherebbe a zig zag senza dire nulla.

Se non fosse così dovrebbe capitare che il piattino si muoverebbe anche senza le dita posate sopra, anche se, magari, con maggiore difficoltà perché il contatto diretto tra le materie aiuta il passaggio delle vibrazioni. Avvenimento che ben di rado accade.

Se quanto detto è valido per quanto riguarda il movimento del piattino, è altrettanto valido per le frasi e le parole che vengono composte, specialmente se non vi è un vero e proprio intervento di entità e il piattino e mosso soltanto da questa sorta di forma pensiero che è stata creata.

Ecco, dunque, che le idee che circolano, così diverse tra di loro all’interno di questa piccola forma pensiero che è stata creata, tendono a portare le vibrazioni di tutti i componenti a muovere il piattino verso la costituzione di quelle frasi che vengono accettate o recepite o condivise all’interno della forma pensiero, tanto che quasi sempre buona parte dei partecipanti è in grado di completare fin dalla prima lettera le parole che vengono formate.

Allorché vi è una cattiva ricezione dei dati che circolano all’interno dell’ambiente comune (vuoi per distrazione, paura, aspettative contrastanti o quant’altro) il movimento del piattino perde forza o cambia direzione o, come accade di frequente, passa a ripetizione da una lettera all’altra senza riuscire più a trovare la coordinazione nei movimenti e nell’intenzione che portava al movimento più o meno fluido del piattino.

D – Questa forma pensiero che si crea all’interno dell’atmosfera comune deriva dai pensieri inconsci delle persone coinvolte? Come si struttura, come si arriva a strutturarne una unica?

Si struttura attraverso le vibrazioni dell’Io e della persona quindi attraverso le vibrazioni dei corpi inferiori dell’individuo che risuonano in accordo o in disaccordo con le vibrazioni degli altri individui.

D – Quindi è come se fosse un mix delle vibrazioni che i componenti hanno più simili tra di loro.

Sì, una sorta di costituzione di mini-inconscio collettivo, se proprio vogliamo dargli una definizione. Molto spesso, se non proprio quasi sempre, si tratta di spinte inconsce. D’altra parte sapete benissimo anche voi quanta poca reale conoscenza ha di se stesso il vostro Io.

Ovviamente può accadere che, invece, vi sia qualcuno più consapevole che magari cerchi di indirizzare l’andamento della manifestazione sotto la spinta del proprio desiderio, dei propri pensieri, indirizzando con la sua volontà, con il suo desiderio, il pensiero le vibrazioni degli altri partecipanti che concorrono al movimento che viene messo in atto.

D – Ma scusami, tutto questo senza essere particolarmente predisposti?

Sì, tant’è vero che il movimento del piattino è difficile che non venga effettuato in qualunque gruppo che provi a fare questo tipo di esperimento. Quando, invece, il piattino non si muove, accade quasi sempre perché le persone non hanno veramente voglia di partecipare, o sono distratte, o sono spinte da interessi ben diversi da quelli di provare a vedere cosa succede, o di essere curiosi sul movimento del piattino. In queste condizioni l’atmosfera di gruppo non si costituisce in maniera uniforme e, di conseguenza, le vibrazioni che circolano non riescono a venire indirizzate dalla finalità di far muovere il piattino.

D – Scusami, quello che stai proponendo, al di là che può sembrare frustrante da una certa ottica, da un’altra è una miniera d’oro perché cercando di sondare questi movimenti queste assonanze vibratorie che fanno sì da indirizzare un determinato concetto o frase, in qualche maniera dovrebbe essere uno stimolo fondamentale per arricchire gli individui coinvolti…

Sì, è giusto quello che dici: effettivamente è un tipo di esperienza che – come tutti i tipi di esperienza, d’altra parte – può insegnare qualcosa su se stessi, se si ha voglia di imparare; ecco perché ritorniamo alla frase che è stato un cavallo di battaglia di tutti questi anni del Cerchio ovvero, il “perché siete qua”! Questa stessa frase è applicabile anche a un ambito così ristretto come quello di poche persone che provano a fare il piattino. Certamente se vengono poste le domande giuste su quello che si sta facendo, sul perché lo si sta facendo, si può comunque riuscire a scoprire delle cose su se stessi e, probabilmente, anche delle cose che permettono anche di conoscere meglio gli altri partecipanti.

D – L’unica cosa che mi viene in mente è che il fatto che tutti i componenti concorrano a creare questa forma pensiero, questo mini-inconscio collettivo, è vero che da un lato può essere una miniera di informazioni ma dall’altro complica anche le cose proprio perché non è un singolo ma si tratta di un qualcosa che nasce prendendo un po’ dall’uno e un po’ dall’altro.

Certamente la difficoltà, per chi cerca di capire, nasce proprio dal fatto che non è semplice riuscire a riconoscere in quello che sta succedendo la propria parte.

D – Hai detto prima che potrebbe esserci un componente all’interno di questo gruppo, come ipotesi, che abbia il desiderio di manipolare gli altri, ho capito bene?

Più che di manipolare, come si può dire, di far diventare quello che lui desidera importante, giusto e accettato anche dagli altri.

D – Ma sempre inconscia, non razionalizzata.

È quasi sempre inconscia: può esserci qualche caso particolare in cui viene fatto consapevolmente ma qua non si tratta più di esperimenti bensì del tentativo di manipolare effettivamente gli altri, di cercare di “imbrogliare” la buona fede altrui per ricavarne qualche vantaggio. Ma noi stiamo parlando di casi in cui non ci sono queste tendenze macroscopicamente egoistiche.

D – E se fosse un caso del genere, in che maniera si potrebbe provare a capirlo, non è che sia semplice capire le intenzioni, andare in profondità così di se stessi ecco…

In realtà è abbastanza semplice arrivare a rendersene conto, perché un Io, per quanto furbo possa essere, non riesce mai a tirare le cose per le lunghe in maniera logica e non contraddittoria e certamente, prima o poi, troverà altri motivi e occasioni in cui sfogare o soddisfare più proficuamente i suoi desideri; quel tentativo di piccolo plagio fatto sugli altri, finirà col risultargli una soluzione non abbastanza soddisfacente per cui la cosa cadrà, gradatamente, da sola.

Pensa alla difficoltà di convincere gli altri di quelle che sono le tue idee: tu puoi provare a convincere gli altri e, per certi momenti, puoi anche riuscire a convincerli e a portarli lungo la strada che tu vuoi tracciare e seguire, ma mantenere questo convincimento negli altri non è facile; è senz’altro molto più facile allora cercare di ottenere la realizzazione del proprio desiderio agendo su una persona sola, per esempio dal momento che il tentativo di manipolare un gruppo come quello che si forma quando si cerca di fare una sperimentazione di questo tipo, alla fine risulta molto faticoso per il dispiego delle energie impegnate. Scifo

Annali 2008-2017

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Leonardo

Grazie

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